Segnalazioni esaurisce la sua società nella fabbrica, essendo legato sempre alle tradizioni contadine; molti, dopo il lavoro, torna- , no nei loro paesi dove i fratelli e i padri sono restati agricoltori >> (25). Anche senza entrare in merito ali' argomento (il discorso sarebbe troppo ' lungo: l'arretramento sindacale a Sesto ha ben altre origini), poiché l'A. non cerca di conoscere esattamente la situazione operaia, entrano in scena - valorizzati - come protagonisti gli il1usi della situazione, i veri « poveri ». Sono cislini e socialdemocratici che provano l'ingratitudine degli industriali. Essi dicono: « Gli operai oggi vogliono . " provare " noi. Per anni abbiamo lottato per convincerli che valeva la pena di " provare ", che siamo i migliori difensori dei loro interessi, che non siamo dei " venduti " ed ora i frutti della nostra azione sono messi in pericolo dalla cecità degli industriali » (26). Ignorando l'unico piano in cui un'indagine sociologica sarebbe servita, cioè quello delle strutture, è troppo facile aspettarsi da una classe che per prima ha creato il fascismo un comportamento che soddisfi almeno i poco esigenti sindacal,isti cislini e socialdemocratici : ciò che non sarà mai. Sicché le conclu- · sioni, senza che l'Autore lo desideri, sono cariche di anche maggiori illusioni : « Per loro anche monsignor Montini è un rivoluzionario >> (26). Se dovessimo indagare sulla particolare propensione sociale dell'Autore, dovremmo situarlo tra quei « sinistri » che vogliono riformare il sistema dalle sue contraddizioni in nome· della produzione, la quale ne soffrirebbe. Nel par!~re, ad esempio, di una cjttà in- ~ustriale (Terni) egli scrive tra l'-altro che: « I giovani sono [...] meno· resistenti sul lavoro. Il trenta per cento delle ragazze che si sposano non riesce ad allattare da. sé i figli » (35). Ma la sua compassione di" tipo poverista si sdoppia di questo aspetto « produtti8 52~ t G. s· 1011eca. 1no 1anco . vistico » e vi si integra : cosi che ogni ricorso ad atteggiamen_ti, a stati d' animo caratteristici di costumi precedenti, non riesce ad altro che ad animare la tensione falso-eroica del neo-capitalismo e delle sue imprese in Italia. Nei confronti degli operai delle sezioni comuniste, ridotti a « mondo minore », l'A. ha un atteggiamento di benevola comprensione. Da questa loggia moralistica, è per il Russo un « motivo di piacevole sorpresa » (55) il fatto che comunisti di base si pongano i problemi e li discutano riuscendo ad agitarli negli stessi Congressi di sezione; ma, non di meno, egli continuerà a guardare ai comunisti negli stessi modi falsanti con i quali i comunisti medesimi · guardano a se stessi, e con i quali i borghesi guardano ai comunisti. D'aveu en aveu, Giovanni ·Russo finisce per includere nel numero dei suoi poveri anche la Chiesa Cattolica ( « la Chiesa stessa, nonostante le apparenze, non versa in troppe buone condizioni economiche » . (83-84), anche se si tratta di una Chiesa che, per sua stessa constatazione (vedi cap. La scodella pontificia), quando vuole riesce a sostituire lo Stato. Viceversa, accade al Russo di in~ontrare « poveri >> che spesso nascondono milioni, o chiedono la carità ma sono ben vestiti e si intonano col paesaggio. Nel m_ezzo del fenomeno della speculazione edilizia romana l'A. guarda ai tipi nuovi di operai : e dopo aver scoperto l'elettricista con l'utilitaria, scrive un'elegia sulla su.a salute proletaria. (Non diversamente, per gli engagés parigini l'operaio è sempre il plombier, quello che viene a sturare il cesso). Insomma, questo tipo di « sociologia-letteraria » tende a confermare e a conva- . lidare ciò che uno pretende possa essere, e vorrebbe confortarsi che fosse. Solletica un'abitudine all'inerzia, alla ignoranza consapevole; cosf che, nella nostalgia per « Napoli che non muore >>
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