Passato e Presente - anno II - n. 7 - gen.-feb. 1959

assato resente 829 Comuni in Cina: L. Vasconi 8 5 O Le idee della Resistenza : C. Pavon-e 919 Agricoltura americana: P. Tagliazucchi 93 7 Nazionalismo di sinistra: F. Bé1ioit 944 Socialisti in Danimarca: G. Pétersen 970 Trotskij e l'estetica: I. Calvino Note di R. Guiducci e A. Pizzorno : P.S.I. e partecipazione politica N. 7 Gennaio - Febbraio 1959 Biblioteca Gino Bianco

Sommario Luciano Vasconi, Le Comitni cinesi: la rivoluzione in un p_aese sottosviluppato. Claudio Pavone, Le idee della Resistenza: antifascismo e fascismo di fronte alla tradizione del Risorgimento. MONDO CONTEMPORANEO Pino Tagliazucchi, La situazione agricola negli Stati Uniti. Notizie. e appunti. François Bénoit, Il ·nazionalismo nella sinistra francese. Gert Pétersen, Il nuovo partito socialista del popolo in Danimarca. NOTE E COMMENTI P.S.I. e _partecipazione politica: Roberto Guiducci, Congresso Socialista: fini e mezzi. Alessandro Pizzorno, Partecipazione politica e controllo degli investimenti. Italo Calvino, Trotskij e l'estetica. SEGNALAZIONI a cura di Giampiero Carocci, Melina Insolera, Luciana Martinelli. Redazioni BOLOGNA - Via Mezzofanti 1 - Tel. 47.405. Amministrazione MILANO - Via Calatafi.mi12 - Tel. 85.73.80. ROMA - Via Uffici del Vicario 16 - Tel. 68.71.08 presso la Redazione romana . . Segreteria di Redazione Abbonamenti Annuale L. 2.400 (Italia). L. 4.000 (Estero). Sostenitore L. 10.000 (sul c. c. p. 2/15265). Un fascicolo L. 500. Direttore responsabile Carlo Ripa di Meana. Biblioteca Gino Bianco

LE « COMUNI » CINESI: LA RIVOJ.jUZIONE IN UN PAESE SOTTO-SVILUPPATO 1. - L' impresson-ajnte sviluppo dell'agricoltura cinese: nel giro di un anno la produzione nelle campagne aumentata dal 60 al 90 per cento. « Un fatto assolutamente senza precedenti nella storia agraria del mondo » : con queste parole. il quotidiano francese « Le Monde » commentava, nel numero del 12-13 ottobre scorso, lo straordinario sviluppo dell'agricoltura cinese, definito. il piu grande avvenimento del 1958, cosf come il '57 era stato dominato da un altro fatto sensazionale, lo sputnik sovietico. Tali giudizi erano di René Dumont, il quale aveva visitato la Cina giusto tre anni fa, alla fine del '55; nel gennaio ~56Dumont aveva fornito alcune previsioni, per i lettori di « Le Monde », sullo sviluppo agricolo cinese, e sùccessivamente aveva pubblicato un_ interessante libro (Révolution dans les campagnes chinoises, Paris, édit. du Seuil, 1957): le sue previsioni, pur considerate eccessive da alcuni, erano state già superate, e il Dumont, forte delle conferme ricevute da altri due economisti, Henri Denis e Charles Bettelheim, appena rientrati dalla Cina, riferiva ampiamente sulla situazione nelle campagne cinesi come si presentava allo scadere del '58. Il· quadro è, senza mezzi termini, impressionante. Le cifre di previsione fornite dal Dumont per la fine del '58 erano esplicite. Il raccolto raggiunge una quota variante. dai 300 ai 350 milioni di tonnellate di « alimenti di base» (cereali), con un aumento in percentuale, rispetto al '57, che varia dal 60 al 90 per cento. La produzione granaria registra un balzo in avanti del 70 per cento (40 milioni di tonnellate, per la prima volta un quantitativo superiore a quello degii Stati Uniti). Il riso semi-tardivo, con 56,5 milioni di tonnellate, aumenta del 40 per cento (ancora non ·era valutata la produzione del riso tardivo, il cui raccolto si ha in dicembre). Il raccolto del cotone aumenta a 3.500.000 tonnellate, •piu del doppio rispetto al '57. Ma, senza addentrarci nelle cifre per ogni singolo prodotto dei campi, basterà notare che la produzione media pro capite di cereali (alimenti di base) raggiunge nel '58 la mezza tonnellata, al posto dei 285 chili del '57; le cifre europee sono già superate, anche se la Cina rimane indietro per q~anto riguarda i prodotti animali (bestiame . e derivati). E i ritmi di 53 Bi lioteca Gino Bianco

Luciano Vasconi sviluppo non sembrano aver soste. I quantitativi ottenuti hanno superato sia gli obiettivi dei piani sia le previsioni piu ottimistiche. Mao Tse-Dun ha già fissato per il '59 o al piu ,tardi il '60 la media annuale di pro\,, duzione pro capite di 750 chilogrammi di cereali, 50 kg. di carne di maiale, 10 di olio vegetale e 10 di cotone. Questi obiettivi, una volta rag ... giunti - e ciò è previsto al massimo fra due anni - metteranno la Cina a un livello alimentare intermedio tra quello dell'Europa occidentale e quello dell'Europa orientale; porranno cioè la Cina sul piano dell'Unione Sovietica anno 1958, che d'altra parte è uscita da poco da una crisi agricola non indifferente, e che ha ora di fronte a sé prospettive ampiamente migliorate dopo le riforme kruscioviane. Prima di concludere con le cifre riguardanti l'agricoltura, indispensabili per proseguire l'esame di quanto accade in Cina, e individuarne le_cause, daremo ancora alcuni dati riguardanti l'irrigazione. Nel 1949, anno della vittoria rivoluzionaria e· della costituzione della Repubblica papolare, in tutta la Cina vi erano 21 ,5 milioni di ettari irrigati, lavoro fatto in due mi"llenni·. Nel '56 i terreni irrigati erano saliti a 27 milioni di ettari. Nel '57 l'irrigazione si era estesa su. altri 8 mitioni di ettari, il che costituiva già un fatto senza precedenti. Ora, per la fine del '58, era annunciata l'irrigazione di altri 30 milioni di ettari, livello che non era stato raggiunto in duemila anni (interessante è anche il paragone con gli Stati Uniti : gli ameri~ani nel giro di un secolo hanno irrigato 14 ~ilioni di ettari di terreno; cioè i cinesi hanno fatto, in un anno o ·poco piu, piu del doppio di quanto abbiano fatto gli americani in cent'anni). Il Dumont dichiarava di non poter ovviamente garantire l'esattezza assolut3: delle cifre, ma aggiungeva che esse trovano una conferma diretta da varie fonti insospettabili. Oltre agli specialisti citati dal Dumont, reduci dalla Cina, gioverà ricordare qui che anche il « New York Times » ha confermato recentemente i successi produttivi della Cina, fornendo dati analoghi. · La produzione agricola non è un fatto isolato, e non dipende solo da un'annata eccezionalmente favorevole. Essa presuppone un lavoro gigantesco che non si compie soltanto con lo sforzo fisico. Su molti giornali dell'Occidente è quasi di regola paragonare i cinesi - i 640 milioni di abitanti del continente; altri 10 vivono a Formosa - a un esercito di formiche, oppure a una massa di schiavi. Sono paragoni a effetto, ma come tati inadatti a spiegare un simile fenomeno. Le piramidi egiziane non reggono al paragone della Cina moderna. Senza una partecipazione attiva, sostanzialmente e a suo modo volontaria della maggioranza della popolazione - scriveva ancora il Dumont - non si ottengono i risultati annunciati .da Mao. · C'è un problema di metodi nel comunismo cinese, un problema serio sul quale preciseremo le nostre riserve, i nostri dubbi, i nostri dissensi. Biblioteca Gino Bianco -

