Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

, 680 Antonio Giolitti È naturale che il termine << riforma » si qualifica in modo specifico per il fatto di essere usato indissolubilmente dal termine « struttura ». Non si tratta del senso che attribuiamo al concetto di riforma, bens1 del significato che esso acquista per effetto del suo nesso con struttura. Senza dubbio, ciè che qualifica un procedimento di riforma non è tanto il limite posto alla vastità e profondità della trasformazione che con esso vuol operare, quanto la sua gradualità, che è simultaneità di distruzione e costruzione, affermazione del nuovo insieme con la conservazione e il potenziamento di ciò che di valido è già nel vecchio. Volere la riforma di struttura non significa limitare la propria azione alla correzione e modificazione : riforma può benissimo significare trasformazione totale. Tale ha da essere la riforma delle strutture: queste infatti, per loro natura, rimangono sostanzialmente intatte e continuano a condizionare negli stessi termini essenziali la realtà economica, sociale, politica, se non ne vengono mutati gli elementi fondamentali. Ma è tempo ormai di portare il discorso sul piano di una piu concreta specificazione dei nostri assunti e delle nostre ipotesi di lavoro politico. In primo luogo assumiamo che nella società italiana siano oggi opera11:tidue elementi caratteristici del capitalismo contemporaneo: dal lato delle forze produttive, il progresso tecnico legato ·al progresso scientifico; dal lato dei rapporti di produzione, la concentrazione industriale e l'oligopolio, legati a nuove forme di proprietà e di organizzazione aziendale. Per quanto riguarda il primo elemento, si deve notare che oggi agli argomenti addotti da Marx per dimostrare la tendenza alla « socializzazione >> delle forze produttive se ne aggiunge uno di particolare evidenza e portata concernente il progresso tecnico. Questo infatti non trae piu origine - esclusivamente o prevalentemente ·_ dalle innovazioni imprenditoriali (secondo lo schema schumpeteriano), ma viene sistematicamente perseguito in modo organico e organizzato dagli istituti di ricerca scientifica legati alla grande industria e da quelli creati e sostenuti dallo Stato. È vero che la utilizzazione delle scoperte scientifiche e delle innovazioni tecniche nella produzione rimane ancora affidata alle decisioni del capitalista o del manager, e quindi dipende ancora da considerazioni relative al profitto privato o all'interesse aziendale: ma la disponibilità delle scoperte e delle innovazioni è creata su scala sociale, cioè con metodi e con mezzi applicati in dimensioni molto piu vaste di quelle della impresa. Si può quindi dire che opera nell'ecoBiblioteca Gino Bianco·

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