Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

, 720 Liliano r·aenza alla coscienza socialista di poter· scoprire almeno un segno che dimostri, dopo tutto, che anche là dove pare che la tenebra piu atroce confonda la mente degli uomini e faccia disperare della natura umana, esiste sempre, a saperla trovare, una polla fresca e genuina, un angolo (~ell'anima che non è rimasto avvelenato. Quel militante comunista di San Lorenzo a Monte, che ascolta radio Praga, legge l'« Unità>> e « Vie Nuove>> e tiene raccolte le file del partito n,ella parrocchia, è una di quelle figure semplici e sublimi che riscattano con la semplicità delle idee e il coraggio della testimonianza, tutte le aberrazioni della base che non può essere colpevole di nulla. Egli scava, senza saperlo, un abisso jdeale tra il comunismo dei comunisti autentici e l'interessata furberia delle supreme gerarchie e dimostra come, nonostante la 1nistificazione organizzata della verità, vi sono zone dello spirito e settori del partito che resistono intatti alla pressione della calunnia e alla mortificazione dei valori umani. Il movimento proletario dovrà fare appello a questi militanti ignoti se vorrà ricostruire il mondo nuovo secondo le linee di un umanesimo socialista. « Anche allora c'è stata una scossa, - dice quel militante, - ma un po' meno che per Stalin. I compagni attivisti non sapevano a che cosa credere. Poi hanno letto i manifesti, hanno visto calare i russi, e si sono detti: " Per venire giu loro bisogna proprio che ci sia qualche cosa che non va in questa rivolta. L'America ci deve avere il suo interesse ". Cos1 hanno ragionato loro. Ma io vedevo che le cose erano brutte, molto brutte, e non ci facevano molto piacere. Speravamo che N agy mettesse a p0'5to tutto e invece quella sera che si è saputa la notizia che dieci divisioni russe, è venuto su il nostro segretario dai Casetti, che non aveva neppure la forza di tirare su il fiato: " Cioh ! - diceva, - stanno arrivando le divisioni, l'ha detto la nostra radio adesso! In fa una stésa, i spièna tòt; (fanno una distesa, spianano tutto)". Allora: "Dio boia! - abbiamo detto, -·ma che cosa succede?)" Non capivamo piu niente. Poco dopo la radio diceva che a Nagy l'avevano portato via, e anche altri due o tre compagni li avevano portati via. Nel governo ce n'erano rimasti solo due o tre e c'era anche quel Kadar. Era una cosa che non sapeva.rio piu che cosa pensare. lo leggevo « Vie Nuove » e mi ricorderò sempre la corrispondenza di quel giornalista che è nostro e che andava in giro per Budapest con due ragazzi di là, e quelli gli dicevano: "Quando ritornate in Italia diteglielo che non siaQ10 fas"cisti ! " E cos1 camminava per la strada. E poi alla svolta, ecco comparire un carro armato russo e i due ragazzi sono scomparsi. No, non erano fascisti, - prosegue il comunista di San Lorenzo a Monte, - questo è certo. Gli insorti non erano fascisti. Come si fa a dirlo? Nessuno, dico nessuno, che sparava contro di loro. Solo i russi sparavano contro di loro. Se erano fascisti, pensavo, possibile che di tanti ungheresi non ci fosse nessuno che sparava insìeme con i russi contro gli insorti? Persino l'esercito si era sfasciato tutto ed era passato dalla parte degli insorti. Bisogna proprio che fosse una cosa sentita, se no non sarebbe andata cosL Altro che fascismo l Biblioteca Gino Bianco .

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