Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Claudio Pavone grande riserva della borghesia italiana. Ma va soprattutto ripetuto che il fatto massiccio che caratterizzò il cattolicesimo italiano durante il ventennio fu la « conciliazio11e», con tutto ciò che essa implicava sul piano culturale non meno che su quello politico. Hic Rhodus, hi·c salta: e saltò male Sturzo 1 ; e inciampò anche J emolo 2 • Per i giovani èattolici nati durante il ventennio il cammino verso l'antifascismo se da una parte trovò qualche appoggio nella appartenenza all'unica organizzazione non fascista esistente in Italia, dall'altra fu reso doppiamente difficile dalla necessità di superare il peso non di una, ma di due autorità costituite: la seconda, anzi, piu che di superarla si trattava, per chi voleva restare cattolico, di tentare di interpretarla in una chiave contrastante con . gli atteggiamenti che essa ogni giorno palesemente assumeva. Un giovane studioso cattolico ha recentemente scritto che accanto all'antifascismo politico degli ex popolari si formò nel ventennio, fra i giovani, un « nuovo antifascismo, originale, se cos1può. dirsi», « morale piu che politico», basato su due convinzioni, lentamente mature: la prima, della irriducibilità dei principi cristiani a quelli fascisti (e in questo ir fascismo fu seriamente compromesso dalla politica razzi.sta); la seconda, che « precarie e instabili sono le garanzie offerte alla Chiesa e alla religione da una dittatura, anche se dichiari di voler difendere il patrim.onio religioso d_ellaNazione >> 3 • L'ingresso nella Resistenza di cattolici cosf form~tisi costitu1 indubbiamente uno di qµegli eventi sui quali molte cose sono ancora da scrivere (insufficienti appaiono, ad esempio, alcune ricostruzioni biògrafiche di singole esperienze 4 ): il peso avuto da considerazioni sulla storia d'Italia e sul Risorgimento potrebbe venire allora meglio chiarito. Possiamo tuttavia accennare al fatto che la partecipazione cattolica alla Resistenza non coinvolse solo pochi giovani intellettuali, ma strati molto piu. ampi .di popolazione, soprattutto nelle campagne, e che quindi si legò alla pr~senza .di quei contadini che, come diceva appunto Salvemini, segnarono 1 · Nell'Italia ..., cit., p. 131, Sturzo, difendendo la chiesa dall'accusa di aver approvato teoria e prassi del fascismo, considera i patti del 1929 la conclusione del Risorgimento come processo di unificazione: e le sue •riserve sono nel senso che non per questo deve intendersi che la chiesa abbia voluto sanzionare implicazioni teoriche e leggi del Risorgimento ad essa ostili. 2 Per risolvere la questione romana « occorreva venisse l'Uomo capace di comprendere che il momento era giunto... Nel 1929 quest'Uomo dominava ormai da sette anni la vita italiana, e la sua figura già si levava poderqsa nel cielo d'Europa ... >> (A. C. JEMOLo, La questione romana, Milano 1938, p. 16). · 3 P. ScoPPOLA, Dal neoguelfismo alla democrazia cristiana, Roma 1957, p. 170. 4 Vedi, oltre le già ricordate Autobiografie (fra le quali, quella di U. Alfassio Grimaldi appare la più articolata): A. CARACCioLo, Teresio Olivelli, Brescia 1947, (dove però proprio l'insorgere del momento della libertà rimane insufficientemente chiarito, ·nonostante il richiamo a Mazzini, ma forse anche per questo); Ignazio Vian, il difensore di Boves, testimonianze raccolte da V. E. G1uNTELLA, Roma 1954. Biblioteca Gino Bianco·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==