Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Le idee della Resistenza il carattere popolare della Resistenza, che la contraddistingue dal Risorgimento, con la partecipazione dei cattolici 1 • La conclusione politica aperta di tale atteggiamento si poteva leggere su Il Popolo del 26 aprile 1955 che, commentando le manifestazioni per il decimo anniversario della Resistenza, presentava quella come semplice prologo o premessa del secondo Risorgimento, il quale cosf veniva senz'altro a c?incidere con la democrazia cristiana al potere. Del resto, anch~ un liberale, Mario Ferrara, nella stessa occasione celebrativa, scriveva che il 18 aprile del 1948 il popolo italiano « riaffermò la sua fede nella ispirazione. morale e negli ideali .del Risorgimento » 2 • Abbiamo all'inizio di questo scritto ricordato la tesi del Volpe sul fascismo come immissione delle masse nello Stato: mutat,:s mutandi·s, molte delle obiezioni che abbiamo mosse al Volpe potremmo ora ripeterle a queste posizioni cattoliche. E potremmo anche mettere in rilievo che fra i due atteggiamenti non esiste solo una affinità ideologica, ma anche una continuità in re, se è vero che la «pace>> fra Italia e chiesa (cioè, la « immissione dei cattolici nello Stato ») ebbe una sua manifestazione essenziale proprio nella conciliazione fascista, e che la democrazia cristiana, assumendo il carattere di partito di massa, ha fruito, non da sola del resto, anche di certe eredità fasciste. ~ La « dolorosa dilacerazione >>fra cattolici e Stato risorgimentale ehe sarebbe stata sanata dalla Resistenza non può esse~e considerata un fatto occasionale, un sovrapprezzo che sarebbe stato augurabile risparmiare. Il Risorgimento conteneva intrinsecamente, in quanto volto a fare dell'Italia un paese di civiltà moderna, una carica anticattolica che nessun apologeta del cattolicesimo liberale potrà mai, contro l'autorità di Pio IX, nascondere. Altro è caso mai il discorso da fare, e cioè che la classe dirigente liberale non fu capace di foggiare una società e uno Stato cosi civili da non far piu sentire come dilacerazione la tendenziale, corretta, riduzione delle cose di religione nell'ambito del comune diritto di libertà. Pertanto, se la partecipazione dei cattolici, o almeno di parte di essi, alla Resistenza è fenomeno di grande interesse e di s~gn~fìcato s_icuramente P?sitivo, occorre tenere ben distinta la deduzione polit1co--1deolog1cache si pretende trarne 3 • 1 Vedi, ad es., f. SALVI, Valòri morali della Resistenza, in « Civitas ))' cit., pp. 9-14. Cfr. anche G. Ross1N1, op. cit., p. 22 e passim. Un infortunio deve considerarsi quello del Ciasca che, negando con sdegno alla Resistenza la qualifica di primo moto armato popolare nella storia d'Italia, le dona come precedenti i lazzaroni del c::ardinale Ruffo, gli insorgenti aretini del « Viva Maria », e tutti i moti antigiacobini della fine del '700 (Moti di popolo nella storia d'Italia, in « Civitas )), cit., pp. 92-102). 2 M. FERRARA, Il Consolidamento della democrazia, in Il Secondo Risorginzento, cit., p. 451. 3 Uno degli scrittori èattolici già ricordati, lo Scoppola, sembra rendersi conto del semplicismo della formula che pure, almeno in parte, accetta, quando scrive che se. « il caso di coscienza del nostro Risorgimento )) appare oggi sanato, non Biblioteca Gino Bianco

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