Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Laura Conti Le modalità di controllo democratico consentite dagli ordinamenti attuali devono essere utilizzate il piu possibile; e non si può dire che questo sia finora avvenuto. Né i bilanci degli istituti, che pur.e vengono portati a conoscenza delle confederazioni sindacali attraverso i loro rappresentanti nei consigli di amministrazione, sono sottoposti a una critica serrata di fronte all'opinione pubblica, né, in generale, i consiglieri di amministrazione usano le prerogative della propria carica per conoscere a fondo i problemi degli istituti. Ciò avviene in genere per ragioni piuttosto banali, come ad esempio il cumulo degli incarichi nell'ambiente dei funzionari sindacali: se le cause sono banali, i risultati non sono però per questo meno spiacevoli. Quanto all,e modalità di controllo democratico di un tipo nuovo - affidate cioè agli organi democratici periferici del potere statale, che sono le pr.ovince e i comuni - è vero che oggi, a termini di legge, esse sono inesistenti ma è anche vero che la legge non può essere all'avanguardia rispetto a una pressione di massa, rispetto al costume, rispetto all'opinione pubblica. È vero che gli istituti hanno dei r,egolamenti nazionali, e che le loro burocrazie periferiche non posseggono un minimo di autonomia deliberativa, che le metta in grado di prestare ascolto a eventuali richieste, o proposte, o critiche, da parte dei comuni e delle province: ma è anche vero che ciò rientra nel quadro della generale svalutazione delle amministrazioni locali a vantaggio di una concezione tutta accentratrice - e originariamente fascista - dello Stato. E contro questa concezione si può e <:idev_elottare in sede legislativa; · ma soltanto un 'ispirazione miseramente parlamentaristica può indurci a ritenere che si possa farlo soltanto in sede legislativa. In questa fase l'azione parlamentare non potrebbe servire ad altro che ad impostare il problema, e farlo conoscere all'opinione pubblica. Ma decisiva - per quanto a scadenza - può essere soltanto un'azione condotta perifericamente: interessando fin d'ora comuni e province (soprattutto i comuhi) al funz~onamento degli istituti previdenziali. Occorre far leva su una caratteristica della nostra legislazione assistenzialeprevidenziale che generalmente non è abbastanza conosciuta in tutta la sua importanza e assurdità. I bilanci comunali infatti portano il peso delle in~ufficienze previdenziali, poiché là dove l'istituto previdenziale, per disposizione di legge o anche di propria iniziativa, considera esauriti i propri compiti, là deve subentrare l'assistenza comunale. Se l'istituto previdenziale ritiene di avere esaurito i propri compiti dopo avere sostenuto le spese di un certo periodo di cure o di spedalità, là interviene il bilancio comunale assistenziale a sobbarcarsi le spese delle ulteriori cure e delle ulteriori spedalità necessarie; se l'istituto previdenziale ritiene di aver esaurito il proprio compito di assistenza sanitaria ed economica perché l'individuo assistito si trova in condizione di disoccupazione da piu di sei mesi, là deve intervenire l'assistenza comunale; se la pensione conferita dall'istituto previdenziale è insufficiente a una minima soddisfazione dei bisogni vitali, è al comune che si rivolge il Biblioteca Gino Bianco·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==