Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

' I «Comuni>> in Cina potranno produrre un grande mutamento in questo campo; saremo tuttavia ancora lontani da un alto grado di industrializzazione di tutto il paese, dalla meccanizzazione e dall'elettrificazione delle campagne, e ancora piu lontani dall'enorme abbondanza della proprietà socialista »); non bisogna perciò «confondere» socialismo e comunismo; il passaggio dall'una all'altra fase sarà possibile solo per tappe e per gruppi, e solo dopo un lasso di tempo considerevole potrà essere realizzat~ su scala nazionale; solo fra I 5 o 20 anni, e forse piu, dice la risoluzione, potremo parlare di comunismo. Dalla precisazione teorica. discende, quindi, una piu esatta valutazione del « tempo necessario>>e, conseguentemente, degli « sforzi ·necessari >>.Un'altra precisazione diremo cos1 teorica riguarda l'URSS (e sarà interessante seguirne gli sviluppi se essa ha avuto un valore non solo formale nei dibattiti in Comitato centrale): « Le grandi realizzazioni della Cina - si legge nel documento - sono inseparabili dall'aiuto dell'URSS e degli altri paesi fratelli»; frase che suona come un'autocritica nel momento in cui la Cina sembrava essersi lanciata avanti contando quasi esclusivamente sulle proprie forze, anziché sull'aiuto sovietico. Le correzioni nella pratica e nella dottrina, come si vede, sono di portata non indifferente. Si può dire che esse ridimensionano in termini realistici l'esperimento delle « Comuni », costitu.endo la premessa - speriamo fondata - di una maggior cautela in fut~ro. Grosso modo la << svolta >>di dicembre salva l'esperimento nella sua port~ta economi.ca, gravida di interessanti sviluppi; colpisce, in parte, metodi che· sollevano giustificate riserve, e vi è da augurdrsi che tale processo di rettifica, appena iniziato, sia condotto a termine con coraggio. I prossimi mesi porteranno altri chiarimenti, l'attuale essendo ancora una fase sperimentale, di verifica (anche se verifica nel corso stesso dell'azione). In una fase del genere, molto può essere ancora corretto se non si perdono i legami col popolo. E il popolo cinese, da parte sua, ha dimostrato di saper accogliere attivamente, e perfino con entusiasmo, la parte valida del nuovo esperimento, negando invece la propria partecipazione alla parte meno valida, utopistica, di esso: insistendo sulia quale non solo sarebbero imposte alle masse popolari i~utili sofferenze, ma il paese, dopo illusori « balzi in avanti », correrebbe il rischio di trovarsi immerso in una crisi di disorganizzazione economica sanabile soltanto ad un altissimo costo. LUCIANO V ASCONI. Biblioteca Gino Bianco ,

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