«Comuni» in Cina Ma prima dì esprìmere il dissenso sui metodi, è necessario valutare quanto accade realmente, ·giudicando sul contesto cinese, e non superficialmente « dall'esterno >>. La Cina,' come l'India (su cui sarebbe opportuno fermare egualmente l'attenzione), sta cercando di dare una risposta a un quesito · appassionante: come trasformare una società arretrata in un paese moderno, industrializzato e civile. E ciò partendo dalle condizioni di paese sottosviluppato, che necessita di tutto. Il Dumont coglieva il senso di tutto questo quando affermava che il problema dei paesi sotto-sviluppati deve essere « totalmente ripensato ». 2. - Dall'aiuto sovietico allo sfruttamento integrale delle risorse locali·.· Riflessi internazionali e interni della nuova politica di Mao. La Cina, nei primi anni dopo la rivoluzione, ha contato essenzialmente sull'aiuto sovietico, aiuto finanziario e in macchine. Già è stato osservato piu volte come le necessità dell'industrializzazione cinese abbiano pesato sul blocco dei paesi ·comunisti dando fondo alle riserve di cui disponevano. Molti atti di politica internazionale .o interna dell'URSS vanno spiegati partendo da tale presupposto. La Cina ha assorbito tutto quanto poteva assorbire dai suoi alleati, e non è forse errato pensare che i suoi dirigenti abbiano temuto una normalizzazione dei rapporti Est-Ovest che significasse un minor impegno sovietico nei confronti delle necessità cinesi. Non che la Cina sia contraria alla distensione internazionale, come a volte sembrano credere, nella loro polemica, i dirigenti jugoslavi; ma probabilmente, per ragioni di strategia combinate con i propri programmi di industrializzazione, ha temuto che una normalizzazione Est-Ovest, e principalmente fra URSS e Stati Uniti, av,venisse prima che fosse risolto il suo problema, prima cioè che la normalizzazione dei rapporti internazionali si estendesse anche a leL Ciò avrebbe potuto significare una dispersione produttiva a suo danno. Regolari rapporti commerciali fr.a l'Oriente europeo e l'(?ccidente avrebbero spinto alcuni paesi del blocco, compresa l'URSS, a trattare scambi vantaggiosi senza diretto riferiinento alle capacità di assorbimento e alle necessità cinesi, e senza la contropartita per la Cina - finché persiste il « cor~one sanit~rio » a suo danno - di un regolare afflusso di merci, e soprattuttò macchinè, dal mercato occidentale. Sembra anche che la Cina abbia sollevato, a suo tempo, riserve sul modo cqme i sovietici si impegnavano ad aiutare altri paesi sotto-sviluppati dell'Oriente asiatico. Non a caso oggi la Cina insiste per un~ immediata soluzione della questione di Formosa,· e sfrutta ogni mezzo per mettere in un vicolo cieco gli americani, sperando di obbligarli .a rivedere l'intera loro politica asiatica. I mezzi con cui si esercita la pressione. cinese sono discutibili, e possono sembrare arrischiati (esempio il bombardamento delle Quemoy ~ l'improvvisa tensione con l'America in un momento che poteva sembrare scelto arbi- . . Biblioteca Gino Bianco

Luciano V asconi trariamente). Ma in ultima analisi la tensione cino-americana aveva un suo scopo interno giustificato, almeno nei propositi dei dirigenti di Pechino. Contrastando l'impostazione kru_scioviana di una soluzione caso per caso dei motivi di frizione fra Est e Ovest, la Cina sembra aver impresso volutamente, agli affari internazionali, un indirizzo opposto: la trattazione globale, che impedisca un accordo fra URSS e America prematuro e a suo danno (per le ragioni economiche che abbiamo indicato). Ma Pechino no~ si è limitata a rivendicare la priorità delle proprie esigenze interne per ciò che conce~ne la strategia dell'intero blocco comunista (rivendicazione ovviamente presente nei colloqui Krusciov-Mao dell'estate scorsa). Ha cominciato ad agire - e qui è il fatto nuovo, che impone il ripensamento della questione dei paesi sotto-sviluppati - contando essenzialmente sulle proprie forze, vuoi perché considera ineluttabile un lento ma graduale processo di distensione, vuoi perché in tal modo si mette, comunque, al riparo da qualsiasi rischio di carattere economico. Per far questo i dirigenti cinesi hanno chiesto alla popolazione dei. sacrifici-pesanti. In ogni loro discorso i leaders cinesi ricordano la parola d'ordine lanciata da Mao: « lavorare duramente per tre anni>>. Nessun sacrificio è conJ siderato eccessivo per porre la Cina a un livello . di auto-sufficienza, e la popolazione viene indotta a guardare non tanto al presente, quanto al futuro. Ciò pone degli interrogativi, e può essere discutibile: non può però essere . . . respinto a pr1or1. La risposta a uno di questi interrogativi la dava una nota scrittrice cinese, non comunista, la quale risiede a Singapore e mantiene contatti con· il suo paese·: Han Suyin, autrice del best-seller « L'amore è una cosa meravigliosa >>.Interrogata da un redattore del settimanale francese « L 'Express >> sulla pressione che viene esercitata nei confronti della popolazione per indurla a realizzare gli obiettivi economici, essa ammise l'esistenza di una rigorosa disciplina, e aggiunse: .« Iò so che ciò suona male ai vostri orecchi d'occidentali; ma in Cina, come in altri paesi asiatici, occorre anzitutto vivere e mangiare. Bisogna uscire da quella che è stata una miseria assoluta, una miseria indescrivibile>>. Quel poco che i cinesi ottengono col loro lavoro, aggiungeva Han Suyin, essi lo trovano « fantastico >>: « Per essi questa è libertà, questo è individualismo ... questa è la sola· maniera che hanno per vivere ... guatdano al futuro e dicono : fra c1:nqueanni noi avremo l'elettricità >>. Questa era per la Cina la base di partenza. Essa spiega alcune cose, anche se il discorso sui metodi non p~ò fermarsi qui (e vi ritorneremo più avanti). Per ottenere gli impressionanti risultati che abbiamo riferito e che, come · vedremo, non si limitano all'agricoltura, i cinesi hanno iniziato una nuova esperienza, fondamentale per comprendere quanto avviene in quello stermi .. nato territorio: hanno creato le « Comuni >>. Biblioteca Gino Bianco·

