Renato Solmi mente popolare, in cui. la r_assegnazione e lo scetticismo nei confronti del corso del mondo si univano a un realismo sovente critico e spregiudi_cato, e, qualche volta, ad aperti fermenti di rivolta; e alla seconda la sua tradizionale autonomia, la sua capacità di rispecchiamento oggettivo della realtà e delle sue contraddizioni, la sua funzione liberatrice e progressiva. La novità della cultura di. massa è che, da un lato, essa fa cadere, almeno in apparenza, la tradizionale scissione nella cultura, ma, dall'altro, distrugg~, in questo superamento, la positività e funzione progressiva di entrambi i ter1nini. La cultura popolare, sempre incanalata e controllata dalle grandi istituzioni mondane e spirituali, e soprattutto dalla Chiesa, viene ora direttamente gestita dall'alto; mentre la cultura vera e propria, in quanto viene inclusa e subordinata al sistema, è tenuta a rispondere democraticamente alle sue esigenze · è ad adeguarsi al livello di esso. Da un lato è abolita la spontaneità o popolarità autentica; dall'altro la tendenza ideologica della cultura. Questa è pres'a poco la situazione già descritta da Adorno e che i recenti sviluppi della tecnica non hanno fatto : che confermare e convalidare. . E' stata posta sovente la questione se la cultura di. massa sia o non sia un'i~eologia. E' stato addirittura affermato che essa, come il nuovo. oppio del popolo o mondo delle apparenze, tiene il posto delle vecchie religioni ccme tranquillante e diversivo nei confronti dei veri interessi e bisogni degli uomini e delle masse 1 • Questi confronti sono suggestivi e possono anche essere accolti nel senso che la cultura di massa, come lo svago e la distrazione elevati, nella loro pura formalità, a strumento universale di controllo (o, come anche si è detto, la pura e semplice riproduzione della realtà come giustificazione di essa), viene effettivamente a supplire, .in questa funzione, alle vecchie religioni e ideologie, largamente depauperate del loro significato. Ma, a parte il fatto che il termine ideologia richiede esso stesso un'accezione e interpretazione storica, e che si può parlare di ideologia, nel senso proprio del termine, solo a. partire dalla decadenza delle religioni tradizionali, e . quindi, gros_somodo, dall'illuminismo e dalla rivoluzione francese, la cultura di massa si può chiamare un'ideologia solo nel suo srgnificato e nella sua implicazione piu lata: come ideologia di un benessere universalmente diffuso, di un accesso di tutti ai beni culturali, cdme ideologia _diquell 'uguaglianza di fronte allo schermo e al televisore di cui è essa stessa l'attuazione e realizzazione pratica. La cultura di massa è, inson:ima, la versione capitalistico1 Altri hanno parlato, a proposito della cultura di massa, di una sorta di fantomatica mitologia, di politeismo redivivo, che succederebbe all'intensità deJia fede soggettiva, senza prenderne peraltro realmente il posto. Ma tutte queste teorizzazioni, proprio in quanto vogliono prendere sul serio il loro oggetto, a differenza, sia dell'industria culturale stessa, che rinuncia volentieri a farlo, che della cultura ufficiale e accademica, ritengono sempre . qualcosa della superficialità fantomatica della realtà che pretendono di descrivere. (Basti ricordare, · fra questi teorici, Gii~ther Anders in Germania e Edgar Morin in Francia). Bibtioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==