Enzo Collotti tannica, senza lasciarsi fuorviare dalle ingannevoli lusinghe di un riformismo a buon mercato. Ma in tema di nazionalizzazioni il congresso ha dovuto far fronte alla richiesta, questa SI alquanto astratta e dogmatica alla luce della situazione obiettiva e non soltanto dell'atmosfera generale del dibattito, di nazionalizzare la terra. Si tratta di ·un voto recentemente espresso dal sindacato dei lavoratori agricoli, di cui si è fatta portavoce a Scarborough una esponente della sinistra, Joan Maynard. A parte ogni altra considerazione sul merito della richiesta, il dibattito su questo punto è stato estremamente rivelatore della prassi empiristica e gradualistica del Labour Party; è toccato proprio ad un altro autorevole esponente della sinistra, Richard Crossman, ribattere a nome dell'Esecutivo che affrontare la prossima campagna elettorale con la parola d'ordine della nazionalizzazione della terra significherebbe il suicidio politico del partito, il quale invece, per tornare al potere, ha bisogno di conquistare ancora qualche decina di seggi nei distretti rurali. Tuttavia, pur pronunciandosi contro le nazionalizzazioni improvvisate, Crossman non ha escluso la possibilità che un giorno sia accolto anche il voto dei lavoratori agricoli: la nazionalizzazione della terra è uh obiettivo raggiungibile, tuttavia occorrerà studiare attentamente un problema cosI complesso, che prima ancora di essere una questione tecnica è un problema squisitamente politico. Se si prescinde da tutto questo, i lineamenti del programma di Scarborough non si discostano dai principl classici del -laburismo, nella scelta degli obiettivi come in quella dei mezzi. Presupposto e obiettivo primo della politica economica rimangono il mantenimento del pieno impiego e della piena efficienza degli attuali servizi sociali, nell'industria come nell'agricoltura, e il raggiungimento della piena espansione delle a~tività produttive, anche per potere fare fronte all'impegno morale di aiutare economicamente i territori sòttosviluppati, e in particolare quelli del Commonwealth. In polemica diretta con la deliberata volontà di non intervento nella vita economica del governo conservatore, alla quale i laburisti attribuiscono il ristagno della produzione riscontrato dal 1955 in poi e la crescente minaccia: di una forte ondata di disoccupazione, il piano laburista mira: all'aumento degli investimenti, all'ammodernamento e all'incremento dell'espansione delle industrie essenziali, con un intenso controllo dirigistico a garanzia del raggiungimento degli obiettivi fissati. Gli investimenti dovranno essere incrementati con ogni mezzo necessario, non esclusa la possibilità di imporre il principio selettivo mediante misure fiscali di discriminazione qualitativa, cosI c~me, parallelamente, dovrà essere stabilito un rigoroso ordine di priorità. La politica finanziaria, il cui obiettivo primo rimarrà comunque il rafforzamento della sterlina anche nei confronti dei terzi paesi, costituirà cosf un importante strumento, ma non il solo,- dell'intervento e del controllo pubblico nell'economia. Infine, chiamato d~rettamente in causa da Frank Cousins, il quale ha rivendicato l'autonomia delle Trade Unions nei -confronti di qualsiasi governo, Biblioteca Gino Bianco ·
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