« Comuni>> in Cina 3. Le « Comuni», nuove unità economiche. Industrializzazione senza l'urbanizzazione. La produzione di acciaio raddoppiata in un anno. Che cosa sono e come funzionano le «Comuni» cinesi? L'esperimento ha avuto le sue origini all'inizio del '58 in alcune regioni-pilota, e in particolare nella grossa provincia dell'Honan. Inizialmente si è trattato perfino, in certi casi, di un movimento spontaneo delle masse rurali, che· tentavano di organizzarsi in unità economiche piu redditizie. Il partito comunista cinese seguf attentamente gli sviluppi dell'iniziativa, e dopo la prima rase sperimentale fece proprio, alla fine di agosto, il progetto che doveva significare una nuova, colossale rivoluzione ·nelle campagne. La prima rivoluzione, attuata nel corso stesso della guerra civile, e_che aveva raccolto milioni di contadini poveri attorno a Mao Tse-Dun e alla sua Armata Rossa, era consistita nello ·spezzettamento del latifondo e nella distribuzione delle terre. Una seconda rivoluzione, attuata però in forma gracluale, senza i sanguinosi eccessi che avevano caratterizzato la collettivizzazione' staliniana nell'-URSS, aveva provocato l'estendersi, su tutto il territorio cinese, delle cooperative agricole sul modello dei « colcos » sovietici. Questa seconda rivoluzione, a differenza di quanto era accaduto nell'URSS sotto Stalin, aveva determinato un aumento della produzione agricola cinese, e limitati atti di sabotaggio, o per lo meno una minore passività, da~parte di quei contadini che restavano attaccati ai metodi di conduzione individuale. Il collettivismo si era cioè imposto piu tramite una paziente opera di persuasione che attraverso ··una violenta pressione delle autori t~ • comuniste; Mao Tse Dun non aveva dimenticato di aver vinto la guerra civile proprio grazie all'appoggio delle masse rurali, e nei loro confronti segui una linea moderata, basata sul convincimento che gli stessi contadini avrebbero riconosciuto l'utilità del lavoro in comune,, economicamente piu redditizio. I successi riportati erano •tuttavia compromessi, sin dall'origine, da un fattore economico caratteristico di qualsiasi paese sotto-sviluppato: la penuria di macchinario agricolo e di_scorte. Senza le macchine l'esperimento dei «colcos » avrebbe potuto tramutarsi in un disastro economico di gravissima portata. Per parecchi anni, dal '52 al '56-'57, la çina - come ·ab- . biamo visto - chiese e ottenne il diretto aiuto sovietico in tale direzione, importando enormi quantitativi di macchinario agriéolo. Le risorse sovietiche non erano però tali da appagare la fame di_macchine delle càmpagne cinesi, dove vivono i quattro quinti della popolazione (piu di 500 milioni di abitanti). Basti pensare che nel mondo intero si producono meno d'un milione di trattori l'anno, e la Cina da sola ne ha bisogno di cinque milioni per meccanizzare la propria agricoltura. Raggiunto perciò un margine minimo di s_icurezza, ecco la Cina dar corso - senza rinunciare del tutto, ovviaBiblioteca Gino Bianco

Luciano Vasconi mente, all'apporto sovietico - alla sua terza rivoluzione agricola, di cui le « Comuni» sono l'ossatura. ' · Le Comuni rappresentano il tentativo di creare nelle stesse campagne miriadi di centri produttivi di macchine agricole, almeno in prospettiva (una prospettiva calc?lata dai dirigenti cinesi in un margine -che va dai tre ai sei anni). I « colcos » di tipo sovietico sono in via di scioglimento, in quanto vengono assorbiti dalla Comune, che va da un minimo di duemila a un massimo di venti~ila. famiglie. Le fattorie collettive si trasformano, perdendo la loro originaria natura, in unità economiche di nuovo tipo, molto piu vaste, e ·nelle quali la concentrazione dei mezzi e della mano d'opera permette di combinare in uno stesso nucleo i diversi aspetti della produzione (industriale e agricola). Nella Comune, dove tutto è di proprietà statale (eccetto gli abiti per vestirsi, il letto per dormire, l'orologio e la bicicletta), il contadino - oltre a lavorar la terra - diventa operaio, costruendo piccole fonderie per la lavorazione dei metalli, officine per la _riparazione di macchine (in questa prima fase; poi costruirà egli stesso le macchine, almeno gli strumenti piu semplici, in attesa che la Comune crei sul posto una vera e propria industria meccanica);_ non solo, ma organizza il proprio commercio, curando gli scambi con le altre «Comuni>> e con le città, cura la propria educazione tecnica e culturale, occupandosi delle scuole; e infine cura la propria preparazione militare e gli affari civili, delegando per questi 1 ultimi - come per tutte le attività che necessitano di una mente direttiva - appositi comitati amministrativi. Le conseguenze immediate di tale esperimento sono molteplici. Da un lato stanno sorgendo in tutta la Cina, nelle campagne, centinaia di migliaia di piccoli alti-forni (350 mila entro il IO settembre del '58, data entro la quale venti milioni di contadjni erano già impiegati direttamente nella metallurgia, secondo i dati del Dumont), oltre alle officine di riparazione e a tutte quelle attività marginali che .sono richieste dal lavoro nei campi (imprese per la preparazione dei fertilizzanti e cosf via). Insieme ai grandi complessi industriali cittadini, come quello di Anshan, le fonderie costituite anche secondo un·a tecnica primitiva nelle campagne hanno permesso alla Cina di raggiungere entro la fine del '58 una produzione complessiva di acciaio di IO milioni 700 mila tonnellate (il doppio del '57), quantitativo che mette i cinesi al primo posto quali produtto~i di acciaio in Asia, essendo il Giappone ormai superato. Nelle previsioni per il '59, la Cina dovrebbe raggiungère i 18 milioni .tli tonnellate di acciaio, superando la Francia (14 milioni di tonn. nel '57) e avvicinandosi alla Gran Bretagna (22 milioni di tonn.). La Cina cioè risolverà, se l 'esperi1nento avrà esito positivo, il problema di industrializzarsi senza l'urbanizzazione. Senza tale « trovata >>· le necessità produttive cinesi avrebbero dovuto essere rallentate dall'impossibilità di concentrare nuova mano_ d'opera industriale nelle città, problema che, per la Biblioteca Gino Bianco

