Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

896 Claudio Pavone zione di Pisacane venne poi a ricordare l'esistenza di un Risorgimento dichiaratamente « eretico >>: Pintor reinti:oduceva la tematica della rivoluzione italiana, del socialismo, della ribellione ai miti borghesi, del marxismo: e nel fallimento pratico di Pisacane e dei mazziniani denunciava pericoli che prov·avano « la l~ro· realtà di fronte all'Italia unita>> 1 • · Nell'ultima, ben nota, lettera al fratello la frase di Pintor « oggi sono riaperte agli italiani tutte· le possibilità del Risorgimento », avrebbe definito il « senso del Risorgimento» proprio di alcuni giovani di quella generazione. Che era un Risorgimento non agiografico, e implicitamente da « rèvisionare n, poiché non potevano, quei giovani presentarsi con l' heri dicebamus dei superstiti della vecchia classe dirigente prefascista 2 • Il successo che ebbe al suo apparire ( 194 3) il libro di Salvatorelli, Pensiero e azione del Risorgimento, si spiega proprio per la spavalderia con cui rompeva lo schema scolastico, attaccando apertamente la monarchia, mostrando che nel 1861 c'erano stati dei vincitori e dei vinti, e personificando quasi nell'« Antirisorgimento >>il «male>> d'Italia, sempre vivo e operante, e che con un piccolo e sollecitatissimo trapasso si identificava senz'altro col fascismo. Se l 'Antirisorgimento di Salva torelli è divenuto poi una categoria di comodo, in quel momento, alla vigilia della resistenza armata, rappresentò, per un certo tipo di cultura giovanile, un ben riconoscibile obiettivo da battere. La guerra fascista del 1940-43, crediamo, non fu mai presentata come « quinta guerra dell'indipendenza». La Corsica, Nizza, Malta non erano tanto sentite, dagli stessi fascisti, nel quadro della tradizione unitaria (niente di paragonabile a Trento e Trieste del 1915), quanto in quello nuovo della espansione imperialista, come mostrava il metterle sullo stesso piano della Savoia, di Tunisi e di Gibuti: e che anche quelle rivendicazioni imperiali fossero poi provinciali, è altro discorso. Molti, la maggioranza f0rse, di coloro che parteciparono poi alla resistenza avevano anche combattuto nella guerra 1940-43 : il senso oscuro dell'ingiustizia di essa e la tensione richiesta dall'adempimento di un astratto. dovere trovarono dopo 1'8 settembre come un atteso compenso nel collaborare a una impresa collettiva che poteva, finalmente, essere compiuta senza ricorso a criteri di doppia verità. Spunti e parole d'ordine risorgimentali, reinterpretati spesso senza un preciso significato politico e culturale, entraron~ allora a far parte dei materiali che la nuova esperi~nza tentava di rifondere in una sintesi 1 Prefazione a C. PISACANE, Saggio sulla rivoluzione, Torino 1942. 2 « Loro [la vecchia classe dirigente] credono ... che il fascismo sia stato nient' altro che un'offesa alla cultura mossa da alcuni insipienti. Per loro, tolti di mezzo gli insipien~i, la cultura rimane intatta e perfetta come prima; per noi invece rimane malata come prima, e sempre in grado di ripetere l'ascesso ... Il fascismo affonda le sue radici nel lontano risorgimento ... »: così U. ALFASsioGRIMALDIi,n una delle Autobiografie c~tate (pp. 78, 73, 54). Biblioteca Gino Bianco·

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