Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Le idee della Resistenza •,._ 881 Per quanto riguarda i comunisti, la grande svolta compiuta dopo l'ascesà di Hitler al potere, divide in due fasi, i cui rapporti di continuità e di rottura non sono di facile definizione, il• loro atteggiamento anche di fronte al problema che stiamo esaminando: riprova, questa, di quanto esso sia legato alla evoluzione generale delle correnti antifasciste, per l'esame delle quali costituisce un limitato, ma non impreciso, reattivo. Nelle Tesi del congresso di Lione (gennaio 1926) 1 ricompare con grande evidenza l'argomento, cui già abbiamo fatto cenno, del proletariato come unica forza unitaria d'Italia, dato che la « classe in.dustriale non riesce a organizzare da sola la- società _intiera e lo Stato». « La costruzione di uno Stato nazionale», si aggiunge, « non le è resa possibile che dallo sfruttamento _ di fattori di politica internazionale (cosiddetto Risorgimento) ». E' Gramsci stesso, autore con Togliatti delle Tesi, che spinge qui a tal punto la critica allo Stato italiano da coinvolgervi, tout court, il Risorgimento: posizione di cui, nel contesto del pensiero di Gramsci, è possibile precisare e chi~rire il significato; ma che, nella polemica politica del partito_ fino agli anni della svolta, farà del « cosidetto Risorgimento » una espressione largamente e sprezzantemente usata. Partendo dalla premessa, già implicita nelle Tesi di Lione (richiamantesi a quelle del V congresso mondiale sulla divisione di funzioni. fra fascismo e democrazia), che « la sola politica antifascista è la politica comunista » e che « la lotta per abbattere il fascismo ed eliminarlo completamente dalla vita politica italiana coincide con la lotta per la instaurazione dello Stato operaio in Italia » 2 , i comunisti conducono un'aspra battaglia contro tutte le posizioni che sembrano prospettare l'ipotesi che il fascismo possa essere invece rovesciato ·da forze democratiche borghesi, con la conseguente restaurazione dello Stato parlamentare e democratico borghese. Cosf, ad esempio, piu volte « Lo Stato Operaio » sente il bisogno di chiarire eh~ la espressione « rivoluzione popolare», contenuta nella risoluzione sulla sit~azione italiana approvata dal Praesidium dell'Internazionale ·nel gennaio 1927, non può venire intesa come parola d'ordine mirante ad accodare il partito comunista a una rivoluzione antifascista democratico-borghese, ma solo come individuazione di una prima tappa, di un periodo di lotte aperte antifasciste e per la eg~monia del proletariato 1 • Tale atteggiamento fu rafforzato dalla convinzione, espressa ·dal decimo Plenum dell'esecutivo dell'Internazionale (nel 1929, quando ci fu la svolta in senso intransigente che portò all'espulsione dal partito italiano di Tresso, 1 Vedile in Trent'anni di vita e . di lotte · del Partito comunista italiano, Quadern~ ~i Rinascit~ n. 2, Roma f 19521, pp. 93-103. 2 Editort.ale del primo numero dt « Lo Stato Operaio» (anno I, 1927) (useremo d'ora innanzi la. sigla SO). 3 Vedi, ad esempio, l'Editòriale del n. 4, I (1927) di SO, e le Osservazioni sulla p_olitica del nostro partito, fibid., II ( 1928), p. 332. Bibli ca Gino Bianco ..

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