,, «Comuni» in Cina vastità delle camp3:gne cinesi, con la corrispondente richiesta di macchine, avrebbe creato difficoltà insormontabili: una soluzione tradizionale avrebbe imposto l'edificazione di nuove città, con tutte le conseguenze connesse (problema degli alloggi, del vettovagliamento ecc., oltre 'che problema di costi). Naturalmente in una prima fase questo processo di industrializzazione di · nuovo tipo risponderà solo ad alcune esigenze immediate; la stessa produzione sarà limita~a alle macchine. agricole piu semplici, realizzabili cr1n mezzi di fortuna. Ma in una seconda fase dovrebbero sorgere in Cina delle vere e proprie « città rurali», forti delle loro industrie e autosufficienti (vedremo piu avanti come un analogo progetto sia stato accantonato nell'URSS). Un'altra conseguenza diretta dell'esperimento delle Comuni consiste, come abbiamo accennato quando parlavamo delle scuole, nél fatto che la popolazione è spinta a darsi essa stessa un'istruzione tecnico-industriale moderna. In un certo senso le officine che si stanno creando nelle campagne diventeranno la riserva di mano d'opera per le grosse fabbriche delle città. La trasformazione da contadino in operaio sarà meno difficoltosa; lo stesso ritmo di industrializzazione urbana ne trarrà importanti benefici, essendo nel futuro le città rifornite di mano d'opera semi-specializzata. Ciò aumenterà anche il livello culturale dei contadini, e ne trasformerà la psicologia. 4. Riserve sui metodi: militarizzazione del lavoro e abolizione della vita privata. Verso le Comuni di fabbrica. Come si vede i progetti sono ambiziosi, e tali da trasformare non solo il volto della Cina, ma anche i suoi abitanti. Tutto ciò però viene realizzato con metodi che, indubbiamente tipici per un paese sotto-sviluppato, non sono concepibili nè trasferibili in un paese, ad esempio, dell'Europa occidentale o anche orientale. Simili piani di sviluppo, per quanto giganteschi e per quanto appassionanti, sono accompagnati in Cina da forme organizzative che ripugnano alla nostra mentalità, e che non sarebbero accolte neanche in altri paesi asiatici, come l'India. Due, sostanzialmente, sono le nostre riserve sui metodi cinesi. La prima riguarda la militarizzazione del lavoro che sta diventando la caratteristica del regime cinese. Il lavoro nelle Comuni viene organizzato secondo veri e propri criteri militari, aspetto che i dirigenti di Pechino non nascondono affatto, e neanche considerano transitorio (ma ritengono valido almeno per un lungo periodo). La mano d'opera concentrata nelle Comuni . è stata organizzata in tante « brigate » di lavoro che praticano « l'obbedienza di massa » e sono trasferibili da un punto all'altro del territorio amministrato dai nuovi organismi in base all'urgenza di questa o quell'altra opera pubblica. Il secondo aspetto per noi inaccettabile, collegato direttamente al primo, è l'abolizione, o quasi, di qualsiasi forma di vita privata all'interno delle Comuni. Tutto viene subordinato alla Comune e al suo rendimento economico, nell'interes- , . B_ibliotecaGino B·ianco

Luciano Vasconi se finale della collettività. La stessa vita familiare ne risulta profondamente mutata. La propaganda cinese insiste sui vantaggi della « linea militare >> adottata in base agli insegnamenti di Mao Tse-Dun, e sul carattere progressivo della « vita collettiva » attuata nelle Comuni, facendo il paragone con i vincoli patriarcali del vecchio nucleo familiare di derivazione feudale. Tuttavia, per la prima volta forse dalla vittoria rivoluzionaria, viene meno oggi quella moderazione e gradualità che aveva caratterizzato finora il regime cinese. Spinti da necessità economiche, e insieme dall'ambizione· di bruciare le tappe, i dirigenti di Pechino non esitano a troncare rapporti umani che non possono essere semplicemente catalogati sotto l'etichetta del modo di vita patriarcale. Prendi~o l'esempio delle forme che sta assumendo la nuova « vita collettiva». I membri della Comune d'ora in avanti vivranno in alloggiamenti collettivi, consumeranno i pasti in mense collettive; le loro donne, impegnate a lavorare a parità di diritti e doveri con gli uomini, saranno « liberate » non solo dalle forme di schiavitù patriarcale, ma allontanate dal desco familiare e dall'educazione diretta dei figli, per essere mobilitate nelle brigate di lavoro. L'emancipazione della donna assume nella propaganda ufficiale cinese forme - che diventano, a dir poco, grottesche. Sulla stampa quotidiana si possono leggere articoli che illustrano i « qu.attro flagelli» di cui era vittima la contadinà cinese: la pietra da arrotare, la macina d~l grano, il fornello da cucina e il desco familiare. Con un semplicismo· impressionante si .paragonano fatiche reali, e da abolire, a occupazioni che qualsiasi donna cinese, per quanto favorevole alla rivoluzione, esiterebbe a giudicare « ·flagelli >>. Il passo è breve per elencare un quinto flagello: i figli. E infatti essi, d'ora in avanti, dovrebbero essere educati esclusivamente :negli « asili-nido», perché anche questa istituzione, in sé positiva, dovrebbe assumere poco per volta una funzione permanente: Liu Sciao-ci, durante una visita nell'Honan, ha ··raccomandato l'istituzione di asili « a rotazione intera >>, vale a dire a pensione completa, mentre quelli finora ·esistenti restituivano i bambini alle rispettive fa~iglie alméno ogni sera. Il « Quotidiano del popolo >> aggiungeva, commentando le parole di Liu Sciao-ci, che i ragazzi raccolti negli asili « non pensano affatto con nostalgia alle loro cas-e», -ma anzi « considerano l'asilo come la propria casa». Atteggiamenti di questo genere sono frequenti nelle prese di posizione delle autorità comuniste o dei loro propagandisti 1 • ~ non si riesce a com1 Sul « Kung Jen Ji Bao », a firma Hsiang Ceng, si leggeva recentemente: « Abbiamo un coJnpagno che prima si rallegrava sempre quando apprendeva dai giornali che si stavano costituendo nuove Comuni... Negli ultimi tempi però i sentimenti di questo nostro compagno sono sensibilmente mutati, ed egli ci racconta ora com'era. bello il periodo in cui sua moglie, al ritorno· dal lavoro, lo accoglieva con una buona cena ed egli poteva, ogni qual volta lo desiderava, giocare con suo figlio. Negli ultimi- tempi anche sua moglie ha deciso di patteBiblioteca Gino Bianco

