I 104 Carlo Meana gestione locale, della legge del valore, della lenta gradualità nella col• lettivizzazione nelle campagne, dosati con ammirevole realismo dagli statisti di .Belgrado, sono riusciti in questo caso a permettere una ripresa, superate le sfavorevoli condizioni di partenza, evitando i disastri di una pianificazione per la- pianificazione. Naturalmente la pianificazione (e con essa un'accentrata politica degli investimenti) ha colorato tutto il . rinnovamento economico; un'« opposizione di sua maestà» ha permesso però, le necessarie correzioni in tempo utile. La resipiscenza sovietica del 1955-56, che si tradusse per la LCJ in prestigio e consolidap1ento politi~o all'interno, venne a riconoscere non solo la tenacia e la dignità, ma una situazione di fatto lusinghiera là dove, invece, ci si era attesi un I fiasco. Gli ultimi due anni hanno confermato nell'insieme la validità della direzione seguita per la ·situazione interna. Il VII Congresso di Lubiana ha avuto un carattere interlocutorio: si è tratt~to di migliorare e correggere le scelte precedenti. Per un buon periodo ancora l'economia_ e la politica interna si svilupperanno nell'ambito previsto. L'autorità della LCJ è fuor di discussione; gilasiani da un lato e filosovietici dall'altro hanno margini d'influenza molto ridotti. Non si può pensare seriamente di mettere in imbarazzo la politica di Belgrado con la tesi soltanto negativa della « nuova classe>>o con lo slogan dell'unità indistruttibile del campo sociali~ta. · Sono i progressi realizzati sul fronte interno dopo il 1948 che hanno permesso, di li a qualche anno, i primi accenni di quel disegno di politica estera che ha portato nel 1955-56 un piccolo paese come la· Jugoslavia a posizioni internazionali di primo piano. Ma proprio sullo stesso pi?no oggi s'individuano i primi accenni di una crisi. Da quando l'ordine regna in Ungheria ed è fallito il colpo di mano anglo-francese a Suez, gli schieramenti politici e militari si sono prontamente ripolarizzati nei due blocchi che si fronteggiano nel mondo, e gli ultimi due anni si sono passati a riordinare le schiere, a uniformai-e 11 passo, a fàr quadrato. Osserviamo lo sviluppo parallelo di queste tendenze. Il primo imperativo comune è stato quello di eliminare i reciproci punti deboli, i contrasti interni. Se per l'occidente ciò voleva dire mettere la sordina ai dissensi sul Mercato comune e sulla Zona di libero scambio, accettare una convivenza con la guerra· coloniale di A,lgeria, e sbloccare l' entrave di Cipro; per il blocco sovietico il problema capitale era rappresentato dall'insofferénza dell'Europa orientale. Il calcolo di Mosca non Biblioteca Gino Bianco . '
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