, Segnalazioni al pericolo, Fraternità d'armi_ · Tre le virtù morali : il disinteresse, la dirittura morale, la fierezza >>. Non è però tutto oro quello che riluce. L'ufficiale ha orrore per la politica, che non comprende, che gli sembra falsa, pericolosa, sterile, perché il militare resta un uomo che guarda (o dovrebbe guardare) la verità in faccia senza esitare a dirla, e senza capire i sotterfugi e le mezze misure. Ma questo apoliticismo, in sé non condannabile, può condurre ad ostilità verso il regime e verso la Repubblica. Una prova di tale pericolo si ha dopo la disfatta del 1940. Per la massa degli ufficiali, schiacciati dalla catastrofe, nel naufragio delle loro illusioni nulla piu conta se non obbedire ai grandi capi : Pétain resta l'ultima ratio militare, « il piu anziano nel grado piu alto >>. Il fascino dell'obbedienza senza rischi - se non senza rimorsi - lega molti nell'implacabile gioco della gerarchia, e porta a dare una giustificazione della disfatta, che si afferma dovuta non a cattiva condotta della guerra, ma a leggerezza nella preparazione, a inopportunità della sua apertura. Lo spirito militare ufficiale tende a trasformarsi, facendo prevalere su ogni altro il dovere dell'obbedienza ridotto ad- adesione politica verso il regime. Ci si avvicina cosf ad una trasformazione di quella apoliticità dell'esercito che rappresenta tuttavia uno dei cardini della morale militare tradizionale, in Francia e fuori : ma se il petainismo anche in Francia non giunge alla trasformazione dell'esercito, il primo passo è compiuto con il sorgere delle varie Legioni antibolsceviche e della Milizia. Caratteristico il favore del regime di Vichy verso 1 a Marina, cui furono affidati in larga proporzione incarichi politici : ciò non tanto per la (piu sbandierata che tradizionale) ostilità dei marinai verso l'Inghilterra, quanto per la tendenza spiccatamente reazionaria di molti dei suoi BibliotecaGino Bianco· quadri. Vichy per ristabilire il presti~ gio dell'Esercito fa meno caso ai suoi disastri che alle sue virtu, facendo piovere ricompense e promovendo generali, di cui il meno che si possa dire è che non furono fortunati. Ma nel I 940 gli ufficiali hanno in mano la chiave del destino della Francia, perché, mentre molti si adagiano nella passività della disciplina, altri, con i loro atti, hanno permesso di far vivere una Francia libera. Il 18 giugno si leva De Gaulle: con lui l'ufficiale non ha piu diritto di essere inerte, deve scegliere, cioè decidersi a disubbidire ai capi che hanno dimenticato. « Per gli ufficiaLi, l'appello di De Gaulle resta la sfida piu spettacolare gettata da un militare di carriera alla tradizione del1' obbedienza passiva >>. V na parte degli ufficiali (una n1inoranza in verità) reagisce con I ui, permette coi suoi atti di far vivere una Francia libera, di far venire a lei dei territori, di farle riprendere il . combattimento. Milioni di uomini e fra essi migliaia di uffioiali, sono prigionieri. Mentre alcuni ottengono una singolare libertà, concessa dal nemico come « congedo di prigionia ))' altri reagiscono in forma piu consona all'onor mil~tare: tipico l'esempio del capitano Billotte, che con quindici colleghi e duecento soldati riesce a evadere, raggiungenào la Russia e di qui De Gaulle. Billotte sarà uno dei generali della Francia libera, co11 una carriera singolarmente rapida, come quella del famoso Leclerc, che si aggiunge da solo due gradi ai suoi galloni di capitano per smuovere le prime resistenze passive giustificate dalla gerarchia. Queste rapide promozioni, che colmano la mancanza di quadri elevati (pochissimi generali seguiranno De Gaulle) sono oggetto di critica verso quell'ambiente militare assai singolare, dove però la fierezza nazionale, il gusto del rischio ed il disprezzo per gli in-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==