Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

lvlarxismo ed economia borghese viene per il reddito del produttore, valutato secondo il suo " valore ", ma secondo l'utilità oppure i bisogni ». Nell'economia socialista, accanto al permanere della produzione basata sullo scambio, lo scopo della produzione diviene la soddisfazione dei biso- · gni, e perciò muta il car.attere sociale delle categorie economiche: il capitale diventa una provvista di mezzi di produzione, l'essenza della merce diventa la sua capacità a so_ddisfare i bisogni, cioè il suo valore d'uso, ecc. .Il calcolo del valore, ovverossia il calcolo delle spese di lavoro sociale, non solo non perde d'importanza, ma anzi - scrive Marx 1 - diviene ancora piu essenziale che nell'economia capitalistica, poiché nell'economia socialista è decisivo il problema della distribuzione, dell'allocazione 2 del lavoro sociale (ra · i differenti settori, in dipendenza dai bisogni della società. Nell'economia capitalistica ciò che decide sull'allocuzione del lavoro ·sociale sono i bisogni del capitale: i capitale è ripartito fra le differenti applicazioni in modo talè che eguali capitali applicati nei diversi settori diano ai capitalisti eguali profitti. La legge del profitto medio (del prezzo di p_r.oduzione) regola la ripartizione del lavoro sociale. Nell'economia socialista muta la legge fondamentale di ripartizione delle disponibilità di lavoro sociale fra i vari settori di applicazione. Quale validità possiedono. i princip1 « borghesi » di teoria economica nel campo dell'economia socialista pianificata? Siamo d'accordo che questi pri:1cip1 risultano da un modo_ di pensare puramente logico e non derivano da un'analisi dei fenomeni reali, che il loro oggetto è irreale cioè una fi_ttizia economia « in generale », che essi ~iguardano uno stadio inesistente di statica mentr,e la realtà è dinamica, che sono troppo semplificati e non si adattano alla complessità del mondo reale, che sono leggi di tipo tautologico. Quale valore conoscitivo può avere, ad es., l'affermazione che otteniamo una ripartizione ottimale fra le diverse applicazioni di mezzi limitati, -~lorquando le produttività marginali dei vari « fattori » sono eguali? In realtà nella nostra economia i mezzi vengono assegnati a quei settori dove l'aumento della produzione che si ottiene è minore, che se questi mezzi fossero impiegati per produrre beni piu direttamente richiesti. E ciò in quanto sappiamo che una giusta ripartizione assicura in futuro up incremento di prodotto maggiore, nella for,ma di vari tipi di « economie esterne». Forse che ha qualche importanza pratica, per la pianificazione, la conoscenza della legge secondo cui si eguagliano le produttività marginali dei fattori impiegati? È evidente che non ne ha. Tuttavia la conoscenza di questa legge di equilibrio spinge l'attenzione dell'econoinista pianificatore, ad es., sul problema dello sviluppo dei singoli settori della produzione. Uno sviluppo 1 MARX, Op. cit., ibidem. 2 L' A. impiega il termine « alokacja )) che deriva chiaramente dall'inglese· « allocation >). Anche in itali.ano si è cominciato ad indicare con « allocazione »· l'aspetto macroeconomico della distribuzione di un fattore di produzione (n. d·. T.) Biblioteca Gino Bianco

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