Inchiesta su una parr_occhia 735 il raccolto andrebbe agli ammassi, ci sarebbero le tessere. La parrocchia sarebbe senza parroco a meno che lui non si sottomettesse alla loro dottrina e dicesse la messa come vogliono loro, una messa di tipo protestante, o evangelista come vuole il governo >>. . Sulla bocca di Muraia la cui fede non conosce la benché minima incrinatura, il termine di « evangelista » non è infrequente. Da quando nella parrocchia hanno fatto una effimera apparizione alcuni scono;ciuti missionari della Chiesa di Jehova, distribuendo per le case i loro foglietti della Sacra Scrittura, fra l'indifferenza superba dei contadini, il falegname cattolico ha dovuto, per un istante, paventare l'imprevista minaccia e fare il viso del1' armi ad ogni estraneo che suscitasse in lui il sospetto di essere un diabolico strumento di minaccia all'ortodossia. I contadini della parroc.chia, negati peraltro ad ogni esperienza culturale vetero e neo-testamentaria, perché tenuti nella piu crassa ignoranza religiosa dalla loro chiesa, non erano certo nelle condizioni di seguire o di capire sul serio i problemi di ermeneutica sacra posti dalla stampa protestantica caduta nelle loro mani e finita rapidamente, come era naturale, tra i rifiuti. Le apprensioni di Muraia erano davvero tanto infondate, quanto balorde le proteste degli agenti pubblicitari del credo eterodosso di creare in quel modo un nuovo lievito di vita religiosa tra i contadini. Perciò il parroco, che in questo caso era ben sicuro del fatto suo o, meglio, conosceva molto piu da vicino il « protestantesimo » spontaneo dei suoi parrocchiani, aveva considerato risibile l' « inc1tr~ siohe » dei suoi concorrenti, ostentando anzi nei loro confronti il senso di superiorità che possiede comunemente il prete di una religione avvantaggiata da un regime di monopolio: « Ho piacere che girino qui, - aveva dichiarato Don Walter, - perché fanno il nostro gioco. Vanno dicendo_: " Se. credete in noi avrete la vita eterna!" perciò sono ridicoli ed io. ho detto loro che continuino pure cosf_,perché lavorano per noi ». E la parrocchia non aveva mutato il suo volto conformista. La sorte della chiesa non è, comunque, immaginata dai seguaci di Maraia nei termini rovinosi con cui egli la vede retrospettivamente in una ipotetica San Lorenzo a Monte, dopo dodici anni di dittatura comunista. O non se ne curano o la ritengono naturalmente garantita dai sacri canoni attuali, perché non riescond ad immaginarne altri o diversi. « A quest'ora la terra sarebbe dello stato, - dice un giovane mezzadro che vota d. c. - e noi staremmo come i ferrovieri. Però noi vogliamo la terra per noi e. il comunismo non potrebbe darcela. Sarebbe, se mai, una gran cooperativa >>. Altri due, mezzadri cattolici, di mezza età, soggiungono : «· Sarebbe tutto come adesso, in fatto di religione e di chiesa. Ma per quell'altro conto, i proprietari non ci sarebbero piu e il fattore farebbe il fattore alle dipendenze dello stato. La terra ai contadini, questo no. Ai contadini gli passerebbero un tanto all'anno, non sappiamo, tante scarpe all'anno, tanti vestiti e cos1 via alla mano. Col sociali$mo, forse, ci sarebbe un affitto ». La moderazione Bibli +ecaGino Bianco
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