« Comuni » in Cina I prendere fino a qual punto ciò sia conseguenza· di sçhematismo ideologico di vecchia data - che riporta il pensiero alle concezioni utopistiche tipo La città del sole -, oppure dipenda dalla necessità immediata di combattere le resistenze che incontrano i nuovi metodi dando ad essi una veste teorizzatà ad ogni costo (il metodo della ~<persuasione», tanto caro ai ·comunisti cinesi, doveva però proprio giungere a tanto bizantinismo?). Lo stesso vale per la « linea militare » teorizzata dal partito. « L'idea c~e il popolo intero deve essere fatto di soldati è una parte importante del pensiero strategie~ del compagno Mao Tse-Dun, ed è parte integrante della su~ idea delle Comuni ~polari», scriveva recentemente l'organo teorico « Bandiera Rossa». Questa idea, aggiungev,a il giornale, ~« è un esempio della combinazione della verità universale del marxismo-leninismo con la pratica ~oncreta della rivoluzione cinese; e rappresenta anche un nuovo sviluppo ·della scienza militare ». ~ L.a concezione del « cittadino-soldato », è ora predominante in Cina, e riguarda non solo le Comuni rurali ma anche le città industriali, dove la nuova « linea» sta guadagnando rapidamente terreno. Entro un anno è prevista la creazio·ne di Comuni urbane e di fabbrica. Già ora il lavoro dell'operaio ha_di fatto super~to il limite delle otto· ore e ha raggiunto quello di dodici o.re quotidiane, a salario invariato; le imprese a ciclo continuo hanno di fatto abolito il terzo turno per dar yita a due soli turni giornalieri di dodici ore. La stampa cinese scrive che il nuovo sistema deve estendersi ovunque, dalle campagne alle città, dalle fabbriche agli uffici, dalle_s. cuote alle organizzazioni governative. « Linea militare>>e « linea di massa» significano anche· rota_zione del lavoro « per 1eliminare le differenze tra le attività manuali e. quelle intellettuali»: e anche qui l'applicazioJle di queste teorie procede a ritmi che rasentano l'utopia, con funzionari e scrittori inviati periodicamente a lavorare nei campi o nelle fabbriche per mantenere « i contatti col popolo», tesi valida finché pi:-evaleil buon senso, ma assurda quando si superano certi limiti in base a concezioni schematiche. Il « cittadino-soldato » nelle Comuni . . . cipare al lavoro produttivo, suo figlio è stato sistemato in un asilo, e i pasti li consumano alla mensa comune. Da quanto esposto si vede chiaramente che le vecchie abitudini e il modo di vita sono radicalmente cambiati, e ·tutto ciò non ha fatto troppo piacere al nostro compagno. Ha cominciatò a litigare con la moglie, e una volta,' in un momento d'ira, ha esclamato: " E' ancora possibile chiamare questa la nostra bella e accogliente casa? ". E'· chiaro che questo nostro compagno ha toccato un problema molto importante, ma il modo con . cui l'ha esposto dimostra che qualcosa non .va nella sua ideologia». L'autore qell'articolo prosegue facendo una contrapposizione tra la « piccola famiglia individuale » e « la grande famiglia collettiva », e, vantando quest'ultima, ne illustr~ i vantaggi : « In una simile famiglia, quando verrete a casa potrete conversare sul grande balzo in avanti e anche vostra moglie parlerà con entusiasmo ~el balzo in avanti, e vostro figlio, rientrato in casa, canterà la canzone " Il socialismo è buono " ». Biblioteca Gino Bianco

Luciano Vasconi ha diritto, se uomo, a due soli giorni di riposo al·.mese (la settimana diventa in altre parole. di quindici giorni), se donna a tre giorni al mese, con un mese soltanto di riposo in caso di maternità. Il « cittadino-soldato » è invitato. dalla propaganda a rinunciare a parte del suo salario nell'interesse collettivo; se il suo rendimento è considerato insufficiente e se dimostra poca voglia di lavorare è soggetto a multe (principio avversato, come è noto, da Lenin, al quale amano tanto· richiamarsi i dirigenti comunisti). Nelle Comuni ·rurali, poi, si è dato inizio a un nuovo esperimento anche per quanto riguarda le paghe: il salario cede sempre piu decisamente il posto al pagamento in natura, e le autorità vantano, a tale proposito, come una conquista che si avvicina all'ideale «comunista>>, il fatto che i membri della Comune ricevono il riso gratuitQ dallo .Stato insieme agli altri generi di prima necessità. Sostenere che i membri delle Comuni ricevono da mangiare gratuitamente quando si valuti appena decentemente il loro sforzo e il loro impegno rappresenta un'altra forma di bizantinismo. In realtà i dirigenti comunisti hanno trovato il modo di rende~e quanto più economico possibile il lavoro umano, distribuendo salari ridotti al ~inimo e risolvendo così il problema del costo della n1ano d'opera. Ma non si venga a dire che questa sarebbe la « società comunista ideale». La « militarizzazione del lavoro >>ha raggiunto forme che non si era immaginate neppure Trotzkij, il quale, nel periodo del « comunismo di guerra », durante la guerra civile sovietica, aveva sviluppato un'idea del genere 1 • In ogni caso i dirigenti cinesi hanno ottenuto un doppio risultato con il loro nuovo esperimento: mobilitare la mano d'opera per le necessità produttive e contemporaneamente per le esigenze militari (va infatti notato che la creazione delle « milizie popolari >>ciriesi, sorte a ritmo incalzante durante la crisi estiva di Quemoy, non derivava essenzialmente da quella specifica contingenza internazionale, ma dalla nuova struttura che si stava in quel periodo estendendo nelle campagne e, da queste, alle città). Sul piano economie~ il nuovo esperimento consente ai 4irigenti cinesi di colmare il vuo_to di un'accumulazione capitalistica quasi inesistente al mo-- mento della presa del potere. Negli statuti delle Comuni essi fanno iscrivere il principio che si deve « assicurare la massima rap~dità alla riproduzione allargata». Essi però, nel far questo, non calcolano il costo «umano>> e, forse, i limiti di resistenza della popolazione. · 1 Cfr. l'intervista sulle Comuni concessa da Isaac Deutscher all' « Espresso» (del 19 ottobre '58): « Ancora una volta ci troviamo di fronte a un'idea sviluppata in Russa da Trotzkij nei primi anni della rivoluzione. Fu in base a questa idea che Trotzkij organizzò gran. parte dell'esercito sovietico e tentò in Russia la militarizzazione della mano d'opera, cioè l'organizzazione del lavoro industriale e agricolo su basi militarL .. Questo (quanto avviene in Cina, n. d. r.) sembra essere supertrotzkismo: un tipo di militarizzazione della manq d'opera che, nel 1920, avrebbe fatto paura allo stesso Trotzkij, il quale non tentò certo d'organizzarlo su scala. cosf vasta ». Biblioteca Gino Bianco ·

