Le idee della Resistenza · 885 generis, da straccioni, ma, contro tutte le altre proposte di interpretazione del fascismo, « sul carattere imperialistico del capitalismo italiano non vi possono essere dubbi», come scriveva Longo 1 • E Togliatti, polemizzando con Salvemini, affermava che non la mania di -grandezza o la buffoneria di Mussolini stavano alla radice della politica estera fascista, ma le basi obiettive dell'imperialismo italiano, debole, ma non per questo non aggressivo. Togliatti ne prendeva spunto per un'altra spallata al_ Risorgimento: « Fa ridere - scriveva - sentir accennare qua e là a una politica estera del "Risorgimento italiano " che sarebbe stata qualcosa di grande, di ge- · neroso, idealistico, rettilineo. Per dirla con Marx, non vi è stato nulla di più sordido e pidocchioso della manovra diplomatica, durata piu di venti anni, attraverso_ la quale la dinastia dei Savoia riuscf a trasformare il suo règno di Sardegna in regno d'Italia ... ~ ». In un discorso di tal tipo, volto a mostrare di quali meschine lagrime grondasse il capitalismo italiano, il settarismo politico e lo schematismo ideologico erano mescolati ad un forte senso della irrepetibilità degli eventi storici (le occasioni, la storia, le present~ agli uomini e alle classi una volta sola) e ad una intransigente affermazione della novità dei tempi imperialistici, destinati a sfociare nella instaurazione della dittatura del proletariato nella Repubblica mondiale dei Soviet, con totale eversione non solo delle strutture economiche capitalistiche, ma anche delle forme politiche della democrazia borghese-parlamentare: nella totale sostituzione, insomma, di una civiltà ad un'altra. Piu pensoso della complessità del nodo storico dell'Italia moderna, il Gramsci dei Quaderni .del carcere è tratto a non scavare abissi tra l'ieri e l'oggi. Gramsci volle far quadrare l'esperienza del Nord, dove gli operai si trovano di fronte una borghesia con caratteri ormai abbastanza analoghi a quelli della borghesià occidentale,_ con l'esperienza meridionale dei contadini rimasti vittime anche della insufficiente rivoluzione borghese. Gramsci, insomma, tentò di cogliere l'individualità italiana in questa coesistenza, nel1'ambito di uno stesso Stato, di un anello forte e di un anello debole. Va addebitato all'uso superficiale delle tesi gramsciane, nonché a certe caratteristiche, che non possiamo qui esaminare, dell'azione del PCI nel dopoguerra, la conseguenza, assai semplicistica da un punto di vista marxista, che alcuni sembra abbiano voluto trarne: e cioè che il rimprovero principale da muovere alla borghesia italiana sarebbe quello di essere borghesemente poco coerente. No, avrebbe risposto « Lo Stato Operaio » : ciò che si deve, senza rimpianti, rimproverare alla borghesia italiana (se ave~sero un senso rimproveri di tal fatta) è di essere, puramente e semplicemente, borghesia. È nella rigidezza di questa posizione che va intesa la denuncia del « cosid- • 1 L. GALLO [LoNoo], Aspetti dell'imperialismo italiano, SO, VI (1932), p. 147. 2 ERCOLI, Per -comprendere la · politica estera del fascismo italiano, SO, VII ( 1933), pp. 270-76. · Biblioteca Gino Bianco
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