Riforme di struttura 681 nomia capitalistica contemporanea un fattore di programmazione o almeno di approssimativa prevedibilità degli investimenti tecnologici che spinge verso forme di pianificazione almeno settoriali. Inoltre lo Stato può disporre di mezzi d'intervento, ·prima inesistenti, per orientare lo sviluppo tecnico. Per quanto riguarda· il secondo elemento, la conce11trazione monopolistica di cui si parla nel Capitale e nell'Imperialismo conserva ancora un valore per chi voglia tracciare uno schema generalissimo dello sviluppo del modo di produzione capitalistico, ma è di assai scarsa utilità come strumento di analisi del capitalismo contemporaneo. Oggi è necessario vedere come la concentrazione industriale abbia modificato le forme stesse della proprietà privata e dell'organizzazione aziendale a quella connessa. La società per azioni ha permesso una dilatazione delle possibilità di uso e di abuso del diritto di proprietà che va ben oltre i limiti concessi al tradizionale capitano d'industria e al moderno « capitale finanziario>>. Anche quest'ultimo è ormai una figura d'altri tempi: il controllo della grande azienda conferisce un potere non soltanto sulla produzione e sul consumo ma anche sulle fonti di finanziamento; con l'alta percentuale di autofinanziamento raggiunta dalla ~grande azienda, la figura della banca d'investimento muore 1 e si trasfigura nelle banche d'investimento su scala internazionale, nelle quali però ·è determinante l'intervento degli Stati. Tale dilatazione dei poteri proprietari produce a sua volta una categoria di specialisti nell'esercizio dei medesimi : i famigerati managers. Siamo ben lontani, crediamo, da una disgregazione della proprietà privata, al contrario di quanto ritengono quegli autori - non soltanto di fede neocapitalista - i quali hanno creduto di poter empiric_amente constatare e schematicamente teorizzare tale disgregazione 2 • Ma è certo che la for1 Cfr. PAUL SwEEZY, The Decline of in the lnvestment Banker, in The Present as History, New York 1953, pp. 189-196: « Il dominio del capitale finanziario sul capitale industriale, che per un certo tempo fu interpretato come uno stato di cose piu o meno permanente, dimostra cosf di aver rappresentato una fase temporanea dello sviluppo capitalistico, una fase caratterizzata soprattutto dal processo di formazione di trusts,. concentrazioni e gigantesche società anonime. Fu proprio quel processo e spingere avanti il finanziere, e ora che esso è stato sostanzialmente compiuto, quel personaggio non ha piu :un ruolo specifico nella vita economica del paese. In termini generali, il declino della banca d'investimento è semplicemente la manifestazione esteriore di un inevitabile mutamento » (p. 195). ' 1 Vogliamo riferirci in particolare all'interessante e acuto saggio di RAIMONDO CRAVERI, La disgregazione della proprietà, Feltrinelli, Milano 1958, dove a peneBiblioteca Gino Bianco
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