Giuseppe Palermo-Patera L'agricoltura è un grosso problema dell'integrazione europea. Se ne è fatto e-se ne fa un gran parlare, ma va detto anche che nel caso la gradualità dell'integrazione è molto piu lenta che per il settore industriale e bilanciata da notevoli freni. Sotto certi aspetti,_ anzi, si sono fatti dei passi indietro nei confronti della precedente situazione creatasi con l'O.E.C.E. Ad esempio, per i prezzi minimi si è passati dalla contrattazione tra paesi alla imposizione · diretta da parte dei singoli paesi, salvo ratifiche, che, però, vengono dopo. È chiaro che è previsto che, nel corso del tempo, ciò muti e che in prosieguo gli organi della comunità a maggioranza potranno fissare delle liberalizzazioni. Ma ciò è meno vicino di quanto si crede spesso. Certo senza il regime dei prezzi minimi correremmo il rischio dello sbaraglio specie in alcuni settori come quello zootecnico, che è un settore quasi decisivo come, tra gli altri, ha indicato anche il noto ~< rapporto Saraceno >> di un anno fa. Dovremmo probabilmente proteggere il settore zootecnico e quello cerealicolo, in attesa di passare da questo a quello e ad una ortofrutticultura sempre piu specializzata. Per la carne la nostra competitività lascia molto a desiderare. I nostri costi sono nettamente superiori a quelli stranieri. Di tali alti costi sarebbe necessario studiare le cause. Sapere - non con denunce demagogiche, ma con seria documentazione - quali sono le incidenze della rendita, della distribuzione, dei grossisti in ispecie. Indagini in corso o programmate ci daranno, speriamo, indicazioni al riguardo. Migliori prospettive ci sono per tipi di zootecnia • marginale in aziende agricole div,ersamente specializzate, ciò interessa principalmente gli sviluppi agricoli del Mezzogiorno del paese. L'Italia settentrionale è, invece, interessata alle prospettive del riso, che in rapporto al M.E.C. sono buone. Per la provincia di Milano esiste un problema di rese unitarie oggi inferiori a quelle delle altre province (42 q. per ettaro a Milano, contro i 70 di Bologna, i 55 di Ferrara, i 50 circa di Alessarrdria, Novara e Vercelli). Il miglioramento nel M.E.C. può migliorare anche la situa·zione delle zone marginali. Ma nel settore occorre affrontare non trascurabili problemi di meccanizzazione, messi in piena luce dall'ultima campagna di raccolta. · Per la brughiera della Val Padana ci si orienta verso la pioppicoltura; ma la trasformazione è stata fatta talvolta con faciloneria, cosicché si debbono sottolineare ora problemi di selezione e di qualità. Indicative in proposito le risultanze di un recente convegno sulla pioppicultura tenutosi a Cremona. In rapporto a questi problemi si è avanzata da qualche parte la proposta di cooperazioni forzate attraverso il credito. Questo ci permette di allargare il dis.corso al problema della polverizzazione fondiaria, che è stato coraggiosamente affrontato - al di là di richiami demagogici - dalla Conferenza Agraria Nazionale del P.S.I. Ciò che ci induce se non a porre una soluzione a proporre urr tema: una cooperazione forzosa su un piano piu vasto di quello proposto per la pioppicultura. Biblioteca Gino Bianco·
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