« Comuni » in Cina « L'uomo - scriveva recentemente un dirigente comunista cinese, Li Fu-ciun - è prima di tutto il creatore dei valori materiali. Quando vi sono molti uomini, è possibile produrre di piu e accumulare riserve ancora più ìngenti >>. Questo• concetto utilitaristico dell'elemento umano, non certo inventato dai comunisti cinesi ma vecchio di secoli, è quanto noi critichiamo ad esempio negli sfruttatori borghesi, che giudicano l'uomo solo in base alla sua forza-lavoro. Nel Manifesto dei comunisti Marx ed Engels condannavano anche tale concezione, non solo il depredamento del plus-valore da parte dei capitalisti. Quel dirigente cinese, quindi, ha compreso probabilmente solo in parte l'insegnamento marxista, o per lo men.o gli dà un'interpretazione restrittiva tale da snaturarlo nei suoi elementi di portata umanitaria. Sottrarre il popolo cinese da una secolare miseria, farlo produrre, edificare quasi da zero un'industria e un'agricoltura moderne; apr~re alla donna le attività produttive e le moderne professioni, costruire asili per l'infanzia o case di riposo per la vecchiaia: tutte queste sono certamente utili e grandi cose. Il socialismo non è però soltanto la statizzazione o la socializzazione dei mezzi di produzione, non è soltanto un nuovo modo di produrre, o di aumentare le capacità produttive, ma è democrazia in tutte le sue derivazioni; quindi è negazione di ogni form·a di irreggimentazione (anche se imposta non con la violenza ma dalle circostanze) e rispetto della personalità umana. La « militarizzazione del lavoro » è lontana da tutto questo. Ovviamente questioni del genere hanno piu senso per noi, in occidente, che per un qualsiasi cinese, il quale, come dicevamo, deve prima di tutto risolvere il problema del vitto e dell'affrancamento dalla schiavitu di una miseria totale e indescrivibile. Anche il rapporto individuo-collettività è diverso in Asia rispetto all'Europa, cosf con1e diverso diventa il problema della libertà quando manca l'essenziale per vivere (ciò vale egualmente per situazioni di quel genere presenti, in forma drammatica, anche in Italia). Queste circostanze vanno sempre tenute presenti quando si vuol comprendere ciò che accade nei paesi che partono da condizioni di arretratezza economica. Ma anche sotto questo profilo i metodi di Pechino non convincono, non solo per la non-trasferibilità della « via cinese » ma per le caratteristiche proprie di essa, e fanno cadere un'ombra preoccupante sul pur coraggioso esperimento delle Comuni. 5. Le conseguenze dell'accelerazione. Le « contraddizioni » ri·velate dall'esperimento delle Comuni. « L'accelerazione, che da qualche tempo costituisce un tratto saliente della rivoluzione cinese, può influire negativamente su questa condotta pedagogica del regime? Essa non susciterà quei centri d"i resistenza che, per la prima volta, potrebbero costituire la sicura base di un'opposizione virtuale? >>. Questa domanda se la poneva Paul Ricoeur nell'articolo Interrogativi sulla Ci~a, apparso nel nupiero speciale del «Ponte» (La Cina d'oggi) dell'aprile Biblio eca Gino Bianco,

Luciano Vascbni '56. Se già allora era una domanda pertinente, essa acquista maggior vigore oggi, con l'entrata in funzione dell'esperimento delle Con1uni. E' possibile formulare una risposta? Pensiamo che la cautela sia, ancor oggi, necessaria prima di spìngersi in ipotesi che potrebbero rivelarsi non conformi alla realtà. Invece di rispondere, quindi, con un'affermazione o una negazione, entrambe - al momento - arbitrarie, ci limiteremo a illustrare alcuni dati certi, ammessi dalla stessa stampa di Pechino. Nel maggio '58 la tesi dell'accelerazione si è affermata in tutta la sua portata. Essa fu il tema centrale della relazione di Liu Sciao-ci alla seconda sessione dell'8° congresso del PC cinese (svoltasi dal 5 al 23 maggio). Il vicepresidente del partito dichiarò allora - dopo aver parlato della lotta al « revisionismo », di non meglio precisate espulsioni dal partito e delYesistenza di movimenti « separatisti )), oltre che della lotta contro i residui « borghesi » - che in Cina << taluni sollevano delle obiezioni, e dicono che l'aumento del ritmo di costruzione fa s1 che la gente si senta tesa)). Liu-Sciao-ci contestò tale giudizio, evidentemente espresso con forza dagli oppositori per diventare argomento di dibattito, sostenendo che un meno rapido sviluppo dell'economia nazionale creerebbe in Cina una situazione « estremamente piu tesa»; perciò - concluse - bisogna lavorare «duramente)) almeno per tre anni ancora, con l'obiettivo di superare, entro quindici anni, la produzione bri- . tannica. Dalle parole di Liu Sciao-ci, malgrado la contestazione polemica, emergeva l'ammissione di uno stato di tensione, all'interno del popolo, tale da preoccupare le autorità comuniste. L'pnico argomento che si opponeva a tale constatazione era infatti, come si vede, la tesi che la tensione sarebbe piu grave e pericolosa abbandonando obiettivi ecol?-omiciche dovranno, in quindici anni, svincolare la Cina dalla condizione di paese sotto-sviluppato. E' una tesi tutt'altro che disprezzabile, ma che dimostra i margini di pericolosìtà dell'es~rimento in corso. Potrà il popolo sopportare· gli attuali ritmi, pur conscio dell'importanza vitale del suo sforzo? E dall'altro lato: lo sforzo richiesto dalle autorità è stato calcolato in base ai limiti di sopportazione del popolo? . Sulla stampa cinese si leggono note impressionanti a questo proposito. « Il compagno Wang-Wen-ciu - si legge ad esempio sul « Kung Jen Ji Bao », ·a firma Yu Lin-kuei - ritiene che la dura lotta che. combattiamo sia troppo logorante e che una simile situazione, se perdura, sarà insostenibile. Alcuni miei colleghi di lavoro sogliono dire spesso: "Ci sar~ un giorno una fine? Non sarà possibile resistere se durerà ancora molto. E' possibile o no resistere? " 1 • Domande del genere compaiono da qualche tempo numerose sulla . 1 Yu Lin-kuei, oper~io in una fa~b~i~a _per. la lavorazione del legno a Pechino, per conto suo risponde che SlPJ.ili dubbi sono la conseguenza di « pr~ Biblioteca Gino Bianc0

