Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

\ 1006 Luciano '14-aenza Allora però dovremmo negare il carattere di classe dominante anche alla classe capitalistica perché è nella natura di ogni classe sociale di entrare in conflitto con le f~rze produttive che essa ha sprigionato, dopo di aver esaurito la propria funzione. E anche del regime capitalistico nel suo complesso si potrebbe dire che il gigantesco sviluppo delle .forze produttive è stato promosso dal modo di produzione (liberismo economico) e non dalla borghesia. Questa separazione astratta dei protagonisti economici del processo produttivo, dal processo medesimo, operata per dare un carattere obiettivo alla forma di produzione e conferirle un'efficacia in· sé indipendente dall'azione degli uomini che l'organizzano, non è molto convincente, anzi sembra elaborata per evitare che la valutazione ·innegabilmente ·positiva suggerita dalla considerazione del progresso tecnico-scientifico raggiunto con la pianificazione, finisca per costituire un titolo di merito in. favore del gruppo dominante che l'ha impost~ con mezzi talora spietati. . Ma poiché la storia non è nascosta nella forza delle cose e, fino ad ·oggi, è stata fatta dalle classi dominanti, ci pare che noli possiamo non legare insieme il modo di produzione e la classe che storicamente l'ha suscitato. Ora, il sistema economico di cui si è fatta e si fa portatrice la burocrazia in quanto classe è appunto lo statalismo economico. Tale sistema sarà superato quando le nuove forze della società civile, maturate dall'interno, provocheranno il rigetto della vecchia forma_ statalistica entro cui si sono sviluppate, per assumere una forma nuova piu rispondente al..grado di sviluppo raggiunto dalla società intera. E non è detto che le convulsioni ai vertiçi siano un segno della crisi imminente. Convulsioni di tale tipo si verificano sia nelle società basate sulla proprietà privata che in quelle basate sulla proprietà di Stato. Possono ess'ere crisi di assestamento, dovute al ricambio tra una classe doininante ·e la sua classe dirigente, ma non crisi di regime.' Queste ultime ripropongono brutalmente il pr~blema del potere sia alla classe dominante che alla classe subalterna, e solamente in tale circostanza si può parlare di contraddizione tra una classe che sino allora si è fatta portatrice di interessi generali,. e le esigenze di sviluppo della società. Quando la burocrazia entrerà in tale fase di contraddizione? La domanda è avanzata da gran tempo negli stessi termini anche per la classe capitalistica. La risposta è anche troppo banaie, 1 essa viene suggerita dalla prassi : qua~do la classe dominata acquisti · coscienza della propria oppres~ione e quando, per . rovesciarla, non faccia ricorso a strumenti inefficaci ed erronei. LILIA NO FAENZA Biblio ACa Gino Bianco

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