Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

1106 Carlo Meana leaders della Lega dei comunisti jugoslavi si offendono quando noi diciamo loro che essì sono seduti in due sedie » 1 • Non si può rimandare una prima costatazione: la politica della neutralità attiva ha chances se perlomeno uno dei due blocchi è disposto a favorirla. Oggi· Mosca e Pechino non ci credono piu. Allora è naturale -- che dinnanzi a questi nuovi orientamenti le posizioni di Nehru, Nasser e Tito siano destinate a una rapida usura, assumano accenti esortativi, prive come sono di solidi hacking economici e militari. Ma se una relativa· riduzione d'influenza in una situazione cosf rappigliata, sensibile per il momento soltanto al linguaggio delle grandi Cancellerie e della . ' forza, si può mettere nel conto delle cose, fatali, ci si deve nonostante tutto domandare se si è fatto quanto era possibile per ridurre questo declinio nei --limitidi un'eclissi. Ed è forse lecito azzardare una risposta negativa. . Se è vero che il Medio Oriente e i Mari della Cina hanno tenuto quasi completamente la scena di questi ultimi due anni di politica internazionale, era pur facile prevedere in Europa il grande confronto. Alla Jugoslavia spettavano, quindi, còmpiti speciali anche se limitati. Se a. destra e a sinistra l'iniziativa a livello di governo era nei fatti resa sterile dallo schieramento già costituito, n~ndimeno un impone~te movim~nto di opinione pubblica, in larga parte· ispirato dai partiti socialisti e socialdemocratici, ha sostenuto nei maggiori paesi dell'Europa occidentale la richiesta di negoziazioni, neutralità e disarmo nucleare. Due preziosi, potenziali e reciproci alleati non si sono incontrati. Si può anzi ritenere che ai fini del successo degli obiettivi neutralistici della politica estera jugoslava, una piu ~ollecita e oculata scelta di contingenti alleanze nell'Europa ocçidentale avrebb~ assai piu giovato che non l'inconcludente pressione sui governi orientali europei dove, per il momento, i giochi . sono fatti e le tendenze neutraliste non hanno possibilitàà di farsi sentire in modo indipendente dalle direttive soyietiche.. Ancora. La diplomazia di Belgrado ha perso un'altra delicata battuta: il problema tedesco. Mentre quasi ogni partito politico dell'E:uropa occidentale ha saputo tirar fuori dal cassetto un piano qualsiasi sulla Germania, la Jugoslavi_a è andata all'ONU 2 sostenendo genericamente il 1 Cfr. N1KITA KHRUSTc1ov~ op. cit., p. 138. . . 2 Cfr. il discorso di Tito al VII Congresso della LCJ pubblicato da « Les Nouvelles yougoslaves », Paris 9 maggio 1958_,p. 5. Val la pena di notare che il : ministro degli esteri ~oca Popovic parlando il 2 ottobre all'Assemblea generale dell'ONU a New York non ha fatto alcun accenno alla questione tedesca. , ,. . Biblioteca Gino BiancG

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