E. Soave - G. Mottura Il protagonista è ormai il monopolio, che ne ha saputo approfittare. A un inizio caratterizzato da un'impostazione nettamente offensiva, con una struttura organizzativa nata in un clima di tensione ed attesa rivoluzionaria, il sindacato di classe si trova gradatamente costretto a far fronte, in queste condizioni estremamente svantaggiose per una lotta a piu lunga scadenza, a una ripresa vigorosa delle forze capitalistiche. Il feno1neno che in tale situazione si verifica nel sindacato trova il corrispondente in tutta la politica della sinistra operaia negli anni seguenti la guerra. Da una posizione offensiva si tenta di passare a una posizione di fatto difensiva, organizzativamente, mantenendo d'altra parte formalmente inalterate le vecchie formulazioni e prospettive, ormai inadeguate alla nuova realtà che si deve affrontare. In questo squilibrio, e nella conseguente crisi latente, s'inserisce la politica della direzione, nel tentativo di mutare in agonia quella che poteva presentarsi come una crisi di assestamento e di adeguamento. L'obbiettivo im1nediato fu di mettere la FIOM in minoranza nella fabbrica. Ottenuto questo, il riformismo aziendale non tardò a mostrare i suoi lin1iti, nel prevalere della violenza sul paternalismo, e il ritmo stesso delle erogazioni da parte della direzione rallenta notevolrr1ente. Il lavoratore, in queste condizioni, è sempre piu sottoposto a quell'atmosfera di paura cosI eloquentemente documentata nell'inchiesta del Carocci. Nella fabbrica si trova dinanzi ad ombre di sindacati, privi di fatto d'ogni potere contrattuale e, nel caso della CISL e della UIL, mantenuti in vita dalle concessioni del monopolio e dal terrorismo politico. Con la frattura della CISL, che spezza momentaneamente questo instabile equilibrio, si apre una nuova fase della politica padronale: « Il monopolio ha spinto allora verso un sindacato autonomo, di ispirazione apertamente padronale, . che faccia appello alla consapevolezza dei lavoratori· di far parte di un gruppo privilegiato: quello degli addetti al settore piu avanzato del capitalismo del paese >>.Questa è la politica che, nel quadro piu ampio delle future realizzazioni del MEC, ha portato alla creazione del « Sindacato dell'automobile))' organismo che trasferisce sul piano eu~opeo gli indirizzi propri dei cosiddetti « Liberi Lavoratori Democratici >>di corporativismo settoriale, piu che aziendale. Ciò pone naturalmente problemi nuovi e grandiosi al sindacalismo di classe: la stessa agitazione per la « libertà nelle fabbriche )) mantenuta viva attraverso convegni di illustri personalità della cultura, e quella della « democratizzazione dei nìonopoli )), iniziative che si limitano a porre la questione in termini di rammarico e di denuncia, tendono a rimanere astratte e inoperanti, perché spostano il perno dell'azione all'esterno della fabbrica, traducendolo in termini di « pressione >>sµll'opinione pubblica, e tentano cosI di spostare su altri ceti i compiti politici propri della classe operaia. Ciò avviene in un periodo in cui invece la classe operaia - e questa ci appare la conclusione logica da trarsi dopo la lettura dell'inchiesta del Carocci - ha più che mai bisogno d'un rinsaldamento interno, e di un aumento di peso specifico all'interno della fabbrica intorno ai propri istituti di rappresentanza. E questo rinsaldamento si può raggiungere soltanto in termini di « autonomia rivoluzionaria->> della classe operaia, « liberata da ogni condizione, esterna e interna, di sudditanza -e di subalternità », quando cioè l'autonomia stessa « sia fondamento della sua vita e della sua azione >>.In questa prospettiva, il problema della « libertà nelle fabbriche >>si concreta, e si identifica con il problema del controllo operaio. E. SoA VE - G. MorruRA BibliotecaGino Bianco·
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