Marxismo ed economia borghese del lavoro. Solamente ad un determinato, e piu alto, livello dello sviluppo economico, quando sarà possibile un tale incremento dell'accumulazione da garantire la piena occupazione, all'aumento della produttività del lavoro corrisponderà un aumento dei salari reali; un ulteriore sviluppo dell'economia non richiederà infatti un basso livello dei salari. Tutti questi problemi non sono stati analizzati, e la teoria dello sviluppo è stata 1 ridotta a pura scolastica. La presenza dei « tabu >> cui accennavo prima, ha r.appresentato per lo sviluppo dell'economia il maggiore ostacolo e il piu difficile a superare. In taluni centri di studio questa situazione perdura tuttora, anche da noi in Polonia; il piu delle volte essa è legata al fatto che taluni economisti si sentono come degli « aguri », sono sicuri di possedere il segreto delle giuste soluzioni, e questo perché la loro posizione è sempre quella della «ortodossia». Si discute attualmente sul problema della cosiddetta « unità » della scienza. Se tutti sono d'accordo sul fatto che non vi è una fisica marxista e una fisica borghese, quando viene postulata l' « unità » della scienza economica è ben comprensibile che sorgano degli oppositori. Nel periodo in cui fu scritto Il Capitale, vi era una certa «unità» fra l'economia classica e l'economia di Marx. Marx si servf largamente della terminologia della scuola classica; i suoi metodi di analisi dei fenomeni monetari, del credito, del tasso d'interesse, della rendita fondiaria, ecc., non - sf distaccano in linea di principio dai metodi, ad es., di Ricardo. La differenza qualitativa fra Il Capitale e i Principi dell'economia politica e delle imposte di Ricardo sta in primo luogo nell'applicazione da parte di Marx del metodo dialettico, e in secondo luogo nel fatto che Marx effettua l'analisi della dinamica del capitalismo, dinamica concepita come funzione del capitale, la cui natura è di tendere allo sfruttamento della classe lavòratrice. La concezione dinamica marxiana dell'economia l'analisi delle formazioni economico-sociali dal punto di vista della loro « dinamicità », l'analisi delle forze che portano alla disgregazione delle forme economico-sociali esistenti e al c9ntinuo formarsi di nuovi rapporti di produzione - tutto ciò ha rappresentato un passo avanti enormé, qualitativo, rispetto al patrimonio della scuola classica e di tutte le altre teorie economiche del tempo. Dopo gli apport1 di Lenin e dopo il periodo di fioritura dell'economia marxista nel secondo decennio di questo secolo, gli «epigoni» hanno semplificato il metodo marxista. Fu posto un tale accento sull'aspetto dello sfruttamento, da ridurre l'economia ad uno strumento meramente « ideologico», unilateralmente inteso. Furono elaborate le ristrette concezioni della « politicità >> e « partiticità >> della scienza. Naturalmente, niente impedisce che l'economista, se analizza i problemi fondamentali del~o sviluppo economico e delle trasformazioni che avvengono ad es. nell'economia capitalistica, non si distacchi dal fondamento politico, Biblioteca Gino Bianco
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