Inchiesta su una parrocchia 711 stati disposti a sopportare gravi sacrifici: « Per i coreani comunisti, - dichiarano i n•eutrali, - c'era un gran entusiasmo. Tutti dicevano, qui da noi, che se non c'era l'aviazione degli americani, quelli del sud se li sarebbero mangiati come un piatto di maccheroni». I compagni di San Lorenzo a Monte ascoltavano la parola del partigiano della pace nelle riunioni notturne all'Ombra dell'Olivo. Credevano nella pace, ma la guerra li tr.ovava spiritualmente preparati ad un urto che non poteva non essere provocato dalle forze del capitale. « A quelli della pace ci credevamo sul serio. La pace, ·- dicevano, - scherzerai? non vorrai mica un'altra guerra. Per.ò, in Corea, se battono loro vuoi star fermo? allora giu botte anche noi. Quando poi abbiamo visto sull' « Unità » la foto di quelle teste tagliate, tutti ci siamo impressionati. 'lChe lazzaroni l - dicevamo, - vuoi star fermo con della gente cosf? " >>Si tratta, come si vede, di un « bellicismo )>generoso, che sorge dal cuore per uno slancio di giustizia, per un ~entimento generico di solidarietà per gli oppressi e di avversione per gli oppressori - signori, preti, o americani - confusi tutti nel mazzo. « La guerra è brutta, ma allora tra di noi, si diceva che si poteva fare quel sacrificio, purché fosse di liberazione. Non vogliamo farla per gli altri, ma per noi sL Purtroppo noi, qui, con quel papa, i preti e i signoracci, cosa ci vuoi fare? Certo che la pace è meglio ». Il che fare? del contadino esprime il senso confuso di un contrasto, per lui irresolubile, tra le aspirazioni, nutrite di bisogni insoddisfatti, che si rìassumono in quello della proprietà della terra, e la realtà che nega e soffoca quelle aspirazioni. Irresolubile, quel contrasto, anzi inestricabile, al di fuori di quella· doppiezza cori la quale i semplici giungono da soli a spiegarsi la «commedia>> del colloquio o del dialogo con le for.ze padronali e clericali schierate dietro le insegne del cattolicesimo. « La pace, sf, - dice furbescamente un contadino traendo in disparte il membro del Comitato venuto, dalla città e parlandogli sottovoce, - ma le armi ci sono, no? i carri armati la Russia non li butterà mica via, no? La pace, la pace, ma lascia fare alla Russia, te, ne vedrai ». Doppiezza spontanea e scatto impulsivo sono gli atteggiamenti con cui la base reagisce alla nuova parola ·d'ordine. Ai Casetti, come si è visto, non vogliono saperne di alleanza con le Acli. Ma quell' «estremismo» non va al di là dello sfogo o delìa protesta casuale. Al Progresso e all'Olivo, invece, il dialogo è accettato come espediente tattico, come astuzia, e la m~ntalità del mezzadro, che di questa astuzia si pasce, facendone anzi un'etica dei suoi rapporti « umani >>con il prete, con il fattore, con il padrone e con gli altri mezzadri, trova naturale che il nemico subdolo debba essere combattuto con le armi subdole. In questo quadro di furberia bertoldesca i contadini comunisti inseriscono la potenza del cuore, la Russia, e la sua politica · estera.. La delusione prolungata che il mancato intervento liberatore delle ai:mate rosse ha suscitato .in chi non vede altro mezzo di risolvere i problemi Biblioteca Gino Bianco -
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