' 910 Claudio Pavone nella sua ultima lettera a Fanfani, raccomandava di tenere fuori il partito dallo « storico steccato politico » dell'alternativa guelfo-ghibellina. Due appaiono, ad ogni modo, le tesi principali avanzate da. parte cattolica sul nesso Risorg~mento-Resistenza, cioè sulla posizione della Resistenza nella. storia dell'Italia moderna. L'una si rifà alla definizione del Risorgimento come fatt~ essenzialmente religioso per applicare pari modulo interpretativo alla Resistenza; l'altra accetta molte delle tesi « revisioniste » sul Risorgimento, conducendole ovviamente a conclusioni assai diverse da quelle dei loro primi formulatori. Il Passerin d'Entreves, nel saggio Risorgimento e Resistenza 1 , offre la formulazione piu colta della prima posizione. Egli polemizza contro chii · ha posto in primo piano i motivi sociali, e politici della Resistenza, « che non si voglion certo ignorare, ma si voglion vedere come una materia che non sarebbe stata sollevata e sublimata senza un lievito religioso»: parole caratteristiche di tutti gli spiritualismi, cattolici e no, i quali sempre ri,tengono la vita pol~tica e sociale bisognosa di sollevamenti e sublimazioni, senza i quali rimarrebbe affetta dalla sua originale limitazione o colpa. (e di religiosità scaturente dalla « insu-fficienza dei concetti morali>> parla infatti il Passerin). Storiograficamente, il Passerin porta in primo piano analoga essenza religiosa del Risorgimento, sforzandola fino a farla coincidere, al limite, proprio con il cattolicesimo (la religiosità di Mazzini diventa cos{ << cattolicesimo deviato... e_ secolarizzato >)>. Il .cattolicesimo liberale appare cosi il vero protagonista del Risorgimento; e il suo riemergere, sia pure in forme nuove, il protagonista della Resistenza. Con minor dottrina e sensibilità, il Marazza 2 ha esposto tesi analoghe, accettando senz'altro il « Secondo Risorgimento». « E di nuovo - scrive - come nel primo· Risorgimento, essi [i cattolici] ebbero la fortuna di sentire accanto a sé la presenza fortificante dei loro sacerdoti. La Resistenza fu nella stò,ria d'Itali3:, come era stato nel Risorgimento, ansia di rinnovamento etico prima che azione politica, e questo spiega perché, come 11el primo Risorgimento, di nuovo si dispiegò fervente il patriottismo del clero, e con noi 1 tanti religiosi si fecero congiurati ed il Vaticano stesso, pur conscio delle sue enormi responsa~ilità, scese nella battaglia, mentre il Sommo Pontefice pronunciava contro i nuovi barbari la sua chiara e pesante condanna». Su que- / Grappa e il Carroccio, San Nicola e le Alpi che Iddio pose a termine sacro d'Italia. Della « Chiesa, testimone di tutta la storia d'Italia, dall'Impero di Roma fino ai nostri giorni >> parlava il 12 dicembre dello stesso anno la « Giustizia Sociale», « organo della Democrazia Cristiana, Sezione jonica ». Cattivo gusto provinciale, certo: ma non per questo meno rivelatore. 1 Cfr. nota 9, p. 851. 2 I cattolici e la Resistenza, cit., e La Democrazia Cristiana come forza politica della Resistenza, in « Civitas », cit., pp. 15-29. \ Biblioteca Gino Bianco -
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