Segnalazioni e fra i troppo rari sprazzi autocritici, lo stesso Autore si dimostra e diventa personaggio di questo mondo e dii questo paesaggio, viene a riassorbirsi nei rimpianti, e aderisce alla situazione anzichè esercitarvi i veleni. Giovanni Russo, nei suoi giri turistici, trova tutte le strade: parla della mendicità, dei pappa, dei giovani spostati di Parigi. Non vede un'altra miseria, dalla quale dipende sempre la miseria del resto. Con essa non potrebbe certo bastare questa « cautela >>. ben nazionale. d. m. MANLIO Rossi DoRIA, Dieci anni di p.olitica agraria nel Mezzogiorno, ed. Laterza, Bari ·1958, pp. 414, L. 2400. In un periodo, come l'attuale, in cui le forze politiche del paese cercano faticosamente chiarezza di prospettive, in cui crollano miti e sogni, vecchie impalcature ed alleanze, il libro del Rossi Doria acquista un suo valore preciso : un ·bilancio di quanto si è andato svolgendo con conseguente tentativo di delineare futuri possibili svolgimenti. L' A. ha raccolto in un'unica opera scritti occasionali, dividendoli in tre sezioni fonda~entali: riforma agraria, contratti agrari, bonifica (riteniamo si possa includere nella prima sezione la parte relativa alla riforma agraria in Calabria). Le tre sezioni sono precedute da scritti generali e da un saggio introduttivo e di bilancio, in cui si cerca di mettere a frutto la passata esperienza per la precisazione delle direttrici di una moderna ed organica politica agraria. Si ha così" la possibilità di seguire, attraverso le meditazioni dell'autore, e, quindi, da un ben determinato punto di vista, le vicende della politica agraria degli ultimi dieci anni nel Mezzogiorno. Dal 18 aprile (con la contrapposizione dramBiblioteca Gino Bianco matica di una politica di riforme generali ad una pol1 itica di resistenza) ai primi timidi esperimenti, e, infine, alla realizzazione di più audaci riforme. In questo quadro è possibile ricostruire le varie fasi della precisazione di una politica agraria, nata in funzione anti-movimento contadino, sviluppatasi attraverso mille vicissitudini come politica di provvedimenti straordinari (che « si è posta solo obiettivi specifici, isolati artificialmente dalla rimanente realtà e si è dimostrata incapace di trasformare durevolmente l'ambiente economico e sociale circostante >>) e rimasta, proprio per i limiti impostile dalla propria origine, una politica di intervento straordinario. Tale precisazione o delimitazione, spesso inconsapevole, si è manifestata attraverso quelle che l' A. chiama tre linee di sviluppo fondamentali : movimento contadino, politica di intervento dello Stato, sviluppo economico generale del paese. Questi tre « processi >>, con la loro dinamica interna, i loro legami, diretti o indiretti, mentre dànno unitarietà sostanziale alle diverse e particolari opere di riforma, servono a spiegare il carattere di questa nel suo complesso, i suoi limiti, e soprattutto le cause dell'attuale assenza di generali prospettive, illustrate dall' A. nel saggio introduttivo. Ma i motivi profondi delle presenti difficoltà ci sembra non risiedano solo nella criticata ~ncapacità del moviment~ contadino a collégarsi costruttivamente e mantenendo una propria autonoma fisionomia in una politica di riforme, ma anche nella origine della politica agraria governativa e ·nei limiti che ne conseguono. Da un lato, ci confermano gli scritti del Rossi Doria, si concedeva per evitare guai peggiori; dall'altro, si intendeva difendere un vecchio assetto di rapporti di proprietà la cui rottura avrebbe potuto dare respiro a tutta la politica di riforma (si veda l'evolversi delle posizioni del-
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