Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

Renato, Solmi tale genera e conserva nell~ coscienza dei singoli e delle masse. Se la parabola della decadenza, del progressivo. isolamento e svuotamento dell'individuo privato, è sfociata nelle acque stagnanti e ~el sogno ad occhi aperti della cultura di massa, questa universalizzazione apparente dei contenuti della coscienza, in cui l'individuo funge semplicemente da ricettore passivo, rappresenta evidentemente solo la pseudosoluzione, di cui la democrazia socialista è il termine positivo e l'equivalente reale. Al di fuori di questa prospettiva, è evidente che tutte le riforme possono avere solo il valore di palliativi. Per essere efficaçi, esse dovrebbero riguardare non solo e ·non tanto i contenuti, ma soprattutto le forme della cultura di massa: •ed è ciò, app,unto, a cui tutta l'organizzazione del sistema ~ si ribella. Chi postulasse, per esempio, la separazione degli spettacoli nel · tempo, l'abolizione delle trasmissioni a carattere ciclico, o quella delle improvvisazioni e dei « giuochi di società » ( e in generale di tutte quelle forme atte a ingenerare un interesse morboso e innaturale nel pubblico, a intrattenerlò nella sua passività, a sostituire una pseudostoria e un giro di interessi fittizi alla storia e alla vita reale), potrebbe passare per ingenuo: tanto l'eliminazione di questi «inconvenienti>> urterebbe contro il principio e la finalità intrinseca d·~tutto il sistema. Questo principio e questa finalità non sono però, ed è questo l'equivoco che si tratta di dissolvere, di natura .tecnica: anche se le esigenze tecniche e quelle sociali (di conservazione del sistema e dei rapporti di classe) s'intrecciano a volte cos1 strettamente da non poter essere districate che a grande fati~a. Se si potesse pensare ad una volontà concreta di trasformazione e a un soggetto attivo di questa volontà, una diversa utilizzazione dei mezzi di comunicazione di massa non sarebbe di per se stessa a.ffatto impossibile: e il circolo vizioso che si fa spacciare per necessità si lascia smascherare da una critica spregiudicata. Il criterio fondamentale di questa trasformazione dovrebbe essere quello della separazione fra apparenza e realtà, spettacolo e informazione, divertimento e. cultura: con tutte· le conseguenze che si potrebbero trarne sul piano ,del1'applicazion·e pratica e concreta. Lo spettacolo dovrebbe rjtornare spettacolo e, dove sia privo di valore culturale, essere rapida~ente dimenticato. Continuità temporale e progresso dovrebbero essere riservati alle manifestazioni che si riferiscono alla vita reale, culturale e politica. Ma ciò signiijcherebbe, · in ultima istanza, invertire l'intenzione ultima del mezzo, e farne uno strumento di educazione civile e di elevamento .culturale della collettività. Significherebbe dissolvere il mondo immaginario di falsi impegni e d'interessi fittizi che è la creazione della cultura di massa, dai settimanali illu- , strati alla televisioné alle competizioni sportive a carattere ciclico. Il problema della scelta e della libertà del consumatore ha dato luogo alle proposte, che si è cercato anche · di tradurre in realtà, di moltiplicare i centri di diffusione e d'introdurre la concorrenza anche in questo campo. A .questo proposito dicordiamo nettamente dalle risposte che sono state date Biblioteca Gino Bian~.o

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==