Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

1002 Luciano r~aenza Q~ante libertà non sancisce la democrazia borghese? e quante non ne ha sancite quella che ci è qualificata proletaria? Tra l'ideale e la realtà corrono sempre linee di maggior resistenza che .solo la volontà umana organizzata può rovestiare. L'insufficiente o risibile sviluppo delle scuole di campagna rispetto a quelle di città conserva per lungo tempo nel limbo delle platoniche enunciazioni il programm~ dell 'istru- ·zione per tutti. L'elevato dislivello delle retribuzioni può impedire ai - - figli del popolo di abbandonare il paese natio per tarsferirsi nei grandi centri urbani sedi ·di istituti universitari. La necessità: di braccia umane può costringere il contadino a non privarsi di aiuti preziosi proprio quando i suoi figli, terminate le scuole locali, dovrebbero prendere decisioni che li distaccheranno dalla famiglia forse per sempre. Per non parlare delle _moltissimelocalità che per tempo indefinito conserveranno tipi di .scuole che non ril~sciano titoli valevoli per l'accesso ai gradi superiori, e d~lla scala variabile delle èhances offerte da centri uguali per effetto della loro diversa topografia. , Malgrado tali ostacoli, la pos~ibilità di una società senza lacerazioni interne, di una burocrazia che, ·al limite, possa perdere _lesue connotazioni classiste e confondersi nella società civile per adempiervi un legittimo ruolo strumentale, esiste in seno ad uno Stato non capitalistico. L'esistenza delle classi in economia di capita~e non può essere pensata come eterna, ma condizionata storicamente alla durata della proprietà privata e dell'eredità. Parimenti l'esistenza di una burocrazia in .quanto classe, in economia di Stato, può pensarsi unicamente nel quadro della proprietà statale dei beni di produzione e del privilegio della tecnica. E q.uesto ci sembra direttame_nte legato a quella. Ecco perché abbiamo piu# sopra affermato -che la fine dell'egemonia dei burocrati richiede · la trasformazione delle forme di proprietà (o controllo), senza che questa debba significare una involuzione di ~tta la società organizzata. Chi può trasformare la proprietà statale ·e che cosa ·significa tale trasformazione? Qui sta il porro unum che, affrontato e risolto, rende a ·sua volta pensabile non solo, ma concretamente possibile la trasformazione del diritto formale· alla istruzione in un esercizio reale di tale diritto, cioè dà un senso alla conclamata enunciazione dell'istruzione per tutti. Solo la società civile, solo la collettività esclusa dal controllo dell'apparato produttivo e statale della nazione può concepire tale trasformazione. La proprietà statale non è la proprietà di tutti, ma si risolve nella «proprietà» di una frazione. della società contro l'altra frazione, cioè contro _l'enor~e maggioranza della società. La proprietà statale è , Biblioteca Gino Bianco

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