, Liliana raenza contro ostacoli decisivi e lo schieramento di sinistra most_ra segni di sbandamento, i contadini di San Lorenzo a Monte hanno i1nparato a farne ricadere la responsabilità sui socialisti. I fatti di San Marino sono la conferma piu vicina e clamorosa di una loro precisa opinione. La crisi del governo socialcomunista li trovò quindi preparati al peggio, cioè al crollo del governo di sinistra, perché, come al solito, i socialisti avevano seminato la « zizzania >>: « Eccoli, i soliti, li vedi? cosa vuoi sperare da gente fatta cos1? >> I giorni della crisi e dell'assedio, del dramma che era purtroppo anche una commedia, erano stati vissuti da un falegname comunista dalla mente fervida nell'alterare grottescamente e incoerentemente jl quadro della breve vicenda, e ai semplici di San Lorenzo a Monte la narrazione di quelle giornate « eroiche» era stata fatta proprio da quel « combattente))' il quale si accingeva a rientrare in repubblica per adeguarsi realisticamente alla nuova situazione e per cercare di trarne profitto sempre nell'interesse della propria parte. « Dovevi vedere come eravamo organizzati, - cos1 i semplici riferiscono il racconto del falegname rosso, - pronti a tutto. Ogni notte veniva la Jugoslavia a buttare le armi in te maciòum (nel macchione) e noi le prendevamo su. E quella volta che quelli di Rovereta volevano fare la sfilata non hanno potuto mica. Si sono dovuti fermare e tornare indietro perché c'erano le donne con le forche e i rastrelli. Quando hanno chiuso la frontiera dall'Italia, allora noi: blocca loro? blocca anche noi. Venivamo a Rimini con i sacchi a ·prendere le medicine, il pane, il piu necessario. Ma non abbiamo potu-to far niente perché avevamo il 75 % con l'asiatica. Quella sera che son venuti su i comunisti da Bologna, da Ravenna, da tutta Italia che confina con San Marino e si sono messi sui confini chi verso Verrucchio, chi verso Corpolò, chi verso la Cerbaiola, noi eravamo 11, tutti pronti al segnale con canna e dos (tutolo) sulla punta. Alla tal' ora abbiamo dato fuoco al dos con la benzina e dappertutto c'erano le fiaccole accese. I carabinieri di Rovereta, appena hanno visto cosf, hanno puntato i fanali contro le fiaccole e hanno telefonato a Rimini. E quando hanno visto i cartelli, che dicevano: " Giu le mani da San Marino " : Via! via!, hanno cominciato a urlare, e poi a darci dietro. Noi, chi scappava di qua, chi di là, chi ha perso la bicicletta, chi è caduto dentro l'acqua. Due hanno perso anche il motore. La sera prima i Reggenti hanno detto: " Cosa dobbiamo fare? tirare avanti cos1 o mollare? " "No! no!, piuttosto lascia che ci ammazzano tutti. Sarebbe un bel lavoro ". Invece la sera dopo mancava la luce e i Reggenti hanno detto: " Cosa dobbiamo fare? " Allora abbiamo ceduto. Però i nostri 29 non li mandiamo su. Facciamo le riunioni segrete, le donne le abbiamo tutte con noi e quando nel '59 si farà le votazioni, vedrai che vanno su i nostri un'altra volta ... Tutte le notti la Jugoslavia buttava giu l,e armi nel macchione, ma dopo hanno cavato le comun~cazioni e di là non si è avuta pìu nessuna notizia. La Russia non si è interessata di noi perché ha detto che noi eravamo al comando e stava bene cosL Se gli uomini non erano buoni, cosa ci poteva BibliotecaGino Bianco
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