Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Le idee della Resistenza La tesi fondamentale_ del Volpe è, come accennavamo, quella della pro- · gressiva inserzione delle masse popolari nello Stato, lungo processo che attraverso l'emigrazione (« nuovo e piu sostanzioso "Risorgimento", anche _per .le masse, anche per il Mezzogiorno) 1 , il socialismo (al cui riguardo non si manca di fare appello al « socialismo naziònale » di Pisacane) 2 , il inovi-. mento cattolico (che « può essere ·consid·erato il riformismo del vecchio clericalismo) 3 , la guerra (come « guerra· di ·popolo>>e « ultima guerra dell'indipendenza », risorgimentale e nazionalistica insieme, con la contaminazione· (:he abbiamo notato anche in Mussolini), trova il suo punto. di arrivo nel fascismo, che rifonde in un nuovo quadro organico gli elementi pe·r· l'innanzi disparati o contrastanti 4 • Era implicita a tale costruzione l'idea di un Risorgimento cui fossero ess~nziali indipendenza e unità piu assai che libertà; un Risorgimento frutto dello sforzo di pochi, senza popolo. Ma mentre gli eroici furori del Gentile; come abbiamo visto, traevano da ciò motivo di compiacimento, il Volpe, pur con qualche oscillaz.ione, mostrava invece di comprendere che in· quel carattere stava il problema piu grave dell'Italia unita. Su questo punto era piu vicino al Volpe il Croce della risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti, quando, proseguendo .nel brano sopra ricordato, ma con troppo scoperta apologia della classe dirigente liberale, attribuiva a quella il costante proposito di ·chiamare « sempre maggior numero d'italiani alla vita pubblica», e affermava che « perfino il favore, col quale venne accolto da molti 1 liberali nei primi tempi il movimento fascistico, ebbe tra i suoi sottintesi la speranza che, mercé di esso, nuove e fresche forze sarebbero entrate nella vita politica, forze di rinnovamento e (perché no?) anche forze ·conservatrici ».· Salvemini osserverà molti anni dopo, intervenendo nella· polemica suscitata dall'affermazione· di Parri che in Italia non c'era mai stata democrazia, che « nessuno ha il diritto di attribuire [alla oligarchia parlamentare] il merito di progressi che essa tentò, finché le fu possibile, di impedire, ed accettò solamente quando non le fu piu possibile opporsi. A tirare le conseguenze logiche delle opinioni di Croce, dovremmo· pensare che le leghe di resistenza e le Camere del lavoro le fondavano gli agenti della polizia ... >> 5 • Anche il Volpe, piu ·sensibile del Croce al· conflitto delle forze reali nella società, offriva una visione meno paternalistica del pro_- 1 L'Italia in cammino, cit., p.. 66-72. 2 Storia del mov. fascista, cit., p. 197. 3 L'lfalia in cammino, cit., p. 221. . 4 « La nazione italiana si metteva in moto a scaglioni e reparti; o meglio, elementi che erano fuori di essa erano tratti un po' per volta nella sua orbita, si legavano, pur lottando, con gli altri elementi»· (op. cit., p. 266). 5 _ G. SALVEMINI, Fu l'Italia prefascista una democrazia?, in « Il Ponte», VII (195~), pp. 295-97.. Bi_bl"otecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==