Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

Trotzkii e l'estetica 971 zione e rivoluzione subentra quella tra l'una e l'altra corrente che si contendono il potere accusandosi a wcenda d'essere controrivoluziona,. rie, entriamo nel campo dell'opinabile e tutto il sistema vacilla. Trotzkij apologizza la legge da lui promulgata durante la guerra civile che prescriveva l'arresto come ostaggi per i familiari delle guardie bianche; e se ora Stalin prende in ostaggio le famiglie dei trotzkisti l'azione non è cattiva in sé ma perché fatta da Stalin, cioè da un nemico della rivoluzione, da un « termidoriano ». Ragionamento pericoloso; ·se per noi Stalin termidoriano non è, tµtto quel che fa è automaticamente giustificato? Quand'ecco, nelle ultime pagine del saggio, un colpo d'ala. Ecco che Trotzkij finalmente affronta il prob1ema nel vero e unico modo in cui si può affrontarlo e per cui la morale socialista non può aver nulla a che fare con quella dei machiavellici. Tra fine e mezzi c'è un'interdipendenza dialettica, non possono essere mezzi buoni (cioè mezzi rivoluzionari) se non quelli che si accompagnano a un processo d'emancipazione delle masse, a una liberazione e a un arricchimento morale degli uomini. « Quando diciamo che il fine giustifica i 1nezzi, ne consegue per noi che il grande fine rivoluzionario respinge, tra questi mezzi, i procedimenti e i metodi indegni che sospingono una parte della classe operaia contro un'altra; o che tentano di fare la felicità delle masse senza la loro partecipazione; o che minano la fiducia delle masse in se stesse e nella loro organizzazione sostituendovi l'adorazione dei « capi ». Al di sopra di ogni altra cosa, la morale rivoluzionaria condanna irreducibilmente il servilismo nei confronti della borghesia e l' altezzosità nei confronti dei lavoratori, cioè una delle caratteristiche piu radicate nella mentalità dei pedanti e dei moralisti piccolo-borghesi ». Qui Trotzkij, forte d'una esperienza non solo sua ma di tutto il movimento cui appartenne, tocca il vero nocciolo della questione e si pone all'altezza di controbattere non solo i sostenitori della morale trascendente o naturale ma anche il machiavellico suo grande antagonista. Non va piu in là, Trotzkij, ma noi muovendoci da questo nocciolo possiamo dedurre che nella morale rivoluzionaria rientra la violenza popalare, dal basso, non quella poliziesca, né quella dall'alto, quando non emani da un'autorità investita da una spinta .popolare diretta; che alla morale rivoluzionaria contribuiscono le lotte tra _tendenze che coinvolgono ed educano l'opinione della base, non quelle le cui ragioni sono note solo al livello dei capi; che i. _mezzi, insomma, giustificano il fine piu di quanto il fine non giustifichi i mezzi, cioè in ogni situazione storica la superiorità morale qel socialismo si vive e si giustifica << qui e or~», non in un ipotetico domani di ros~a perfezione. Quali di queste nostre osservazioni valgono anche per· il Trotzkij teorico qella letteratura? La fama, che ci era giunta un po' come una leggenda, di un Trotzkij fine intenditore di cose letterarie, è confermata dalla lettura di Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==