Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Claudio Pavone R~sorgimento, dalla classe che _oggi è rivoluzionaria, dal proletariato ... I borghesi tengono curvi i contadini sotto il giogo del capitale. Le fantasie sul "secondo Risorgimento" sono fatte solo per nascondere questa realtà». Abbiamo riportato ampiamente l'articolo di Togliatti non solo perchè i ,. suoi argomenti verranno ripresi in numerosi altri scritti di « Lo Stato .Operaio)> 1 , ma ,perch~, connesso al significato politico immediato cui sopra abbiamo fatto cenno, l'articolo ne ha un altro che si presta a considerazioni piu generali. I comunisti si trovarono infatti di fronte a un problema analogo a quello che richiamav·a l'attenzione di Rosselli : fondere la considerazione sul fascismo come fenomeno mondiale caratterizzato dalla « dittatura terroristica aperta degli elementi piu reazionari, piu sciovinisti, piu imperialistici del capitale finanziario >>( secondo la nota definizione datane poi da Stalin nel 1933), con l'altra sul fascismo legato a tutte le tare storiche di un paese ben individualizzato come l'Italia. Era un problema di largo respiro legato alla struttura composita dell'Italia (anello forte o anello debole?) e, in defi- . nitiva, a quella che sarebbe stata poi la controversia sulla « via italiana al socialismo >). I comunisti, in effetti, proprio ·mentre sembravano_ spingere alle piu drastiche conseguenze la tesi del Risorgimento fallito, potevano (e possono) soltanto fino a un certo punto farla integralmente propria. Per quanto meschino e stentato, il Risorgimento non può tuttavia non rimanere, marxisticamente, il processo storico che ha portato- in Italia al potere la borghesia: borghesia asfittica, poco coerente, che non ha saputo legarsi i con- - tadini ecc., ma pur sempre borghesia 2 • ·Non solo. Ma tale borghesia, sia pure alla retr9guardia e col fiato grosso, ha seguito poi una linea di sviluppo sostanzialmente simile a quella delle altre borghesie, ed è divenuta imperialistica come tutte le altre. Si tratta, anche qui, di un imperialismo sul . 1 Vedi, ad esempio, E~ R., Il programma di e< Giustizia e Libertà », SO, VI (1932), pp. 87-g6; e soprattutto, due articoli di R. GRIEco, Il programma agrario di « Giustizia e Libertà », ibid., pp. 157-65, e Ancora sùl programma agrario di « Giustizia e Libertà )), dove, a p. 671, scrive: « Ah, no, bastardi di Giuseppe Mazzini [definiti poco prima « imbroglioni quanto il loro antenato»]! Non l'avete voluta e non l'avete fatta nel 1848 una rivoluzione contad~na, ed oggi ve ne venite fuori con la riformetta ». Rivelatrice del complesso di borghesismo che affliggeva GL di fronte ai comunistti è la risposta, Sulla questione agraria, comparsa nel n. 6 (marzo 1933) dei « Quaderni di Giustizia e. Libertà » (pp. 75-78), in cu,i si offre il seguente sillogismo: chiunque si batte oggi per la rivoluzione contadina, « a parte le differenze di dettaglio» non può, « per definizione », essere borghese; GL si batte per la rivoluzione contadina; dunque, GL non è borghese. . 2 Di qualche interesse, in questa direzione, la comunicazione presentata al X Congresso internazionale di scienze storiche dalla sovietica C. M1s1AN0, Alcuni problemi di storia del Risorgi1mento italiano, Mosca 1955. Biblioteca Gino Bianco·

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