Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Claudio f avone Da parte loro, i delusi del partito d'azione (mai, fors e, come in questo caso l'identità del nome rinvi'a ad· una reale affinità fr a il partito del Risorgimento e quello della Resistenza) hanno il torto di non vedere tutta la originalità, gravida di progresso, delle situazioni sca turite pur dalla rivoluz;ione incompiuta: e finiscono o col far pesare nel giudizio la continuità giuridica piu che. la novità dei fatti 1 , o, come ad esempio fa il Bauer, col rifugiarsi in un ideale di libertà proprio dell'eroismo di pochi, mentre « pei piu non v'è che l'entusiasmo facile di fronte alla co nclusione fatale, ormai evidente » 2 • · I comunisti oscillano, nella loro valutazione dei risultat i della Resistenza, fra il pessimismo implicito nella denuncia di una Italia preda dei gruppi piu retrivi del capitale monopolistico e del clericofascismo 3 , e l'ottimismo ba- · sato sulla convinzione della forza acquistata dal loro par tito, che costituirebbe la irreversibile garanzia di una situazione ricca di po tenzialità progressiva, caratterizzata dai nuovi rapporti di forze già espres si dalla Costituzione. Pietro Secchia ha espresso abbastanza ·chiaramente qu esto duplice atteggiam~nto in un discorso pronunciato a Napoli nel 1954 4 , dove riconosce che sino ad oggi « gli ideali, gli obiettivi, il programma della Resistenza non sono stati realizzati)), e che perciò è legittima una cè rta analogia coll'esito del Risorgimento (e cita il giudizio di Antonio Labrio la su di quello come « rivoluzione democratica non compiuta che lasciò il pae se nella corruttela e nel pericolo permanente))); ma conclude che oggi le fo rze popolari e democratiche sono tali che indietro non è possibile tornare. Togliatti, recensendo la Storia della Resistenza del Battaglia 5 , tornava, dopo ventidue anni, a porsi la domanda della legittimità del nuovo o secondo Risorgimento. La molta strada percorsa dal p artito comunista italiano trova in quello scritto un riscontro quasi pari a qu ello che lo stesso Togliatti ha fornito col suo Discorso su Giolitti. Nel 1953 Togliatti si colloca co? un certo distacco- di fronte all'argomento, ironizzando sui molti ricami e sulle cose belle e lodevoli che intorno ad esso si dicon o, e ponendosi alcune 1 Questa ci sembra sia l'osservazione principale da f are al Valiani per il suo saggio, più volte citato, in Dieci anni dopo. Rivelatori, nel Valiani, gli accostamen~ ~ot?unisti_-g_ari~aldini (sotto l'inse~na de! co raggio unito al possibilismo) e az1on1st1-mazz1n1an1 (sotto quella dell'1ntrans1gen za). · 2 R. BAUER, Non poteva essere altrimenti, vero manifesto della Resistenza tradita (Alla ricerca della libertà, Firenze 1957, pp. 411-20). 3 Anche nelle note redazionali di Trent'anni di vita e di lotte del partito comunista italiano, attribuite a Toglatti, si parla, a p. 209, di « restaurazione . . reaz1onar1a >>. 4 P. SECCHIA, Il significato e il valore delle quattro giornate, in « Cronache me- ridionali ))' I (1954), pp. 669-76. Cfr. anche la conferenza alla Fondazione Gram- sci cit. a nota 7 della p. 851. 5 In « Rinascita », X (1953), pp. 678:.80. Biblioteca Gino Bianco

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