Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Le idee della Resistenza dai comunistì e quella di cui si faceva invece banditore l'antifascismo borghese: « Il partito del proletariato rivoluzionario italiano non è il continuatore di nessun partito storico, ·ma solo del movimento politico del proletariato, dal momento in cui questo è .sorto dalla nuova classe rivoluzionaria »: con il che, tuttavia, insieme alla tradizione dei partiti politici italiani si rischiava anche di espungere dal socialismo ogni tradizione di pensier<;> democratico, pur nei limiti, certo modesti, in cui esso si era manifestato in Italia. La svolta operata dopo il 1933, e sanzionata dal VII congresso della Internazionale ( 1935), è evento di troppo vasta portata nell'intero comunismo mondiale per pot~r essere valutato adeguatamente in questa sede. La necessità di far fronte a Hitler e alla minaccia di guerra che scaturiva dalla sua ascesa al potere spinge l'URSS e i comunisti a uscire dallo splendido isolamento fino ad allora mantenuto. Essi si convincono che, nella lotta contro il fascismo mondiale (la Francia, nel febbraio 1934, era apparsa anch'essa sull'orlo dell'abisso), il proletariato (e l'URSS sul piano diI?l<?- matico) non può « fare da sé », ma ha bisogno di alleanze che, ormai, è i~ grado di sollecitar,e senza tema di restarne inquinato, poiché ha alla sua testa un partito e uno Stato per definizione i!lcorruttibili, quali appunto sono il partito comunista e l'Unione Sovietica. È vero, le tesi sul « fronte unico>> erano state approvate fin dal 1921 dal comitato esecutivo _dell'Internazionale, e nel congresso di Lione del PCI il tema era stato ampiamente sv.iluppato. Ma proprio a Lione si era chiarito che la tattica del fronte unico mirava a unificare il proletariato sulle posizioni comuniste: tanto che essa, come azione politica, veniva definita « manovra >>volta a smascherare i dirigenti di partiti e gruppi sedicenti rivoluzionari, per strappare loro la base, alla quale, quindi, direttamente ci si rivolgeva. Con la tattica dei fronti popolari, inaugurata concretamen_te in Francia, ci si sposta invece su un altro piano: si cerca l'accordo di vertice con partiti e movimenti non comunisti, in quanto tali. È caratteristica, al riguardo, la polemica sulla « unità organica», svoltasi coi socialisti: nel 1932 Grieco spiegava che la tattica del fronte unico consisteva nello stabilire· l'unità di lotta « con qualsivoglia_ organizzazione o gruppo di proletari disposto a battersi per una rivendicazione di classe, quale che sia » 1 • Nei -programmi di unità antifascista seguiti alla svolta, i comunisti, invece, tennero proprio a escludere le precise rivendicazioni di classe, e perciò contra~tarono la tendenza socialista a vedere nel riaccostamento dei due partiti l'avvio alla unità organica dell~ classe operaia~. C'era, in q-µesto atteggiamento comunista, il 1 R. GRIEco, Per il fronte unico proletario di lotta, SO, VI (1932), p. 749. 2 Vedi al riguardo (SO, VIII [1934], pp. 570-80) le due Dichiarazioni, del PSI e del PCI, allegate al « patto d'acèordo » (il primo) del 17 agosto 1934, e l'articolo di commento di Grieco che, pur nel titolo, Per l' organizzazi 1 one del fronBiblioteca Gino Bianco

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