Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Giuseppe Palermo-Patera ci pone il problema di un potenziamento delle nostre strutture commerciali. La R.F.T. è un esempio per tutti in fatto di strutture commerciali. In Italia in generale occorre· superare il preconcetto di un credito commerciale che è essenzialmente un credito a breve termine. Il commercio ha anche, per cosi dire, problemi di « impianti fissi )), in rap•porto ai quali deve sentirsi la necessità di un credito commerciale a lungo termine. Procedendo a rapidi passi, i problemi dell'agricoltura e dell'industria si connettono con altre questioni, ad e5'empio: quella dei capitali. Secondo lo schema Vanoni ci occorrevano capitali stranieri; col M.E.C. i capitali possono venire, ma anche andarsene, benché in questo ultimo caso ci siano delle garanzie. Tuttavia sul punto, come piu in generale per tutti i problemi che ci stanno di fronte, è ch'iaro che il fattore determinante è politico. La -necessità decisiva è la presenza operaia, la pre~enza democratica. Il problema dei capitali ci richiama un altro punto centrale: il grado di positività della specializzazion,e internazionale nelle c. d. « economie di mercato )), il grado di positività della liberalizzazione tra paesi capitalisti specie in rapporto alle conseguenze per i paesi meno sviluppati. Secondo la teoria classica, il regime di libero scambio serviva soprattutto alla specializzazione internazionale e non si creava il problema di sguilibri tra aree piu o meno sviluppate: il vantaggio era generale. È noto che gueste opinioni sono state generalmente superate da altre piu pessimistiche. Il Myrdal, tra gli altri, ha sostenuto che regimi di liberalizzazione rendono piu ricchi i ·paesi sviluppati e piu poveri i paesi sotto-sviluppati. È certo che il problema della specializzazione internazionale esiste. Esso è affrontato proprio di questi tempi con maggior vigore dag-li stessi paesi a « democrazia popolare )), dopo espressi e categorici richiami di Krusciov (che, tra l'altro, aveva lamentato che in quasi tutti i paesi a « democrazia popolare >>si producessero autoveicoli e trattori). Ed è altrettanto certo che delle « libére forze d~l mercato >>non ci si può fidare. Una impostazione corretta deve probabilmente comprendere un proposito di azione per ottenere il piu possibile sui due fronti, cioè ottenere il piu pos- ~.ibile nel senso della specializzazione e nel senso di contenere gli scompensi prodotti dalle « libere forze del mercato >>.Non dovrebbe parer corretto, invece, rinunziare a tutto sopraffatti dai timori. Récentemente in sede teorica si è avanzata una correzione alla teoria classica. I classici - si dice - prevedevano la trasferibilità di tutti gli apporti, tranne uno: il lavoro umano, e il M.E.C. prevede il trasferimento anche di questo fattore. È dubbio che una simile correzione pos~a riequilibrare piu che in una misura limitata la reputazione delle « libere forze del mercato>>. Però, quale che sia questa misura, vediamo che cosa, nel caso, ci riserva il M.E.C. Non ricorderemo ciò che sanciscono i trattati. Pezzi di carta come i trattati, se rappresentano pur qualcosa specie in rapporto a forze ed esi.:: BibliotecaGino Bianco· I

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