Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Claudio Pavone zati per tanti anni molto al di sopra di quelli democratici della guerra antifascista, la cui imminente conclusione vittoriosa lungi_ dal presentarglisi (come si presentò alla massima parte dei resistenti) quale inizio di nuova vita, accentuava invece in lui il senso tragico di un mondo che irrimediabilmente si dissolveva. È del primo marzo 1944 un commosso sfogo confidato alle pagine del suo diario 1 : « ... noi, nel tenace fondo del nostro animo, siamo ancora nell'attesa che risorga un mondo simile a quello, continuazione di quello in cui già vivemmo per piu decenni, prima della guerra del 1914, di pace, di lavoro, di collaborazione nazionale e internazionale. E in ciò è la sorgente della nostra implacabile angoscia, perché quella speranza sempre più s'allontan~ e, peggio ancora, s'intorbida e si oscura». E già il 16 dicembre 1943 aveva scritto di essersi convinto che « questa non è la guerra per la libertà, ma come tutte le altre, per l'indipendenza, per il dominio e per il vantaggio economico e politico, e che la guerra per la libertà si dovrà combattere poi, e con mezzi piu veri e piu adatti che non siano le armi» 2 • .Uno stato d'animo simile a questo del Croce è dato cogliere in un'altra personalità «risorgimentale» (nel_ senso· di tenace attaccamento alle tradizioni della classe colta moderata nata dal Risorgimento): lo Jemolo. Nostalgia del Risorgimento come primavera di uno spirito « proteso verso l'avvenire>>; e quindi nostalgia meno «restauratrice» di quella del Croce, come del res~o la diversa posizione politica dei due uomini sta chiaramente a indicare: ma pur sempre rimpianto di un mondo che svanisce, e che nello Jemolo si fonde con quella « delusione della Resistenza», di cui avremo ancora occasione di parlare. « Il 1848 », scrive lo Jemolo, « è l'anno dei portenti, l'esplosione dello spirito risorgimentale: il 1948 vede un'Italia nettamente antirisorgimentale ». E ancora: « Per chi abbia questo senso della fine dei movimenti storici, è chiaro che il moto risorgimentale è ben chiuso ... Potrà sostenersi che abbia dato l'ultimo guizzo a Vittorio Veneto; o che lo abbia dato ·invece nel movimento partigiano del _1944-45. Ma il rapido crollare di ogni aspirazione risorgimentale, ossia di. rinnovamenti radicali in qualche modo ricollegabili a quell'antica tavola di valori, degli uo~ini della Resistenza, subito dopo la cessazione delle ostilità, mostrerebbe che era proprio stato un ultimo guizzo ». Nell'esaurirsi del cattolicesimo liberale, e nella scarsa sensibilità al problema dei rapporti fra Stato e chiesa, vede lo Jemolo una controprova della sua tesi; e jl fallirnento della classe dirigente della Resistenza, che ha portato l'Italia a divenire simile al « piu tipico C~oce e di tanta parte del ceto dirigente prefascista, di salvare, al di sopra del fascismo e anche attraversq. ad esso, la « continuità dello Stato». 1 Quando l'Italia ..., cit., pp. 87-88. 2 Op. cit., p. 44. Cfr. pure le note del giorno precedente, 15 novembre. Biblioteca Gino Bianco

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