Segnalazi-oni senso e con questa prospettiva l'attività del Muscetta si ricollega felicemente al1' esempio di De Sanctis e di Lukacs, al cui intento e metodo egli apertamente fa capo. Ci auguriamo quindi che, allontanati da sé certi atteggiamenti di polemica troppo immediata, e qualche compiacimento di linguaggio e di stile troppo « giornalistico », egli riesca, con la calma e il raccoglimento necessari, a darci l'opera _chedai suoi mezzi e dalle sue qualità ci att~ndiamo. LUCIANA MARTINELLI KAVALAM M. PANIKKAR, Storia della dominazione europea in Asia dal Cinquecento ai nostri giorni, Einaudi, ·Torino 1958, pp. 542. Il grande interesse che questo libro, di alta divulgazione e dedicato soprattutto alla storia degli ultimi 150 anni, desta nel lettore europeo, o quanto me- ·no italiano, consiste in primo luogo nel fatto che il problema asiatico e coloniale è visto « dall'altra parte>>. La storia della dominazione europea in Asia è una storia di oppressioni, di soprusi e di orrori (nei quali sono stati maestri gli olandesi). Il fronte unico col quale le potenze occidentali - ad eccezione della ~ussia, non ~olo sovietica ma, in parte, anche zarista - si sono sempre presentate nell'opprimere i popoli asiatici ha svegliato in questi il senso della solidarietà asiatica, l' asiatismo. E' merito dell'autore aver saputo unire allo sdegno contenuto con cui narra quegli orrori una prospettiva distaccata che gli consente di mettere in evidenza anche la funzione positiva della dominazione europea: l'inserimento di paesi economicamente e socialmente primitivi nella economia mondiale capitalistica, mercantile, e - punto di capitale importanza - la trasformazione dei loro si- _BibliotecaGino Bianco sterni giuridici. Questa. funzione positiva è stata particolarmente visibile, come è noto, nell'India britannica, grazie alle grandiose riforme amministrative, alla uguaglianza stabilita tra indù e mussulmani, allo stimolo che esercitò la cultura europea sulla riforma dell'indui-- smo, alla moderazione con cui le autorità civili sostennero la propaganda delle missioni cristiane. · L'autore, uomo politico e studioso di storia moderna asiatica, è un rappresentante eminente dell'attuale personale dirigente indiano. E' un « liberale » autentico, un uomo che crede nelll {unzione concretamente liberatrice della politica e della cuitura. Questa cultura, carica ancora di mordente rivoluzionario, ha sempre presente che, per esempio « la vita indiana fu sempe materialista, determinata soprattutto dalla dura necessità di procacciarsi il necessario ». Tuttavia nel libro si parla poco, forse troppo poco (soprattutto a proposito. dél Giappone nei sec. XIX e XX), di problemi economici. Invece si parla molto, soprattutto nelle eccellenti pagine dedicate all'India m_oderna, di problemi culturali e religiosi. Alla base del « risorgimento » indi.ano l'autore colloca, suggestivamente, la riforma in senso razionalistico (<< modernistico », viene quasi voglia di dire) subita dall'induismo nel corso del sec. XIX e affermatasi pienamente agli inizi del sec. successivo : quando, possiamo aggiungere, gli echi di questa vittoriosa ripresa, dal significato nettamente positivo in India, si affermarono anche nella cultura europea e furono una espressione della sua inquieta .decadenza. L'autore sottolinea l'importanza del problema religioso anche perché _vedela grande funzione politica che le potenze occidentali attribuirono alle missioni cristiane. Una delle cause fondamentali del diverso carattere che il movimento di
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