Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

Televisione 1035 allo stesso scenario. Anche qui la televisione, unjficando ·in sé le tecniche della radio e del cinema (~'on~ipresenza e contemporaneità della prima, e la riproduzione oggettiva della realtà del secondo), rappresenta la sintesi piu completa e più avanzata. La possibilit~ di raggiungere lo spettatore in qualunque punto (e in particolare nella sua sede privata) e quella di fornirgli la riproduzione di qualunque aspetto della realtà contemporanea, dànno origine, nella loro associazione, a una nuova forma di comunicazione universale e diretta, in cui soggetto attivo è soltanto il mezzo e col~ro che praticamente ne dispongono. In questo senso la cultura di massa rappresenta, per dirla con. Adorno, il nuovo « cielo della cultura ». Questa nuova forma di occupazione, di spettacolo e di cultura, con la contraddizione assoluta che la contraddistingue, è strettamente legata al carattere della democrazia occidentale, e in particolare di quella americana. (Non è qui il caso di discutere la funzione dei mezzi di comunicazione di massa nell'Unione Sovietica e negl~ altri paesi socialisti. Ma, a parte il film - che di tutte queste forme è quella che conserva maggiormente il carattere dello spettacolo - è lecito supporre che radio e televisione svolgano, in questi paesi, una parte ben minore e comunque ben diversa: almeno sotto l'aspetto culturale e ricreativo, se non da quello politico 1 ). La contraddizione della cu_ltura di massa è, insomma, la stessa del capitalismo monopolistico: in essa l'antitesi fra uguaglianza apparente e assoluta ineguaglianza reale, _ il mascheramento 4ell'opposizione, assurge alla sua espressione caratteristica, e trova insieme la sua forma e la sua garanzia. In questo senso si può ben parlare della cultura di massa come della sovrastruttura fondamentale del capitalismo contemporaneo. Proprio nella sua neutralità e formalità, nel suo eclettismo nei confronti dei contenuti, essa adempie a quella funzione di pacificazione e di controllo che è parte integrante e indispensabile al sistema. • Questa neutralità e questo eclettismo, questa - per cos{ dire - passività ideologica, è sempre stata propria, in maggiore o minor misura, della cosiddetta cultura popolare. Ora la cultura di massa rappresenta proprio l'unificazione e la sintesi della vecchia cultura popolare e dell'arte e cultura colta. Essa toglie alla prima la sua spontaneità artigianale, il suo carattere vera1 Sembra di poter dire, comunque, che la cultura di massa, nella sua caratter~stica COJ?-f~siondei cu_ltura e svago, non ha, nella società socialista, quella funzione decisiva e determinante che occupa nel mondo occidentale. Walter Benjamin osservava acutamente, già nel 1927 (e cioè in periodo ancora « prestaliniano ») . c~e il jazz « era stato messo in qualche modo ~ottovetro come un rettile vari~ p1nto e velenoso». Qualcosa di simile si potrebbe dire per il trattamento a cui sono stati sottoposti, nell'Unione Sovietica, gli altri mezzi della cultura di massa. Quanto a quella che si chiama impropriamente « cultura di massa», e che in realtà è cultura degli individui, patrimonio reale delle masse, il suo sviluppo, nel- . la misura in cui è avvenuto, è inversamente proporzionale all'influenza della cultura di massa in senso occidentale. Biblioteca Gino Bianco

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