1012 Roberto Guiducci · Come per l'industria, anche per la scienza il problema fondamentale è divenuto qu~llo della pianificazione. L,accento della scelta cade cosf sul piano sociale anziché su quello scientifico particolare. E, per altro verso, la possibilità di costruire una totalità passa dall'intento di ordinare in un insieme unitario i discontinui tentativi screntifìci individuali, all'intento di decidere un piano organico, socialmente prestabilito, dove condurre fino al grado voluto i vari rami scientifici prescelti. Va da sé che il vero problema dell'unità della scienza si traduce oggi in quello dell'unità della società che ·ne possa decidere democraticamente le linee ·di sviluppo. In tipi di società sempre piu altamente specializzati sembra, ormai, che soltanto la determinazione sociale possa riscattare l'alienazione dal lavoro e aprire la via dell'unico lavoro non alienato dell'uomo, che lo faccia egemone · e realizzatore di se stesso: la decisione ~emocratica delle scelte. Al termine di questa strada ognuno sa che si trova la fine del lav~ro esecutivo in quanto tale, la sua strumentazione completa, l'inizio di quella nuova attività dell'uomo integrato che è, appunto, la scienza della· co~duzione sociale complç.ssiva, al tempo ste~so coscienza teoretica delle tecniche, ridotte a servizio. Ma siamo in zone di futuro assai piu rarefatte di quelle attraversate dai razzi contemporanei, cosi poco prodotti autentici dell'uomo che, per chi non sia fra la ristrettissima scpiera di chi li manovra fisicamente e politicamente, è ben difficile distinguerli dai prodotti natur.ali della biologia, da quei meteoriti con i quali vanno a confondersi. Cosi'.cché si potrebbe dire che l'uomo, anziché liberarsi dall'alienazione, sta prolungandola negli spazi cosmici, là dove è ancor piu arduo pensare di realizzare quella integrazione che invano aveva tentata con lo scopo di fare della natura terrestre il proprio « corpo inorganico>>. Dopo oltre quattro secoli di rivoluzione copernicana, l'uomo sta tornando a leggere astrologicamente le sue speranze, le sue angoscie, il suo destino nelle stelle. Scienza e fantascienza. Non si giudichi protestatario· il nostro atteggiamento. Noi, secondo lo spirito con cui Marx elogiava le conquiste dell'industria ottocentesca, ci inchiniamo dinanzi agli incredibili' risultati dell'ingegno scientifico moderno. Ma ci rifiutiamo di credere, con Oppenheimer, che mezzo e fine, scienza e società, unità e scelta, siano giustappo·nibili _in senso complementare. La corrispondenza non si realizza automaticame1:1te,ma può essere soltanto responsabilmente costruita con la ri'soluzione dei conflitti e delle contraddizioni sociali di classe e di casta, attraverso un mezzo che sia fine, una scienza che sia coscienza, un'unità che corrisponda ad una scelta democratica, e perciò oggettivamente totale. . · · · Per questo, ancora, non possiamoj seguire Oppenheimer nella distinzione fra senso comune e ,non comune, basata sulla constatazione che il senso 8jblioteca Gino Bianco •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==