Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

, Claudio Pavone Avrebbe allora espresso giudizi piu equanimi su Mazzini, facendo sue le belle parole di Cattaneo : « reputava vittorie anche i disastri, p·urché si combattesse »; e avrebbe invitato a non limitarsi a ripetere all'infinito i giudizi di Marx ed Engels sui democratici italiani del Risorgimento, i quali, poi, non furono tutti trasformistizzati, che altrimenti fra Garibaldi e -~Mazzini da una parte e Crispi e Nicotera dall'altra non ci sarebbe differenza. Contemporaneamente, Berti avrebbe riaffermato con vigore l'irriducibilità fra democrazia e liberalismo e, a maggior ragione, tra de1:11ocraziae liberalismo italiano, stato nulla piu di un moderatismo e di un cattolicesimo non sanfedista, nato e sviluppatosi come reazione all'illuminismo, alla demo- - . crazia e al socialismo assai piu che come lotta contro l'assolutismo e i residui feudali, e perciò legittimo antecedente del fascismo. La parziale assoluzione che, sul terreno strutturale, il marxismo ·doveva concedere alla borghesia italiana non poteva infatti minin1amente estendersi all'azione e al pensiero politico dei moderati. La rivalutazione dell'illuminismo fu in effetti, ed è ben noto, comune a molti pensatori politici dell'antifascismo; e vogliamo qui ricordare come, quasi contemporaneamente a Bçrti, e pur partendo da altre premesse; Leone Ginzburg, _nel saggio citato all'inizio di questo scritto, spezzasse una intelligente lancia a favore del Settecento, e non per ·ciò che esso anticipa dell'Otto- . cento, ma proprio per ciò che ebbe di peculiare: fu progressivo in Italia, scriveva Ginzburg, quel romanticismo che seppe continuare anche la trad~- zione dell'illuminismo. Gioberti in particolare faceva, sia in Berti che in Ginzburg, le spese di una tale impostazione; ma Berti, preoccupato di salvaguardare da ogni infiltrazione liberale la via democratica al socialismo, si spingeva fino a travolgere anche Gobetti in un giudizio stroncatorio, che fa pendant con quello di Omodeo. Gobetti, • simbolo del disorientamento della gioventù intellettua_le del dopoguerra, aveva avuto, secondo Berti, proprio la assurda pretesa di trovare gli ant_enati del movimento operaio e del comunismo· non .già nella democrazia (di fronte alla quale egli aveva tutti i pregiudizi insegnatigli dalla reazione crociana), ma nel liberalismo: in concreto, nelle vecchie cariatidi (Cavour non escluso) che costituivano la classe dirigente piemontese. « Vedete un po'», commentava Berti; « che antenati Gobetti regalava alla classe operaia! ». Berti, diversamente dal Togliatti 1931, riconosceva la filiazione di GL da Gobetti, e ne traeva motivo di ulteriore condanna per l'autore della Rivoluzione liberale. Errore dei comunisti era stato quello di non sottoporre a critica radicale le idee di Gobetti, limitandosi a cercare di attrarre alla classe opera~a i giovani da quello influenzati: ma un militante della classe operaia può imparare da Gobetti presente che la serie americana della rivista (1° numero: 15 marzo 1940, «anno· I », senza aggiungere « nuova serie») fu pubblicata da Berti per iniziiativa personale, e quindi non ha più carattere ufficiale. Biblioteca Gino Bianc·o·

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