Televisione 1039 È chiaro che una vera e propria trasformazione della cultura di m~ssa, della sua funzione e dei suoi effetti, può aver luogo solo sulla base di un rinnovamento dei rapporti di produzione e della coscienza sociale. La potenza della cultura di massa è direttamente proporzionale al vuoto· esistente nella vita dei singoli, che essa viene in qualche modo a riempir~, in forma apparentemente piu innocua, ma a lungo andare non meno pericolosa dei vecchi miti nazionalistici o irrazionalistici. Questo vuoto è a sua volta in rapporto con l'assenza di una connessione chiara e diretta tra la formazione e lo sviluppo del singolo e lo sviluppo della società nel suo complesso. La cultura di massa è il surrogato di questa coscienza: la falsa .universalità, la comunione puramente passiva, che si sostituisce alla comunione e all'universalità vera. Perché la fata morgana della cultura di massa si dissolva, è necessario che la coscienza del singolo sia immessa in un nuovo rapporto, attivo e cosciente, con l'universale, che la connessione già di fatto esistente fra l'individuo e la società (nazionale e internazionale) diventi esplicita e consapevoie. Ma questo può avvenire soltanto, per ragioni che non è il caso ~i esporre qui, ma che si possono anche dare per presupposte, sulla base di una struttura socialista. È chiaro che, sul suo piano, tutti questi problemi vengono a riproporsi in termini diversi e forse anche piu drastici: ma in essa sono dati i presupposti di una loro impostazione e soluzione adeguata, al di là delle illusioni che il fondamento privatistico della società occiden- ~ si affrettò a tappargli la bocca. Sciorinare in pubblièo tutte le proprie faccende private non è vergogna; ma parlare di un'esigenza comune, questo è inammissibile. A questo dovrebbero riflettere i « liberali » che vedono nella cultura di massa una minaccia alla libertà di pensiero dell' « individuo ». Che oggi l'unica forma possibile di esistenza_ dell'individuo sia quella di prendere coscienza dei ·problemi comuni e di collaborare attivamente alla loro soluzione (come accade, almeno in potenza, nella società socialista), è provato, in qualche modo negativamente, nel carattere sempre piu apparente e illusorio (per non dire addirittura di scherno) che assume l'individualità nel mondo occidentale. Alla meschinità dell'ind1vi<luo reale, come si esplica sul piano pubblico, politico ecc., fa riscontro l'individualità gonfiata e puramente apparente che è una « creazione » della cultura di massa. Ma questa situazione (ampiamente rispecchiata, anche se per lo più senza volerlo, dalla letteratura contemporanea) trascende evidentemente l'ambito particolare della cultura di massa. Una storia della dissoluzione dell'individuo borghese dovrebbe svolgersi contemporaneamente lungo le due direttive (opposte, ma egualmente esemplari) della ·sua espansjone e dissoluzione nella letteratura decadente e della sua negazione nel partito comunista. Oggri i. du~ processi sono giunti in certo qual modo a compimento, ed è già possibile mtravvedere le linee del loro risultato c<;:>mune,o dell'individualità postbo_rghese o soci3:lis~a.Il « nuovo individuo» presuppone, da un lato, l'estremo sviluppo del sohps1smo decadente, e, dall'altro, la fusione a cui è stata sottoposta l'individualità nel processo storico della rivoluzione (una prospettiva che dovrebbe permettere, fra l'altro, d'intendere lo stalinismo nella sua necessità storica). Ma sono considerazioni che andrebbero chiarite e sviluppate in tutt'altro , contesto. · lioteca Gino Bianco
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