808 Armanda Guiducci sia una cons,eguenza della cattiva organizzazione della cultura. Io sostengo che tali conseguenze, la dogmatizzazione e l'uso coatto della teoria, la non partecipazione alla concezione del mondo sono implicite pericolosamente nella natura stessa del materialismo dialettico, per il suo modo di porre, e quindi di imporre, la verità. Dall'alto al basso - il consenso dal basso non può essere che fideistico - agli estremi conformistico, qualunquistico. Nel peggiore dei casi, quello verificatosi, nel quale la dirigenza culturale è stata affidata a dei burocrati incolti, l'ampiezza del consenso è stata ottenuta con la durezza della pressione. Ma se il materialismo dialettico è stato riducibile a un'operazione come questa, a costo del suo immiserimento, è perché nulla in esso poteva garantire che non avvenisse altrimenti. Esso non istituzionalizzava profondamente in sé un uso diverso, aperto e democrati~o, della . \ « ver1ta >>. La conclusione è che, mentre Cases distingue fra materialismo dialettico e cultura staliniana, io, inv,ece, perché ritengo che questo tipo di concezione implichi nella propria natura le possibilità estreme che se rre abusi o, addirittura, che non la si usi, e in base al fatto storico che ciò si è pur verificato sotto il regime staliniano e si ripete sotto quello kruscioviano, mi rifiuto di distinguere fra materialismo dialettico e staiinismo. E mi rifiuto ugualmente di credere che il ragionamento fin qui svolto sia semplicisticamente riducibile alla « primitiva equivalenza >>zdanovista fra politica e filosofia che Cases . . m1 r1mprovera. . In questo senso, ho affermato che l'opera di Lukacs, nonostante la qualità e il travaglio da cui nasc~, dà sul passato e dà sullo stalinismo. Lukacs ha vissuto con profondità la sua esperienza storica; ha conosciuto l'epoca pre-staliniana, la lunga orbita scura d,ello stalinismo, e sta consumando in una vecchiaia molto amara questo periodo, tutt'altro che liberatorio, del post-stalinismo. Oggi il suo iter può rappresentare ancora un modello, torno a sostenere. Ma -:iella misura in cui la nostra esperienza storica divergerà dalla sua, e in cui ci si sforzerà di voler porre nel lavoro culturale almeno i presupposti per una partecipazione democratica alla c_ultura, radicale e al di là di tutto lo stalinismo, il suo modo di porre i problemi non ci sarà di ausilio, la sua ricerca del tertium datur non ci servirà. Non sono per nulla un'adepta appassionata del neopositivismo logico, come Cases vorrebbe farmi passare. Anzi, coerentemente alla mia concezion,e, concedo in pieno accordo a Horkheimer, ad Adorno, a Lukacs e a Cases « l'essenza profondamente reazionaria>> di tale filosofia in quanto pretenda di essere una concezione del mondo e una tecnica particolare. La sua natura astratta, logico-formalistica, porta la verificabilità su di un piano tutto linguistico, niente affatto su di un piano sociale - e meno che mai nella Biblioteca Gino Bianco ·
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==