Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

1022 Leo Valiani anni dopo, per l'ammissione ivi contenuta di un certo parallelismo fra Risorgimento e Resistenza, mi sia concesso di aggiungere che, alcune righe dopo, ho esposto e sottolineato anch'io, in quello stesso contesto, la differenza di fondo consistente nel fatto che, sebbene il governo di .Salò poggiasse sulle forze di un esercito d'occupazione straniero, piu ancora dei p·eggìori tirannelli della Restaurazione, esso era stato preceduto però da un ventennio di dittatura fascista poggiante sulle forze indigene dello Stato italiano unitario, ossia sui gruppi dominanti della borghesia italiana, specie di quella post-bellica e sul nazionalismo italiano. Perciò, dicevo alcune pagine prima, nel medesimo volume, il quesito storiografico basilare della Resistenza, al di sotto delle indubbie ispirazioni risorgimentali di molti suoi combattenti, riguarda il problema della rivoluzione sociale (senza paragone piu avanzata di quella che poteva essere o non essere matura nel Risorgimento) di cui era gravida. Ma nell'agitazione politica non si possono fare tanti distinguo. Ivi, il ricorso alla terminologia del « Secondo Risorgimento>>, se non contenuto nei limiti delle doverose celebrazioni e commemorazioni (nelle quali può essere molto efficace: ma è comunque una questione di temperamento oratorio), rischia o serve a far credere, a seconda del punto di vista, che la democrazi3: cristiana, ininterrottamente al governo del paese dalla fine del 1945, rappresenti un regime sostanzialmente non diverso da quello dei liberali che ressero l'Italia dal 1859-61 in avanti, e che le odierne forze di opposizione non abbiano responsabilità maggiori di quelle che pesavano sulla sinistra risorgimentale, dopo la conclusione dell'impresa dei Mille. Pavone mi mette fra i « delusi >>di stampo mazziniano, per queste idee che rettamente attribuisce alla maggior parte di coloro che hanno militato n~l partito d'azione. La delusione suppone l'esistenza di illusioni. Sul conto non dico delle forze che avevano in qualche modo fiancheggiato il fascismo, ma della stessa democrazia aventiniana e del vecchio partito sociàlista, io non mi ero mai fatto mol_teillusioni. Il partito d'azione fece in ogni modo quanto poté, pe~ avçre come alleato il partito socialista ricostituitosi nel 1943. Fu il partito socialista a guardare altrove, per considerazioni che solo recentemente .ha dichiarato illusorie o non piu valide. Che la democrazia cristiana fosse destinata a raccogliere 12 o 13 milioni di voti:, questo a dire il vero npi del partito d'azione non lo prevedevamo durante la Resistenza, né si può dire che gli altri partiti l'abbiano previsto meglio. Ma del peso, delle tendenze e delle ipoteche della democrazia cristiana ci rendemmo conto assai presto, come risulta dal forte discorso che Parri pronunciò nel novembre del 1945, al momento delle diµiissioni del suo governo. Qualche illusione ce l'eravamo fatta sui comunisti, per via dell'eredità di Gramsci di cui erano i depositari naturali, ma solo fino a quando non li vedemmo inneggiare per un verso. alla loro alleanza con la democrazia cristiana (al che si dovette la consegna a questa della direzione del governo, sul finir del 1945), per un altro alla divisione del mond<? in zone d'influenza, voluta e imposta da Stalin ..co~ B~bliotecaGi.noBianco

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