<< Comuni » in Cina stampa di Pechino. I propagandisti e i dirigenti comunisti obiettano che è sbagliato porre il problema in termini di res~stenza fisica, ma che si tratta di « resistenza ideologica». « Chiarendo le posizioni ideologiche - scrive un giornale d'i Pechino - l'odierna lotta potrà venir sopportata non solo per tre anni, ma per un piu lungo numero di anni». Dal che si deduce che la parola d'ordine « lavorare duramente per i prossimi tre anni» non è da prendersi troppo alla lettera: i comunisti cinesi si sono posti obiettivi che difficilmente sono raggiungibili in cos1 scarso tempo, e non esiteranno a chiedere ulteriori sacrifici anche dopo. Praticamente gli attuali ritmi dovrebbero restare inalterati almeno per un quindicennio, finchè non sarà raggiunta e superata, cioè, la Gran Bretagna. Perciò dicevamo, parlando della « militarizzazione del lavoro», che questo aspetto della « via cinese>>non è considerato dai dirigenti comunisti transit(?rio ma valido per un lungo periodo; teorizzando il valore «permanente>> di simili metodi, i dirigenti di Pechino infatti si rendono conto che per raggiungere detèrminati risultati non pos-· sono mobilitare il lavoro umano soltanto per qualche annata eccezionale. Come reagisce il popolo? Abbiamo già accennato al fattore di volontarietà che indubbiamente accompagna il nuovo esperimento. Questa volontarietà, che risulta ancora un elemento a favore del regime cinese, non significa però assenza di critiche e di opposizioni, anche energiche. Anche qui ci riferiamo a quanto apparso sulla stampa e sulle pubblicazioni teoriche di Pechino, che rçcentemente hanno elencato i diversi tipi di « contraddizioni » rivelatisi nel corso dell'esperimento delle Comuni. Rifacendosi al noto criterio di Mao Tse-Dun, la stampa cinese ha ammesso che si sono avuti, con ·l'instaurazione delle Comuni, alcuni tipici esempi di « contraddizioni antagonistiche >>,cioè casi di vero e proprio sabotaggio, dovuti a elementi « controrivoluzionari >>;nei confronti di questi elementi ostili, aggiunge la stampa ciriese, si deve condurre una lotta senza quartiere. Ma si sono avuti anche episodi che rivelano l'esistenza di « contraddizioni non antagonistiche», di « contraddizioni all'interno del popolo>>; in questi casi si deve ricorrere ancora al metodo· della persuasione. La stampa cinese cita tre categorie fondamentali di tali <( contraddizioni blemi . ideologici non ancora risolti )>. Yu Lin-kuei, che è un entusiasta, porta l'esempio del suo reparto: « Qui lavoriamo soltanto tre volte al mese ininterrottamente giorno e notte, per poi riposare un'intera notte e ~n giorno. Lavoriamo solo sei volte al mese fino alla mezzanotte, mentre gli altri giorni lavoriamo fino alle dieci di sera, quando andiamo a riposare per riprendere i1 lavoro alle sei del mattino successivo. Perché il riposo ci sia assicurato, il segretario del partito viene ogni sera da noi, incitandoci ad andare a dormire. Succede generalmente che non andiamo a dormire all'ora prestabilita, e continuiamo e combattere questa lotta violenta. Molti dei miei compagni si sono portati appresso delle brande e dormono qui, per poter cosf gareggiare piu efficacemente col tempo... Siamo entusiasti di questa lotta, e finché sentiamo nel cuore forze nuove, anche il corpo viene perva~o da questa forza», conclude l'idealista Yu Lin-kuei. Biblioteca Gino· ianco

Luciano V dsconi a carattere interno», cioè non ostili al sistema. Nella prima categoria vengono poste le contraddizioni tra i contadini di medie condizioni, « ancora imbevuti .di ideologie borghesi )), e i contadini poveri o di condizioni piu mod~ste « i quali seguono fedelmente la via del socialismo». I primi, partendo da posizioni individualistiche, esprimono il loro malcontento per il diffondersi delle misure intese a cedere alle Comuni il bestiame, gli appezzamenti di terreno coltivato ancora rimasti ai singoli, o i terreni boschivi. Essi si dicono contrari al sistema del pagamento in natura, e incitano i membri delle Comuni che percepiscono minori paghe in denaro a rivoltarsi verso quanti percepiscono salari piu alti. (Nei confronti dei contadini medi, in altre parole, viene elevata l'accusa di incitamento alla ribellione, facendo essi leva sui contadini poveri, quelli in condizioni piu disagiate, pur tendenzialmente favorevoli ai sistemi collettivistici per istinto di classe; questi ultimi sono invitati a combattere i « residui borghesi)) dei contadini medì). . Nella seconda categoria la stampa cinese annovera le contraddizioni che sorgono all'interno delle stesse masse popolari che nel loro complesso simpatizzano per le Comuni. Qui, secondo la propaganda, si rivela una contraddizione qi carattere ideologico, vale a dire una lotta fra « il vecchio » e « il nuovo )). Sorgono cos1, per « insufficienza ideologica )), manifestazioni di dubbio o sfiducia verso le Comuni medesime, atteggiamenti dubbiosi nei confronti dei nuovi metodi di vita collettiva, critiche nei confronti del pagamento in natura (che - si obietta - ha avuto per risultato la riduzione delle entrate in denaro dei contadini paveri e di quelli medi ma meno abbienti). Infine vi è la terza categoria di contraddizioni, quelle che sorgono tra i dirigenti e le masse. Certi dirigenti, ammette la stampa di Pechino, hanno interpretato la parola d'ordine « organizzatevi secondo schemi militari» come un incoraggiamento all'autoritarismo dei capi 1 • Vengono perciò criticati dalle masse per il loro tono di comando e per non tenere in sufficiente considerazione le necessità di riposo dei lavoratori. Vi sono poi altri dirigenti che seguono una linea opposta: dopo essersi dichiarati apertamente contrari alla politica del partito nella questione delle Comuni, questi ultimi sono giunti persino a manifestare l'intenzione di uscire dal partito (è un'ammissione_ che rivela l'esistenza di una opposizione interna piuttosto vigor_osa).Questi diri1 L'organo teorico « Bandiera Rossa>>(n. 7 del 1° settembre '58) si poneva la domanda se la « linea militare>> avrebbe alimentato l'autoritarismo. « In realtà - rispondeva la rivista -, man mano che la produttività del lavoro aumenterà, che la meccanizzazione e l'elettrificazione del lavoro agricolo andranno sempre piu sviluppandosi, nella misura in cui_ aumenteranno i prodotti sociali e· si eleverà il livello culturale del popolo, il tempo del lavoro verrà gradatamente abbreviato, l'intensità del lavoro sarà ridotta, e ~i avr~no quindi possibilità sempre maggiori di superare l'autoritarismo >>. Questo è perciò considerato un male temporaneamente necessario; · non viene respinto come tale, si dice soltanto che verrà meno qu_ando saranno mutate le condizioni economiche della Cina. Biblioteca Gino Bianco

