Passato e Presente - anno II - n. 8 - mar.-apr. 1959

• Gestione operaia . 1093 scono continui mutamenti in relazione da una parte alle esigenze di carattere generale, richieste dallo sviluppq economico complessivo,. e . dall'altro alle necessità di miglioramento funzionale che si presentano empiricamente nel corso della sua attuazione. Non è possibile prevedere quindi se e dove l'evoluz~one si arresterà, ma si può fare soltanto il punto della situazione al momento attuale, tenendo presente che le critiche non infrequenti rivolte al sistema oggi vigente sfoceranno ine-- vitabilmente in modifiche piu o meno profonde, a seconda che tendano soltanto ad ovviare a disfunzioni nel suo svolgirpento. pratico o a rivendicare una maggiore libertà di iniz~ativa per gli organi dell'autogestione. Principale tra i problemi controversi- tuttora aperti riman~ quello della disponibilità degli utili dell'impresa. È questo nella problematica della gestione operaia un punto fondamentale non soltanto in quanto rivela uno dei limiti di autonomia delle imprese ma anche e proprio perché tutto il sistema dell'autogestio·ne poggia sul principio di stimolare l'interesse diretto dei lavor~tori alla pro~uzione garantendo loro la partecipazione alla ripartizione degli utili; in conformità inf~tti all'art. 6 del~a legge costituzionale del 13 gennaio 1953 è esplicitamente riconosciuto alle singole organizzazioni economiche il diritto di « disporre autonomamente, una volta adempiuti gli obblighi sociali, del proprio reddito, essendo garantito all'organizzazione un minimo stabilito dalla legge >>, nonché il « diritto dell'organizzazione economica di fissare, nei limiti del proprio reddito, i guadagni dei lavoratori », salvi restando i .minimi salariali stabiliti dalla legge La legge prescrive minutamente la destinazione del reddito lordo dell'impresa, attualmente regolata dal decreto del 15 aprile 1957. Detratte le spese di gestione e le quote di ammortamento, anche queste fissate ·dalla legge per ciascun settore econoinico, gli utili dell'impresa vengono ripartiti in tre quote: la prima rappresenta il contributo alla Federazion.e, .la seconda è devoluta alla Comune· e la terza rimane a disposizione del1'impresa per il fondo salari ed investimenti. Poiché alla Federaziol)e va il 50 per cento degli ,utili, e l'altro 50 per cento è ripartito .tra la · Comune e· l'impresa quest'ultima dispone in definitiva di circa un ·ter~o degli utili; per quanto riguarda quindi la ripartizione dei fondi è soltanto su quest'ultima quota che gli organi dell'ìmpresa esercitano veramen~e la gestione autonoma, operando la destinazione all'uno o all'altro dei due capitoli di spesa. Il fatto che la quota di libera disposizion~ sia. relativamente modesta confermerebbe, secondo i teorici jugoslavi, la ·necessità di far leva su u~ moltiplicato impegno dei lavoratori _ad :accrescere la produttività del lavoro, in quanto la <4uota destinata.. al70 . . Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==