• 1070 Piero Melograni aveva inviato in Jt1;goslav~aesperti civili e militari, col compito di collaborare con il governo di Tito; inoltre, dalla fine del 194 7, si trovava a Belgrado anche il rappresentante sovietico presso l'Ufficio di informazione, Judin. I russ~ accusavano gli jugoslavi di aver posto tutti costoro sotto il controllo dei loro organi di sicurezza. Tito e Kardelj, nelle lettere inviate a Stalin ed a Molotov alla vigilia della risoluzione del Cominform 1 , negarono formalmente di aver ordinato questa sorveglianza, ma in patica cercarono di giustificarsi e quindi riconobbero implicitamente l'addebito, sostenendo che da anni le delegazioni sovietiche reclutavano cittadini jugoslavi .per i loro servizi d'informazione 2 • " La questione• degli specialisti so~ietici rivela fino a qual punto di diffiden-za reciproca e di antagonismo fossero giunte, nel 1948, URSS e Jugoslavia. Senza dubbio tra la fine del 1947 e l'inizio del 1948, motivi di attrito nacquero principalmente intorno alla questione della federazione bulgaro-jugoslava 3 e, come scrive il Fejto, « sorsero altre divergenze su differenti problemi, quali quello della Grecia, della organizzazione militare del blocco orientale, del Piano quinquennale 4 , degli 1 Cfr. Lettere del C.C. del PC/ e lettere del C.C. del PC(b) dell'URSS, Belgrado 1948, pp. 35 e 45 (dalla lettera del PCJ, in data 13 aprile 1948). Queste lettere furono citate per la prima volta dalla risolu·zione del Cominform del giugno 1948. Sulle vicende della loro pubblicazione cfr. F. FEJTo, op. cit., pp. 294 e sgg.; VLADIMIRDEDIJER, Tito contro Mosca, Milano 1953, pp. 300 e sgg.; nonchè l'introduzione alle lettere· nella edizione di Belgrado ~opra citata. 2 « Certe cose non si confessano anche se si fanno>~, ha scritto F. FEJTo, op. cit., p. 297. Del resto lo stesso governo sovietico ammise nel 1956 che la questione degli specialisti inviati nelle democrazie popolari doveva essere riesaminata nel quadro dei nuovi rapporti da instaurare tra gli Stati socialisti. La Dichiarazione del governo sovietico, pubblicata ìl 30 ottobre 1956, si riferiva . testualmente alla necessità « di eliminare qualsiasi possibilità di violazione dei princip1 di. sovranità nazionale,· reciproco vantaggio ed eguaglianza nei rapporti economici. L~applicazione di questi principì deve essere estesa ·anche ai consiglieri [sic]». (« Le vie del socialismo», a. I, 1956, n. 2, p. 6). 3 Sulla questione della federazione bulgaro-jugoslava cfr. F. FEJTo, op. cit., pp. 264 e sgg. e V. DEDIJER,op. cit., pp. 275 e sgg., 284 e sgg., e 299. 4 Il 26 aprile 1947, Tito presentò all'Assemblea di Belgrado il piano quinquennale, con un discorso durante il quale egli non citò mai Stalin e solo una volta, incidentalmente, l'URSS. Cfr. F. FEJTO, op. cit., pp. 220 e sgg. Il piano ideato per soddisfare le aspirazioni autonomistiche jugoslave, sarebbe stato contrastato da Hebrang e Zujovic, i due membri del C.C. jugoslavo che furono espulsi ed arrestati - quando scoppiò il conflitto con Mosca, con la motivazione - tra l'altro - di aver dato informazioni calunniose e inesatte ai sovietici, allo scopo « di impedire l'esecuzione del piano quinquennale ». Cosf la lettera di Tito e Kardelj a Stalin e Molotov, del 13 aprile 1948, cit., pag. 32. Cfr. anche MILENTIJE P0Pov1c, Sfruttamento fra paesi socialisti, E.P.I., 1949, p. 100: « La campagna condotta dopo la risoluzione dell'Ufficio d'informazioni contro il nostro Piano quinquennale (e che in effetti si conduceva segretamente anche . Biblioteça Gino Bianco·
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