Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

\ . Piero Melograni corresponsabilità ·(...) ha un contenuto politico. Esiste perché noi abbiamo accettato, senza· critica, una posizione fondamentalmente falsa circa l'inevitabile inasprimento della lotta di classe con il progresso della società socialista, teoria che era stata enunciata da Stalin e dalla quale derivarono , terribili violazioni della legalità socialista » 1 • Quindi, secondo Togliatti e secondo il PCUS, l'ac:cusa del Cominform, invece di continuare a pesare sui comunisti jugosl3-vi, dovrebbe oggi· costituire per essi ~n vero e proprio titolo d'onore. b) I dirigenti del PCJ erano poi accusati di favorire i contadini ricchi, ritardare la nazionalizzazione della terra· e scivolare « dalla via marxista-leninista sulla via di un partito populista di contadini ricchi (kulak), a proposito della funzione dirigente della classe operaia». In altra parte della risoluzione si diceva invece che il PCJ voleva « liquida-re i contadini ricchi (kulak) come classe·» con provvedimenti affrettati e demagogici, adottati al solo scopo di « mascherare il rifiuto di riconoscere gli errori e di correggerli onestamente » 2 • · Vi era innanzi tutto una ·palese contraddizione tra le due accuse di favorire i kulal{ e ~ello stesso tempo di liquidarli come classe 3 • Ma, a parte tale contraddizione, è certo che, dopo le amare esperienze della collettivizzazione agricola nelle democrazie popolari, il giudizio del Cominform sulla « via » jugoslava in questo settore non fu piu ri1 Cfr. il rapporto di Togliatti al Comitato centrale del PCI, « L'Unità », Roma, 26 giugno 1956. Cfr. anche la risoluzione del C.C. del PCUS, del 2 luglio 1956, pubblicata da « L'Unità », Roma, 4 luglio 1956, in cui si condanna la formula staliniana, e si afferma che essa « servi di ba,se per le piu grossolane violazioni della legalità socialista e per le repressioni di massa ». • 2 _ pi front~ ~le critiche sovietiche,. gli jùgoslavi « contrariam~nte agli altri partiti comun1st1 dell'Est [...] per dunostrare che la base sociale del loro regime non era costituita dai kulaks rurali, procedevano con accanimento alla collettivizzazione, rischiando di crearsi, nel proprio paese, difficoltà marginali». V. FRANCESCFOEJTo, Storia delle democrazie popolari, Firenze 1955, pp . .334-35. Cfr. anche le parole di Tito riferite da K. Z1LLIAcus, Tito of Yugoslavia, London 1952, p. 227. . 3 Cfr. in proposito le osservazioni di Lou1s DALMAS, Le communisme yougoslave, Paris 1950, p. 4. (Il libro del Dalmas è preceduto da un lungo scritto di J. P. SARTREsulla questione jugoslava). Sui problemi dell'agricoltura in Jugoslavia cfr. anche JEAN BABOULÈNE, Le sens de l' édification socialiste, in «Esprit», febbraio 1950, p. 223. Nello stesso numero di « Esprit », in gran parte dedicato alla Jugoslavia, cfr. anche lo scritto di J. M. DoMENACH, Une révolution rencontre le menson ge, cit. in particolare, a p. 189 : « Le double reproche, apparemment contradictoire, pouvait correspondre à une réalité: le régime aurait camouflé ses concessions aux paysans riches derrière des réalisations collectivistes aventurées - operation typique des régimes fascistes. Mais la vision des choses fait apparaitre cette accusation poPJ: ce qu'elle est>>. B~blioeca Gino Bianco ' •

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