« Comuni » in Cina genti, dice la stampa cinese, « issano la bandiera bianca >>sulle Comuni, e le loro concezioni vanno sradicate. Le critiche non si limitano alle campagne. Parecchi operai delle città - è sempre la stampa di Pechino a dichiararlo - criticano i turni di dodici ore senza corrispondente compenso materiale, dichiarando che ciò viene a cozzare con il fondamentale principio socialista della compensazione del lavoro svolto (e la risposta -dei propagandisti è sempre la stessa: « rafforzatevi ideologicamente, e comprenderete l'inutilità di si~ili obiezioni>>). Vi è dunque resistenza, e vi è opposizione. Non possiamo valutare, per ora, i limiti o l'ampiezza di simili fenomeni. Quindi è difficile dire se l'accelerazione dei ritmi possa creare un'opposizione pericolosa per il regime. I fenomeni rivelati dalla stampa di Pechino sono tuttavia preoccupanti, e .confermano la fondatezza dell'interrogativo che si poneva il Ricoeur. Alla luce di tali fatti si comprende anche come sia potuto venir meno l'appello alla tolleranza lanciato nel '57 da Mao Tse-Dun ( << lasciate che cento fiori fioriscano, che cento scuole competano fra di loro »). I princìpi di Mao non sono stati rinnegati nel loro aspetto teorico, ma la pratica ne ha ridotto sensibilmente il valore e il significato reale. Forse, al momento di essere espressi, era prevalso un giudizio piu ottimistico della situazione, o non si intendeva ancora bruciare le tappe come ora. Forse non erano state valutate alcune obbiettive difficoltà interne. Le giustificazioni possono essere numerose. Bisogna riconoscere tuttavia che sono venute meno tante speranze. l « cento fiori » sqno per il momento in frigorifero, e tutto lascia credere che vi resteranno per almeno quindici anni. · 6. La « via cinese» e l'URSS. « Rivoluzione ininterrotta» senza NEP. Come reagisce l'Unione Sovietica al nuovo sviluppo dell~ « via cinese al socialismo »? La domanda venne posta a Isaac Deutscher 1 il quale notò anzitutto la « strana riservatezza» delle reazioni sovietiche. Il rilievo è tuttora valido. Un recente numero del « Kommunist », la rivista teorica del PCUS, esamina l'esperienza delle Comuni cinesi ma solo come fase della collettivizzazione agricola; i teorici cinesi attribuiscono inveèe al loro esperi1nento un'importanza ideologica eccezionale, e non esitano a sostenere che lè Comuni rappresentano in germe « l'unità base della società comunista integrale», quella società in cui « ciascuno riceverà secondo le proprie necessità, e non soltanto secondo il proprio lavoro ». · Mosca sembra ~ e a ragione - piuttosto scettica in proposito. « Non c'è dubbio - aggiungeva Deutscher - che i leaders sovietici vedono nel decreto cinese per la creazione delle Comuni. rurali qualcosa come un'eresia. I russi sono scettici e dubitano che Mao ·abbia successo». Deutscher ricordava · 1 Cfr. l'intervista di .Deutscher già citata ( « Espresso » del 19 ottobre '58). Biblioteca Gino Bianco

Luciano Vasconi eh.e anche nell'URSS si era tentato, nei primi anni della rivoluzione, un esperimento del genere: « Storicamente, l'idea della Comune rurale non è nuova. Fu tentata in Russia su scala molto minore immediatamente dopo la rivoluzione bolscevica, approssimativamente tra il 1918 e il 1922. Ma l'esperimento si concluse con un fallimento)). Piu tardi, negli ultimi anni della vita di Stalin, Krusciov aveva proposto dapprima la fusione dei « colcos )) sovietici piu piccoli e meno redditizi (1950-'51) e poi aveva lanciato l'idea delle « agro-gorod )), le « città agresti )) (tali dovrebbero diventare in prospettiva le Comuni cinesi se l'esperimento riuscirà). La p~ima proposta di K.rusciov era stata accolta e applicata; la seconda, concernente le « agro-gorod )), era stata respinta da Stalin e da Malenkov (quest'ultimo, in qualità di relatore al 19° congresso, aveva definito «intempestivo>)· il suggerimento). K.rusciov finora non ha riesumato il suo vecchio progetto, ed ha preso l'iniziativa di riforme in agricoltura che non solo rafforzano i « colcos >), ma, come ricordava Deutscher, tendono a trasformare i rapporti tra lo Stato e i contadini ponendoli su una base di mercato (vendita delle macchine agricole ai « colcos )), abolizione delle consegne obbligatorie ecc.). , E' indubbio che Mosca e Pechino seguono due strade diverse. La diffe~ rente impostazione si nota anche a proposito del sistema di retribuzione. Mentre Pechino ·va orientandosi verso il salario in natura, presentandolo come « superamento del sistema borghese nella corresponsione delle paghe.>1, a Mosca, in vista del 21° congresso, si andava affermando. la tesi o,pposta: il ritorno al salario come retribuzione per il lavoro svolto dai « colcosiani >> (misura già applicata dai « colcos » più forti e meglio organizzati) ~iché questo metodo, dicono parecchi economisti sovietici, ha il vantaggio• ·di stabilire un contatto immediato tra lavoro e retribuzione, offrendo ai « colcosiani » un riferimento diretto che favorisce l'aumento della produttività nelle aziende agricole. . Sono divergenze, queste, che dipendono naturalmente dal diverso grado di sviluppo della Cina e dell'Unione ·Sovietica. In questo senso, quindi, non v'è motivo di stupore. « I cinesi devono seguire piu a fondo la via del collettivismo proprio ·perché sono industria,lmente piu deboli», constatava Deutscher. Altri ricordano che la Cina è nelle condizioni dell'URSS annò 1930, termine di paragone da prendersi ~on cautela, specie quando si vuole, da questa base, teorizzare la « necessità storica)> di uno « stalinismo . . cinese)>. Però quello che colpisce non è la necessaria differenza tra due diversi modi di compiere una rivoluzione (fatto anzi che conferma la validità delle « strade 'diverse al socialismo )), principio che fu sancito dal 20° congresso sovietico); ciò che colpisce è la sensazione netta che i comunisti cinesi, prima così cauti nelle loro teorizzazioni, stiano ora presentando i loro esperimenti come modello di edificazione del «comunismo)>. « Il vento dell'Est prevale su quello dell'Ovest», dicono i cinesi quando Biblioteca Gino Bianco

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