Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

I 772 Benno Sternberg-Sarel brica l'operaio si trova di fronte questo modo di produzione come un fatto compiuto. Tuttavia con l'avvento della produzione di massa, man mano che la fabbrica s'ingrandisce, sia l'aspetto oggettivo che l'aspetto sociale della produzione si accentuano. Il Touraine mostra come nella organizzazione del lavoro l'Ufficio dei Metodi sopravanzi i reparti, cos1 come l'antico imprenditore è sostituito da una direzione, apparato collettivo burocratico, che pensa la macchina e l'organizzazione dei reparti, prevede il lavoro di ciascun operaio, pianifica la produzione in modo da predeterminare sia la totalità che i singoli particolari. Ma parallelamente a tale centralizzazione tecnico-burocratica, il carattere di cooperazione fra uomini, proprio della produzione industriale, si intensifica. « L'Ufficio dei Metodi, - nota Alain Touraine, - impartisce direttive ai capi settore, il marcatempi scende nei reparti, i controllori dipendono da un servizio centrale, l'attrezzista può essere distaccato in un reparto di produzione >> e « a fianco dei reparti di produzione diretta esistono reparti d'attrezzaggio e manutenzione, reparti per la preparazione del -lavoro, di prova, di controllo. Il progresso dell'organizzazione e della divisione del lavoro ha reso tutti i reparti ed i servizi piu strettamente dipendenti gli uni dagli altri ». Si nota cosi che l'azienda considerata come apparato produttivo diviene piu complessa, piu « oggettiva » e per ciò stesso piu sociale. Il macchinismo industriale è per il Touraine, al tempo stesso la molla e la conseguenza di tale evoluzione. In realtà però sia la. macchina che il complesso · sono determinati dalla produzione di massa, dall'estensione del mercato che il capitalismo esige. In questa luce lo « scoppio » della macchina nella fase B e il suo raggruppamento nella fase C rappresentano solo modi dell'evoluzione sociale verso la concentrazione. Abbiamo già notato che la pianificazione è elemento costitutivo nel funzio!}a1nento della gran.de impresa industriale. Ora il piano d'impresa deve calcolare sia le forze produttive inerti, le macchine, cosi come le forze produttive viventi, il lavoro. Ma, da un lato, è al limite impossibile pianificare la riproduzione senza tener conto della soggettività- degli operai, cioè del loro atteggiamento nei confronti del proprio lavoro, e d'altra parte è parimenti impossibile, per la direzione, introdurre nel suo piano produttivo l'elemento << soggettività degli operai », cioè considerare questi ultimi non piu come elementi della produzione ma come esseri che giudicano questa produzione. Si può dire che la storia sociale dell'industria non è altro che la storia di questa contraddizione. La direzione tende a risolvere tale contraddizione tentando di integrare gli operai nella vita della fabbrica, spingendosi fino a forme di cogestione operaia; ma ogni volta, a un determinato punto, questi tentativi si trasformano nel loro contrario. Una volta create le istitqzioni operaie la direzione non si dà pace finché non le ha integrate al suo proprio meccani,smo; la necessità di una socializzazione del processo Biblioteca Gino Bianco ·

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