Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Praxis ed empirismo 801 stamente distruttivo, esso si dimostra in qualche modo anche costruttivo. Spiegherò piu avanti in che senso io ne intenda questa positività, e per quali mot1v1. Qui di mezzo tra le richieste critiche di Cases e quelle mie stanno cose capitali : 1) il concetto stesso di verità; 2) la scientificità del materialismo dialettico; 3) -la sua capacità di rappresentare una « concezione del mondo» valida; 4) il giudizio, e l'accezione stessa, di cultura staliniana. Sui primi due punti l'atteggiamento di Cases si fa cedevole (per concludersi però nell'incertezza) per quanto riguarda la situazione-limite - che egli è costretto a riconoscere - della non influenza e della influenza addirittura negativa del materialismo dialettico nel campo della pratica scientifica e tee-· nica. Là, per quel campo Cases - siccom~ distingue sempre crocianamente fra « scienze dello spirito » e « scienze della natura » - può anche azzardare il gran dubbio: « Ora la questione fondamentale è di sapere se è possibile tenere in piedi la teoria del rispecchiamento >>(p. 55). Per « le scienze dello spirito >>tien,e inveçe fermo che il materialismo dialettico sia « un gran bene >> (perché permette di superare il sociologismo: a costo della metafisica!) Tuttavia, dovendo venire al dunque, almeno per quanto riguarda « le , scienze della natura», egli non giunge ad alcuna conclusione. Si ritrae con repugnanza di fronte allo spettro (che egli stesso ha ingigantito, per timor professionale) di un tecnicismo tutto-invadente (perché male inteso); di una supremazia metodologica mostruosa (perché male intesa). Sia paventa la fine di un certo tipo di umanesimo (superiorità della storia, dell'arte, della filosofia, delle « scienze dello spirito >>,per l'appunto); sia teme di decidersi ad abbandonare il rispecchiamento nel solo campò delle « scienze della ~atura >>perché ciò significherebbe per lui abbandonare l'ampiezza - anche se già dimidiata, se compromessa per metà dai fatti! - di una « concezione del mondo>> che .spiega e che connette i fenomeni della natura in una « totalità >>. È in gioco addirittura, insomma, alla radice, la questione di un sistema universalistico del sapere che il materialismo dialettico rappresenta ancora nelle forme di un quadro compiuto, di una tavola fissa di riferimenti data in precedenza al bisogno astratto di conoscere dell'uomo (e per nulla dimostratasi capace di influenzare e dirigere il comportamento pratico dell'uomo). Liberata dagli orpelli satirici, questa è la sostanza seria delle preoccupazioni di Cases. Ora, il mio atteggiamento ha investito la « bontà >>del materialismo dialettico anche nel campo delle « scienze dello spirito >>.Per di piu, ciò è avvenuto proprio sull'opera di Lukacs; di cui Cases è notoriamente traduttore e in1itatore. È evidente che ciò avviene perché io non credo, né per raBibliotecaGino Bianco ·

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