Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

« Comuni » in Cina « L'uomo - scriveva recentemente un dirigente comunista cinese, Li Fu-ciun - è prima di tutto il creatore dei valori materiali. Quando vi sono molti uomini, è possibile produrre di piu e accumulare riserve ancora più ìngenti >>. Questo• concetto utilitaristico dell'elemento umano, non certo inventato dai comunisti cinesi ma vecchio di secoli, è quanto noi critichiamo ad esempio negli sfruttatori borghesi, che giudicano l'uomo solo in base alla sua forza-lavoro. Nel Manifesto dei comunisti Marx ed Engels condannavano anche tale concezione, non solo il depredamento del plus-valore da parte dei capitalisti. Quel dirigente cinese, quindi, ha compreso probabilmente solo in parte l'insegnamento marxista, o per lo men.o gli dà un'interpretazione restrittiva tale da snaturarlo nei suoi elementi di portata umanitaria. Sottrarre il popolo cinese da una secolare miseria, farlo produrre, edificare quasi da zero un'industria e un'agricoltura moderne; apr~re alla donna le attività produttive e le moderne professioni, costruire asili per l'infanzia o case di riposo per la vecchiaia: tutte queste sono certamente utili e grandi cose. Il socialismo non è però soltanto la statizzazione o la socializzazione dei mezzi di produzione, non è soltanto un nuovo modo di produrre, o di aumentare le capacità produttive, ma è democrazia in tutte le sue derivazioni; quindi è negazione di ogni form·a di irreggimentazione (anche se imposta non con la violenza ma dalle circostanze) e rispetto della personalità umana. La « militarizzazione del lavoro » è lontana da tutto questo. Ovviamente questioni del genere hanno piu senso per noi, in occidente, che per un qualsiasi cinese, il quale, come dicevamo, deve prima di tutto risolvere il problema del vitto e dell'affrancamento dalla schiavitu di una miseria totale e indescrivibile. Anche il rapporto individuo-collettività è diverso in Asia rispetto all'Europa, cosf con1e diverso diventa il problema della libertà quando manca l'essenziale per vivere (ciò vale egualmente per situazioni di quel genere presenti, in forma drammatica, anche in Italia). Queste circostanze vanno sempre tenute presenti quando si vuol comprendere ciò che accade nei paesi che partono da condizioni di arretratezza economica. Ma anche sotto questo profilo i metodi di Pechino non convincono, non solo per la non-trasferibilità della « via cinese » ma per le caratteristiche proprie di essa, e fanno cadere un'ombra preoccupante sul pur coraggioso esperimento delle Comuni. 5. Le conseguenze dell'accelerazione. Le « contraddizioni » ri·velate dall'esperimento delle Comuni. « L'accelerazione, che da qualche tempo costituisce un tratto saliente della rivoluzione cinese, può influire negativamente su questa condotta pedagogica del regime? Essa non susciterà quei centri d"i resistenza che, per la prima volta, potrebbero costituire la sicura base di un'opposizione virtuale? >>. Questa domanda se la poneva Paul Ricoeur nell'articolo Interrogativi sulla Ci~a, apparso nel nupiero speciale del «Ponte» (La Cina d'oggi) dell'aprile Biblio eca Gino Bianco,

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