Telet1isione Purtroppo, ricerche di questo tipo oggi urtano in gravi difficoltà opposte dal top-secret degli istituti coinvolti nella produzione culturale, e finiscono per poter essere realizzate in modo meno che frammentario, oppure interessato. Per esempio la raccolta di dati riguardanti la televisione è stata fatta · in Italia finora da coloro stessi che hanno seminato: cioè dalla Rai, in collaborazione con l'Istituto Doxa. Si può ben dubitare che i son~aggi non servano altro che a un fine di giustificazione e di conferma della « linea culturale » fin qui perseguita. Eppure, non fosse che per la forza bruta dello choc quantitativo, i dati .investigati dovrebbero stimolare la ricerca sociologica seria. I dati Rai depongono se non altro per una forza cosi travolgente di espansione e di attrazione del mezzo televisivo che è· prevedibile che essa, in un tessuto culturale tanto disorganico. e con tali ·lacerazioni come il nostro, lavorerà nel senso di modificazioni molto profonde. Che si sia entrati già in una fase conflittuale con ogni visione precedente della cultura, persino con quell~ violentemente anti-élite, lo mostra anche l'altro fatto di cui non si può ora non tenere conto: anche la concezione della « cultura quantitativa>> (non poi tanto vecchia perché nella coscienza dei movimenti di sinistra risale ai principi del secolo) è stata messa al tappeto dal- · l'imprevedibile innovazione tecnica. Non regge piu neppure nei termini in cui si impose a un Gramsci, tanto le chances furono giocate sulla prospettiva tradizionale della circolazione dello scritto come portatore di ideologia, e fu fatto massimo conto del vecchio costume umano della lettura. Proprio sulla conquista di questo abito mentale, per coloro che ne erano stati fin allora interdetti od esclusi, era stato puntato il w.ande obbiettivo razionale e pedago- . . . g1co 1n gioco. . Ora, questi interdetti dall'informazione e dalla partecipazione alla cultura vengono raggiunti e magnetizzati dalla rete televisiva. Un modesto esempio: soltanto al principio del 1957 la rete televisiva fu es~sa alle Puglie, alla Lucania, alla Calabria, alla Sicilia, a_llaSardegna. Nel giugno di quell'anno, ci informano i dati' Rai, le trasmissioni erano già seguite dal 42% della popolazione adulta, con frequenze varie a seconda delle diverse trasmissioni, ma con una punta normale di mezzo milione di adulti per il telegiornale nella prima edizione della sera, che saliva a oltre un milione il gioved{ e la do- • men1ca. Questo, nei paesi eternati simbolicamente nel nome di Eboli, nei paesi cioè dove hanno corso gli amuleti e i sortilegi, ma non è ancora arrivata una rivendita di giornali, né un cinema, neppure una scuola; dove non esiste alcuna educazione politica. Si può dubitare che almeno in un paese come I l'Itali~, piagata dall'analfabetismo, il fatto che per migliaia e migliaia di adulti e di bambini il primo alfabeto sarà questo visivo, non quello tradizionale della scrittura e lettura, sulla distanza, non inciderà? Ma per quali motivi si pronuncerebbe una divergenza? In altre parole, in che cosa ha origine il conflitto che, per piu segni, è già avvertito? Onestamente, .si tratta soltanto. di una profonda differenza di natura fra due tipi .,,,. Biblioteca Gino Bianco
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